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Pmi alimentari fra riaperture e scenari per il futuro

Bar e ristoranti hanno riaperto lunedì, il tanto atteso 26 aprile. Ovviamente solo quelli siti nelle Regioni di colore giallo che dispongono di posti a sedere all’aperto e salvo avverse condizioni meteo. La vita per i ristoratori – nelle loro differenti tipologie – non sembra essere ancora facile. E di conseguenza anche tutta la filiera, dal campo alla tavola, soffre delle stesse difficoltà.
E mentre si attende una buona copertura vaccinale che possa sancire il famigerato “liberi tutti”, le pmi alimentari si sentono ripetere dai vari stakeholder – a molti piace chiamarli così – l’importanza degli investimenti in “green economy” e “digitalizzazione” come fosse la panacea di tutti i mali. Eppure, quelle pmi alimentari, che realizzano prodotti ineguagliabili e d’eccellenza tra i primi in valore in termini di export del Made in Italy, spesso affossate da dazi e strumentalizzate negli accordi commerciali, attendono pazientemente il solo riavvio della filiera, la riapertura dei mercati europei cercando di sopravvivere a chi desidererebbe acquistarle selvaggiamente. E se avevano intravisto uno spiraglio di luce nei mercati extra Ue, ecco subito mettersi di traverso situazioni sfavorevoli come il bruciante aumento di moltissime materie prime (la plastica per il confezionamento in primis) e dei costi di trasporto internazionali a causa della nota carenza di container e della congestione dei porti. Per finire, la Brexit, l’import/export con Gran Bretagna (4° mercato per il nostro export alimentare) ora mercato extraeuropeo dopo un iniziale -40,7% dell’export e del 28,8% dell’import a gennaio, vive ancora momenti difficili in attesa della completa definizione dei nuovi accordi doganali.
Ora, con il Recovery il sistema Italia avrà a disposizione 248 milioni di euro per cambiare volto. Non solo rispetto agli ultimi 15 mesi affaticati dalla pandemia, no, un’opportunità per rivedere tutto quello che ad oggi non va. Milioni di euro per rendere perfettibile la nostra meravigliosa penisola.Speriamo che tra le Missioni che contraddistinguono il piano e nelle azioni che poi saranno messe a terra nel concreto si possano leggere tra le righe quei termini che tanto ricerchiamo nelle democrazie altrui: etica, morale, integrità, bene comune, responsabilità sociale . Termini che, applicati, possono fare davvero la differenza per dare un futuro al nostro paese.
Poi, come imprenditori e come associazione, dobbiamo di certo fare la nostra parte. Le PMI Alimentari, anche a causa della loro dimensione, da sempre riescono ad intercettare solo una minima parte delle opportunità che vengono messe a disposizione: oggi è doveroso cambiare registro per interpretare e gestire al meglio le proposte e comprendere appieno le potenzialità messe in campo dall’Unione Europea nei nostri confronti.
 Insieme poi, dobbiamo superare le complesse norme interpretative che fanno da corollario ai vari provvedimenti governativi per poter così utilizzare al meglio gli strumenti che ci vengono messi a disposizione. E in questo Confimi Industria e Confimi Industria Alimentare possono fare la differenza.

di Pietro Marcato Presidente  Nazionale Confimi Alimentare

 

 

 

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