Skip to main content

La bilancia agroalimentare nazionale nel 2020

Nel 2020, la diffusione della pandemia da Covid-19 ha determinato un forte rallentamento delle esportazioni italiane di prodotti agroalimentari, pur rimanendo la loro variazione in terreno positivo. Infatti, il netto calo degli affari della ristorazione nel mondo - italiana e non - ha frenato l’incremento annuo dell’export agroalimentare che si è attestato a +1,7% contro il +7% del 2019. In particolare, mentre le esportazioni nazionali di beni e servizi hanno evidenziato, nel 2020, una decisa contrazione del 9,7% rispetto al precedente anno, le spedizioni all’estero di prodotti agroalimentari sono comunque aumentate oltrepassando la soglia dei 46 miliardi di euro. L’import di prodotti agroalimentari, invece, ha registrato un brusco calo scendendo a poco più di 43 miliardi di euro (-5,1% sul 2019); questo risultato è da attribuire in larga misura alla riduzione del 6,6% delle importazioni di prodotti dell’industria alimentare, mentre più contenuto è stato il calo per i prodotti agricoli (-2%). In linea generale, questo risultato è da ricondurre in larga misura al calo delle importazioni di carni e soprattutto di prodotti ittici che rappresentano insieme il 25% circa dell’import totale e che hanno subito una significativa contrazione in ragione della domanda proveniente dai canali Horeca. La bilancia commerciale dei prodotti agroalimentari, strutturalmente in deficit, negli ultimi dieci anni ha determinato un disavanzo medio pari a 5,8 miliardi di euro; a partire dal 2015, tuttavia, la maggior crescita delle esportazioni rispetto ai flussi in entrata ha determinato un progressivo miglioramento del saldo. Nel 2020, a fronte dell’andamento negativo del quadro economico nazionale (calo del PIL, dell’export complessivo di beni e servizi, dei consumi interni presso i canali Horeca), l’export di prodotti agroalimentari evidenzia un risultato che può essere letto come favorevole, con il saldo commerciale che si porta in terreno positivo concretizzatosi in un surplus superiore a 3 miliardi di euro. Tale risultato è da imputare esclusivamente all’industria alimentare che rappresenta l’85% delle esportazioni e il 65% circa delle importazioni di prodotti agroalimentari. Al contrario, il settore agricolo ha mantenuto anche nel 2020 un deficit di circa 7,5 miliardi di euro, in linea con i valori medi dell’ultimo decennio. Il confronto tra l’andamento delle esportazioni totali e di quelle agroalimentari italiane nell’ultimo decennio evidenzia una progressione del peso dei prodotti agroalimentari sulle esportazioni totali di beni e servizi. Infatti, negli ultimi anni la crescita dell’export agroalimentare è sempre stata più marcata rispetto all’export totale, determinando la crescita del peso dell’agroalimentare che è passato dall’8,0% nel 2011 al 10,6% nel 2020, il livello più elevato del periodo considerato, in ragione del consistente calo delle esportazioni totali. Il principale mercato di destinazione dei prodotti agroalimentari italiani è la Ue che, con 29,3 miliardi di euro nel 2020 (+1,4% sul 2019), assorbe circa il 64% delle esportazioni nazionali. Nel dettaglio, nel 2020 le esportazioni verso la maggior parte dei paesi UE hanno registrato tassi di crescita positivi, con particolare riferimento a Germania, Belgio, Polonia; in calo, invece, risultano le esportazioni verso la Spagna.   Le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso la Germania, primo paese di destinazione in assoluto, hanno raggiunto nel 2020 un valore pari a circa 7,8 miliardi di euro, in aumento del 7,2% su base annua. I comparti che hanno mostrato maggiori incrementi sono quelli dei “cereali e derivati” (+13,1%, per 1 miliardo di euro di export), da ricondurre al segmento delle paste alimentari (+16,0%, per 475 milioni di euro) e ai prodotti della panetteria, pasticceria e biscotteria (+5,2%, per 349 milioni di euro). In aumento anche le esportazioni di “frutta fresca e trasformata” (+9,3% per 1,3 miliardi di euro), soprattutto grazie alle maggiori richieste di uva da tavola (+22,5% per 252 milioni di euro) e di mele (+32,6% per circa 260 milioni di euro), e di “ortaggi freschi e trasformati” (+7,6% per 979 milioni di euro). Le esportazioni nazionali verso il Belgio sono aumentate, nel 2020, del 3,8% rispetto all’anno precedente, raggiungendo 1,39 miliardi di euro. I comparti oggetto di maggiori richieste sono stati: “frutta fresca e trasformata” (+11,9% per 166 milioni di euro), all’interno di questo comparto sono aumentate in misura significativa le esportazioni di uva da tavola (+13,2% per 27,7 milioni di euro) e kiwi (+27,9% per 36 milioni di euro). Sono aumentate anche le esportazioni di “latte e derivati” (+11,6%, per 156 milioni di euro), all’interno del quale aumentano in maniera più consistente le esportazioni di formaggi freschi (+13,8% per 64 milioni di euro) e in misura minore quelle di formaggi stagionati (+2,3% per 46 milioni di euro). L’export nazionale verso la Polonia è aumentato nel 2020 del 5,4% annuo raggiungendo 981 milioni di euro nel 2020; l’analisi merceologica di questo risultato evidenzia che l’unico prodotto che ha mostrato dinamiche significative è quello dei tabacchi lavorati per i quali l’export italiano è passato da 1,2 milioni di euro nel 2019 a quasi 41 milioni di euro nel 2020. Questo risultato è da ricondurre all’aumento di prezzi medi all’export e soprattutto al netto incremento dei volumi esportati in questo paese dopo il crollo registrato nel 2019. Più dinamiche sono state le esportazioni dirette verso i paesi extra-UE che, nel 2020, sono cresciute del 4,4% su base annua attestandosi a circa 16,8 miliardi di euro; gli incrementi più consistenti si sono osservati per Ucraina (+32,4% per 373 milioni di euro) e Cina (+16,3% per 513 milioni di euro). È da evidenziare anche la crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari italiani verso gli USA (+5,4% per 4,9 miliardi di euro), che rappresenta il terzo mercato di sbocco in assoluto di prodotti agroalimentari italiani e il primo tra i paesi Terzi. Più nel dettaglio, il segmento produttivo che ha registrato i maggiori aumenti dell’export verso l’Ucraina è quello dei “vini e mosti” (+31,3% per 43 milioni di euro), grazie all’aumento delle richieste sia dei vini spumanti (+43,9% per 14 milioni di euro) sia per i vini fermi in bottiglia (+22,8% per 26 milioni di euro). Sono raddoppiate le esportazioni di “latte e derivati” (da 5,1 milioni di euro nel 2019 a 10,7 milioni di euro nel 2020), con le esportazioni di formaggi freschi che raggiungono quasi 3,3 milioni di euro contro 1 milione nel 2019 e i formaggi stagionati che aumentano del 63,6% raggiungendo 5,2 milioni di euro nel 2020. L’incremento delle esportazioni nazionali in Cina è da ricondurre essenzialmente al comparto “animali e carni” (83,8 milioni di euro nel 2020 contro 10 milioni di euro nel 2019), con particolare riferimento al semento produttivo delle carni suine congelate1 (parti anteriori e pancette) per le quali le richieste del prodotto italiano hanno raggiunto lo scorso anno 51 milioni di euro contro poco più di 5 milioni di euro nel 2019. La crescita della domanda cinese di carni suine congelate è conseguente alla firma di un Protocollo d’intesa tra il Ministro della Salute italiano e l’Amministrazione Generale delle Dogane della Repubblica Popolare Cinese che definisce le condizioni per l’esportazione di carne suina congelata dall’Italia in Cina. A fronte della firma del protocollo a marzo 2019, nel mese di agosto 2019 è stata ufficializzata l’abilitazione di 9 impianti di macellazione all’export di carni congelate ed è stato reso disponibile il certificato sanitario ufficiale per le esportazioni. Le prime spedizioni, nell’ambito del suddetto protocollo, sono partite a inizio autunno 2019. Negli USA, la crescita dell’export nel 2020 ha riguardato i comparti produttivi degli “ortaggi freschi e trasformati” (+18,5% per 289 milioni di euro nel 2020) all’interno del quale si evidenzia la crescita dei pelati e passate di pomodoro (+19,8% per 111 milioni di euro), degli “oli e grassi” (+9,2% per 486 milioni di euro), rappresentato in larga misura dall’olio di oliva (+4,9% per 382 milioni di euro), dai “cereali e derivati” (+27,3% per 790 milioni di euro), con le paste alimentari che hanno raggiunto un valore all’export pari a 488 milioni di euro nel 2020 (+39,9%). Al contrario, le esportazioni sono risultate in flessione per il comparto dei “vini e mosti” (-5,6% per 1,5 miliardi di euro) con riferimento sia ai vini spumanti (-7,5% per 346 milioni di euro) sia per i vini fermi in bottiglia (-6,2% per poco più di 1 miliardo di euro). In flessione risultano anche le esportazioni dei “derivati del latte” (-18,9% per 277 milioni di euro) in ragione del calo dei formaggi freschi (-26,7% per 14,8 milioni di euro) e soprattutto di quelli stagionati (-18,9% per 255 milioni di euro); in quest’ultimo segmento produttivo la contrazione più significativa si è osservata per il Grana Padano e Parmigiano Reggiano (22,1%, per 142 milioni di euro). I dati generali delle esportazioni evidenziano quindi nel complesso una dinamica piuttosto articolata tra i comparti. Infatti, a fronte dell’aumento delle spedizioni all’estero di “derivati dei cereali”, “ortaggi freschi e trasformati”, “frutta fresca e trasformata”, “oli e grassi” e “colture industriali”, risultano in flessione le esportazioni di prodotti tra i più rappresentativi e a maggior valore aggiunto dell’export agroalimentare italiano riconducibili ai comparti di “vini e mosti” e “latte e derivati”. Più in dettaglio, le esportazioni delle paste alimentari hanno segnato un incremento annuo del 15,5% portandosi a 3,1 miliardi di euro nel 2020; di questi, circa 2,1 miliardi di euro sono rappresentati dalla pasta di semola (+19,8%). Lo scorso anno sono cresciute anche le esportazioni di pelati e passate di pomodoro (+9,7% per 1,1 miliardi di euro) e, riguardo i prodotti frutticoli, le spedizioni di uva da tavola (+12,8% per 720 milioni di euro), mele (+13,0% per 833 milioni di euro), kiwi (+2,4% per 461 milioni di euro). Nel 2020 è aumentato anche il fatturato all’estero dell’olio di oliva per un valore pari a 1,2 miliardi di euro (+6,4%). Al contrario, il 2020 ha evidenziato performance negative per le esportazioni di vini (-2,3% per 6,3 miliardi di euro), flessione più marcata per i vini spumanti (-6,9% per poco meno di 1,5 miliardi di euro) rispetto a quella evidenziata per i vini fermi in bottiglia (-1,0% per 4,4 miliardi di euro). Riguardo i formaggi, è da evidenziare un andamento contrapposto per tipologie di prodotto; infatti, sono risultate in flessione le esportazioni dei formaggi stagionati (-7,6% per poco più di 1,5 miliardi di euro) – rappresentati nella misura del 65% circa in valore dai Grana Padano e Parmigiano Reggiano (-6,9% per 1 miliardo di euro) – mentre sono aumentate le spedizioni dei formaggi freschi (+3% per 941 milioni di euro).

Save
Cookies user preferences
We use cookies to ensure you to get the best experience on our website. If you decline the use of cookies, this website may not function as expected.
Accept all
Decline all
Analytics
Tools used to analyze the data to measure the effectiveness of a website and to understand how it works.
Google Analytics
Accept
Decline