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JUNK FOOD, ALLO STUDIO NUOVE REGOLE PER LIMITARNE LA PUBBLICITA’

Bonificare i luoghi di aggregazione dei bambini – scuole, asili, parco giochi, campi sportivi, oratori – dalla pubblicità, diretta e indiretta, di alimenti con un elevato contenuto di grassi saturi, acidi grassi, zuccheri e sali liberi. Quello che comunemente si chiama junk food. A chiederlo è la Commissione Affari sociali della Camera in una risoluzione votata il 24 ottobre scorso e indirizzata al governo. Quest’ultimo dovrà impegnarsi meglio rispetto a quanto fatto finora per la prevenzione e il contrasto dell’obesità, soprattutto quella infantile e giovanile che causa tanti problemi di salute evitabili con il controllo del peso. Il testo, sorprendentemente votato all’unanimità dalla commissione, non mancherà di produrre qualche mugugno tra le aziende alimentari che producono dolci, snack e bevande analcoliche che, al contrario, dovrebbero raccogliere la sfida di rendere più virtuosi certi comportamenti alimentari dei propri piccoli consumatori.

La raccomandazione non si ferma a chiedere di far uscire la pubblicità dai luoghi di aggregazione dei bambini, ma va ben oltre. Da un lato chiede al governo di adottare misure finalizzate a ridurre, anche sul web, l’esposizione di bambini e adolescenti a pubblicità e operazioni di marketing definite “inappropriate (compresi i videogiochi con messaggi pubblicitari, usati anche dalle aziende alimentari). Dall’altro sollecita lo sviluppo di politiche di ‘contenimento’ del marketing alimentare sui bambini, con la predisposizione di misure che proteggano l’interesse pubblico, corredate dalla definizione di sanzioni per comportamenti promozionali lesivi della salute. In particolare dei bambini, il che richiederà tra l’altro un sistema per la “notifica di reclami” di chi non seguirà le norme. Sì anche alle iniziative per stimolare l’industria alimentare a studiare una adeguata porzionatura dei prodotti per l’infanzia e l’adolescenza, “tenuto conto che è il contenuto calorico globale quello che può indurre all’obesità”.
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