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IN VIGORE LA NUOVA ETICHETTA SUL PANE

Il pane che ha subito processi di surgelazione e congelamento o che contiene additivi chimici e conservanti non potrà più essere venduto per fresco e dovrà obbligatoriamente avere un’etichetta con la scritta “conservato” o a durabilità prolungata. Potrà quindi ora essere denominato pane fresco solo quello preparato secondo un processo continuo, privo di interruzioni finalizzate al congelamento o surgelazione, ad eccezione del rallentamento del processo di lievitazione, privo di additivi conservanti e di altri trattamenti aventi effetto conservante. Sono gli effetti della nuova normativa in materia.

Per ‘processo di preparazione continuo’ si intende un processo per il quale, dall’inizio della lavorazione alla messa in vendita al consumatore, non trascorrano più di 72 ore. Sono infatti previste norme per il “pane conservato o a durabilità prolungata”, nel caso venga utilizzato un metodo di conservazione ulteriore rispetto ai metodi già sottoposti agli obblighi informativi previsti dalla normativa (ad esempio precotto, surgelato o meno). Per questa tipologia, nel momento della vendita deve essere fornita un’adeguata informazione, al fine di evitare che il consumatore possa essere indotto in errore. In primo luogo riguardo al metodo di conservazione utilizzato nel processo produttivo, nonché le modalità per la sua conservazione ed il consumo. Ma anche attraverso un’apposita dicitura da riportare sul cartello negli specifici comparti in cui viene collocato, distinti rispetto a quelli per il pane fresco. Infine, oltre alle indicazioni sul pane, il Ministero fornisce anche una definizione di panificio, ossia “l’impresa che dispone di impianti di produzione di pane ed eventualmente altri prodotti da forno e assimilati o affine e svolge l’intero ciclo di produzione dalla lavorazione delle materie prime alla cottura finale”. “Il nuovo decreto fa chiarezza sulla denominazione del pane fresco ma – commenta la Coldiretti – resta il problema di prevedere l’etichettatura obbligatoria dell’origine delle farine utilizzate. Infatti, solo un’etichettatura trasparente può consentire ai consumatori di compiere scelte consapevoli e alle imprese di far emergere il valore distintivo dei prodotti agricoli”.
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