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Aumenti prodotti alimentari: effetto Covid-19?

“Si registrano tensioni sui prezzi dei beni alimentari che hanno fatto segnare un aumento medio del 3%, ma con punte che raddoppiano per i prodotti freschi. A pesare è la situazione climatica avversa che ha tagliato le produzioni sulle quali gravano i maggiori costi a carico delle aziende per garantire le misure di sicurezza anti-Covid e le preoccupazioni per la carenza di lavoratori per le raccolte che potrebbe comportare ulteriori perdite a carico dell’offerta delle produzioni agricole”: è quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base delle previsioni sul raccolto di frutta in tutta Europa di Europech per il 2020.

Per rispondere alla crescita della domanda al consumo di frutta e ortaggi al prezzo giusto, gli agricoltori hanno puntato su insalate, cicoria otrantina, bietole, spinaci, cicorie selvatiche, peperoni gialli, verdi e rossi, finocchi, cavolfiori, broccoli, ravanelli, zucchine con fiore e senza, melunceddhe (cocomeri/caroselli), fave verdi, piselli verdi, carote, fagiolini, sedano, pomodori insalatari, pomodori rossi a grappolo, carciofi, patate, melanzane, meloni gialli, quelli retati, fragole, nespole.

Una situazione drammatica nelle campagne destinata ad avere ulteriori e pesanti effetti anche sull’andamento dei prezzi per i consumatori che hanno fatto già registrare sugli scaffali incrementi che vanno dal +8,4% frutta al +5% per la verdura ad aprile secondo l’analisi Coldiretti su dati Istat che rileva aumenti anche per pesce surgelato (+4,2%), latte (+4,1%), salumi (+3,4%) pasta (+3,7%), burro (+2,5%), carni (+2,5%) e formaggi (+2,4%) per effetto dello sconvolgimento in atto sul mercato per le limitazioni ai mercati al dettaglio e ai consumi fuori casa con l’emergenza coronavirus.

Ai pochi centesimi riconosciuti agli agricoltori la forbice si allarga a dismisura al consumo come per esempio per i caroselli che da 1,20 euro al chilo nei campi il prezzo schizza a 3,80 euro al dettaglio con una forbice che segna il +217%, le fave novelle che da 0,40 euro pagati agli agricoltori vengono vendute a 2,80 euro al chilo con +600%, i carciofi con prezzi al dettaglio del + 591% rispetto ai campi, i piselli verdi che da 1 euro in campagna sono venduti al consumo a 4,50 euro al chilo, fino ai broccoli con una forbice del 400%.

Una crescita trainata dalla voglia di tornare in linea con più di 1 italiano su 3 (39%) che si è messo a dieta per prepararsi alla prima prova costume dell’anno dopo il lungo periodo di lockdown durante il quale si è registrato un aumento medio in peso di almeno due chili. Soprattutto tra i giovani la maggiore attenzione al benessere a tavola si esprime con smoothies, frullati e centrifugati con frutta e verdura consumati spesso fuori casa che è venuta a mancare con chiusura obbligatoria di bar, pub e locali.

Il lungo periodo di chiusura ha pesato su molte imprese dell’agroalimentare Made in Italy, dal vino alla birra, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco e sui quali gravano anche le difficoltà all’esportazione con molti Paesi stranieri che hanno adottato le stesse misure di blocco.
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