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Indagine Confimi Industria: l'89% delle pmi manifatturiere non licenzierà

L'89% degli imprenditori non è interessato al superamento del blocco dei licenziamenti perché non lasceranno a casa i propri dipendenti. C'è poi il 32% delle imprese che ha in previsione nuove assunzioni. La manifattura quindi non licenzia, al contrario assume.  E per quell'11% che sarà costretto a licenziare (si parla per lo più di 1 o 2 addetti) esiste una forbice tra nord e sud, fa presente il Centro Studi Confimi: solo il 9% delle pmi del centro-nord ridurranno il personale contro un 18% del Mezzogiorno.È quanto emerge dal Centro Studi di Confimi Industria che ha intervistato nelle scorse settimane la base associativa, piccole e medie imprese del manifatturiero privato italiano. Nessun importante scostamento neppure sul fronte dell'occupazione femminile che nel suo complesso - seppur di alcune unità - sembra esser cresciuto (+1%) nel 2020 ed è destinato a farlo anche nel 2021. La pandemia ha acuito le difficoltà certo ma la macchina produttiva sembra esser ripartita: gli imprenditori del manifatturiero italiano, dopo la flessione dell'anno scorso che nel complesso ha portato a una perdita del fatturato intorno all'8% rispetto al 2019, prevedono di chiudere il 2021 con fatturati precovid. Il Centro Studi di Confimi Industria non ha di certo ignorato le segnalazioni dai comparti in maggiore difficoltà a causa della pandemia: in difficoltà sul lato occupazionale il 14,3% delle pmi alimentari che lavorano con il settore Horeca, il 9% delle aziende della meccanica che soffrono i costi alle stelle delle materie prime e la difficoltà nel reperire componentistica e che potrebbero per questo dover rallentare o persino fermarsi, l'8,2% delle aziende dei servizi e di quelle del turismo vittime da oltre un anno della situazione pandemica. “I dati dell’indagine di Confimi Industria sorprendono fino a un certo punto - afferma Alessandro Tatone, industriale della Pasta, Presidente di Confimi Alimentare Bari e Vicepresidente Nazionale - perché se il calo dell’export pugliese nel 2020 (- 9,4) è allineato a quello nazionale (- 9,7), nel settore alimentare si sono registrate forti differenze: molto bene il settore pasta e prodotti da forno, molto male per esempio il comparto del vino.” “Il rilancio del nostro Sistema manifatturiero è legato indissolubilmente alla rafforzamento dell’esportazione del Made in Italy, osserva ancora Tatone, per questo come Confimi Alimentare Nazionale, abbiamo segnalato 5 priorità al Ministro Di Maio: 1) lo sviluppo dell’e commerce, ossia delle piattaforme digitali di commercializzazione dei prodotti e servizi; 2) il rafforzamento della logistica a servizio del nostro manifatturiero, anche con la realizzazione di piattaforme distributive all’estero; 3) il rilancio delle Fiere, ma non con contributi a pioggia, bensì favorendo le aggregazioni tra Piccole e Medie Imprese; 4) selezionare sui mercati esteri Intermediari commerciali seri e organizzati; 5) rifocalizzare le iniziative e servizi dell’ICE sempre più tarati sui reali bisogni di accompagnamento delle imprese più piccole.” “Rimane però sullo sfondo ancora irrisolto, conclude Tatone, il problema della bancabilita’ di gran parte delle Imprese italiane, scoglio insuperabile, conseguenza della crisi post Covid, che andrebbe risolto con interventi di sistema coraggiosi ed innovativi da condividere di concerto con l’Associazione Bancaria Italiana.”

 

 

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