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Prodotti alimentari, ingiustificata la crescita del costo delle materie prime

L’economia nazionale – mondiale a dire il vero - sembra essersi messa nuovamente in moto. Eppure, proprio come negli scenari biblici, le piaghe non arrivano mai da sole. Ecco che, nel pieno della terza ondata della pandemia che ci tiene vittime da ormai ben più di un anno, assistiamo alla crescita ingiustificata del costo delle materie prime. Costi che, inutile dirlo, stanno fortemente condizionando i costi di produzione di molti prodotti alimentari. Ma facciamo un passo indietro e torniamo a un anno fa. Quando, il propagarsi della pandemia ha creato una situazione di forte scompenso del sistema economico mondiale che ha interessato, in primis, il movimento delle merci tra continenti e in particolar modo tra la Cina e i mercati occidentali.  Da allora, la forte penuria di alcune materie prime si è andata trasformando in un fortissimo rialzo del prezzo delle stesse. Il primo lockdown, infatti, ha quasi bloccato del tutto il traffico merci, da e verso il gigante asiatico paralizzato dal virus.  Quello stesso gigante, alcuni mesi dopo, superata la pandemia, ha ripreso rabbiosamente a produrre ed esportare.  Una ripresa impetuosa che ha messo in crisi il movimento dei container da e per i paesi asiatici con un incredibile aumento dei noli.   In poche parole? Una potenza economica capace di condizionare il mercato mondiale. Ma torniamo alla preoccupazione legata all’aumento di materie essenziali alla produzione.  Oggi l’industria alimentare è preoccupata, ad esempio, per la situazione della plastica.  Nel giro di pochi mesi, i principali polimeri vergini – utilizzati per l’imballaggio e il confezionamento - hanno subito un incremento di prezzo compreso tra il 40 e il 70%.  Si sta creando una bolla speculativa che dovrebbe durare ancora alcuni mesi almeno fino al riequilibrio dei mercati. Non solo, a breve le imprese si troveranno ad affrontare il nuovo balzello della plastic tax che andrà ad incidere necessariamente sul prezzo finale dei prodotti. I rincari poi arrivano anche dal CONAI, Consorzio Italiano Imballaggi, che ha aumentato nel 2020 i costi di smaltimento degli imballaggi di oltre il 50% senza però migliorare il servizio. Confimi Industria Alimentare ritiene quando mai necessario un confronto scambievole tra le aziende manifatturiere e i player della distribuzione moderna per cercare di affrontare in maniera compatta e con programmazione anche queste più gravi turbolenze. Le PMI alimentari sono uno dei settori fiori all’occhiello dell'economia italiana messo però costantemente a dura prova: la chiusura del mondo Horeca, la sfida giornaliera al Covid negli stabilimenti produttivi, la competizione nei mercati esteri contro l’Italian sounding e i problemi dei costi delle materie prime. Tutte criticità che hanno necessariamente bisogno di trovare una sponda sicura nell'attuale compagine governativa. Pietro Marcato - Presidente Nazionale Confimi Alimentare 

Innovazione, Ricerca e Sviluppo nell’ambito agroalimentare: sistemi innovativi per l’estrazione di olio extravergine di oliva

Steel Tech, azienda operante da oltre 50 anni nel campo della lavorazione dell’acciaio inox per il settore enologico, agroalimentare e industriale, nell’ambito del progetto “Innoleolat” ha sviluppato, in collaborazione con Emitech srl, Engreen srl, Frantoio Petrizzelli e l’Università di Bari, un nuovo sistema di estrazione di olio.

La nuova modalità di estrazione dell’olio si basa su un sistema che associa uno scambiatore termico, sempre più ottimizzato e dai vantaggi già ampiamente apprezzati negli ultimi anni, a un sistema a microonde che consente un riscaldamento dielettrico uniforme. L’innovativo impianto durante il processo di estrazione permette rispetto ai metodi più tradizionali:

- un controllo del riscaldamento più veloce e sicuro

- una considerevole riduzione del processo di estrazione

- un aumento della resa

- la possibilità di lavorare a temperature superiori a quelle convenzionali

- l’applicabilità anche per le produzioni biologiche e riduzione dell’impatto ambientale del processo

- una riduzione dei costi operativi del processo

Inoltre il sistema consente portate elevate anche ai frantoi che non possono avere grandi spazi a disposizione.

La Puglia, con il 60% della produzione italiana di olio extravergine d’oliva, con i suoi oltre mille frantoi attivi, con le sue 21 cultivar tra cui spicca la coratina, tra le migliori d’Italia per il suo elevato apporto di polifenoli e per il suo gusto intenso, ha rappresentato sicuramente lo scenario più adatto per lo sviluppo, il testing e la messa in opera del nuovo impianto e tutte pugliesi sono le aziende che hanno contribuito alla sua realizzazione.

Steel Tech srl con sede proprio a Corato, titolare del progetto, si è avvalsa della collaborazione di Emitec srl, altra azienda coratina che è stata consulente per la progettazione e lo sviluppo del sistema a microonde combinato, la Engreen srl di Altamura che è stata coordinatrice del progetto e consulente per le attività degli studi preliminari, l’Università di Bari che ha svolto le attività di testing del processo e analisi organolettiche dell’olio e un frantoio di Corato che ha permesso il primo test del prototipo, integrato nel suo impianto base, durante la prima campagna olearia nel 2019-2020 e proseguita con ottimi risultati in quella 2020-21: non solo un’ottima resa ma soprattutto grandi risultati organolettici. Grazie all'utilizzo dell’innovativo sistema, il tempo di impasto è stato ridotto di circa il 50% senza compromettere l'estrazione dell'olio e portando vantaggi per la qualità dell'olio. Ha infatti permesso di avere un’elevata concentrazione di polifenoli, un più alto tasso di acido oleico migliorando sensibilmente le proprietà salutari oltre le note sensoriali alla base di una inconfondibile fragranza.

Salsicce richiamate per presenza di Salmonella in un campione. Interessate diverse tipologie

Il ministero della Salute ha pubblicato gli avvisi di richiamo precauzionale di un lotto di salsicce, salsicce mignon, salsicce piccanti e salsicce pastin/in pasta del Salumificio Coletti Pierino & C. per la “presenza di Salmonella in una unità campionaria su cinque”. I prodotto interessati appartengono al lotto 21072 e sono venduti legati sfusi o insaccati in tubi da 3 kg con la data di scadenza 21/03/2021, oppure in vaschette in atmosfera protettiva sempre con la data di scadenza 21/03/2021, o sottovuoto con la data di scadenza 31/03/2021.

Le salsicce richiamate sono stati prodotti dal Salumificio Coletti Pierino & C. Snc nello stabilimento di via Pinzano 16 a Forgaria nel Friuli, in provincia di Udine.

A scopo precauzionale, si raccomanda di non consumare le salsicce con il numero di lotto segnalato e restituirle al punto vendita d’acquisto. 

La formula della salute: cinque porzioni al giorno di frutta e verdura. Ancora una conferma dalla ricerca

Per prevenire la maggior parte delle malattie cronico-degenerative e diminuire così il rischio di morte, allungando al tempo stesso la durata della vita, la ricetta è già nota: bisogna mangiare ogni giorno cinque porzioni di frutta e verdura. Ora però un grande studio, appena pubblicato su Circulation dai ricercatori della Harvard Medical School e del Brigham and Women’s Hospital di Boston, oltre a dare una forza statistica difficilmente contestabile all’indicazione, ne chiarisce meglio anche alcuni aspetti fondamentali. 

I ricercatori hanno svolto due tipi di valutazioni. In primo luogo hanno analizzato i dati relativi all’alimentazione e alla salute dei partecipanti a due grandi studi di popolazione condotti negli ultimi trent’anni negli Stati Uniti. Si tratta di quello sulle infermiere e dello studio sugli operatori sanitari, che hanno coinvolto, rispettivamente, 66.700 donne e 42 mila uomini, controllati ogni 2-4 anni. Quindi hanno effettuato una metanalisi di 26 studi (inclusi i due già citati) condotti in 29 Paesi che hanno analizzato gli stessi indici relativi alla salute e alla dieta di poco meno di due milioni di persone in totale, in modo da avere un quadro di una realtà non solo nordamericana, ma mondiale. E hanno fatto centro, perché i dati si sono rivelati molto simili. 

In particolare, tra i molti dati emersi:

  • Chi è abituatoa mangiare ogni giorno cinque porzioni di frutta e verdura è meno colpito da malattie quali cancro, diabete, ipertensione, e vive più a lungo rispetto a chi non lo fa. Nello specifico, rispetto a chi mangia due porzioni al giorno, chi ne consuma la giusta quantità ha un rischio di morte per tutte le cause inferiore del 13%, per malattia cardiovascolare più basso del 12%, per cancro inferiore del 10% e per malattie polmonari ridotto addirittura del 35%.
  • La giusta proporzionetra i due tipi di vegetali è due porzioni di frutta e tre di verdura, e quantità superiori non assicurano benefici ulteriori.
  • Non tutti gli alimentivegetali, però, sono uguali: ci sono quelli amidacei (per esempio i piselli o il mais) o le patate (*) che non sembrano avere molta influenza, come pure i succhi di frutta, mentre altri, come tutte le verdure a foglia verde, le carote e i frutti ricchi di caroteni e vitamina C come gli agrumi e i frutti di bosco, sono molto protettivi, purché consumati freschi.

Va detto che negli Stati Uniti non sono in molti a rispettare la regola delle cinque porzioni: secondo i CDC, solo un americano su dieci lo fa, e in molti altri Paesi la situazione non è molto diversa. In parte, secondo gli autori, ciò è dovuto al fatto che il consiglio non è mai stato promosso con sufficiente forza e chiarezza. Ma i numeri di questo studio confermano che è opportuno migliorare la comprensione del messaggio, affinché più persone lo facciano proprio. Inoltre invitano a promuovere il consumo di frutta e verdura come snack, e lanciano un consiglio molto facile da ricordare: in ogni pasto, metà di qualunque piatto si consumi dovrebbe essere occupato da frutta o verdura.

Sostitutivi del pane alla conquista della tavola

Dai taralli alle focacce, dalla piadina alla bruschetta, negli ultimi 12 mesi gli italiani hanno acquistato oltre 1,1 miliardi di confezioni tra pane industriale e sostitutivi del pane. Il sell-out del bakery salato è arrivato a sfiorare gli 1,5 miliardi di euro (fonte Nielsen). Negli ultimi 12 mesi, il mercato è cresciuto del 6%, trainato dalle maggiori occasioni di consumo dettate dal lockdown  e da un aumento della spesa media.

Dell’effetto pandemia hanno beneficiato prodotti che “risolvono” pranzi e merende in modo semplice, veloce e conviviale. Come i panini morbidi, che nel 2020 hanno più che raddoppiato il trend di crescita annuo (+11%). Spicca anche il pane senza crosta (+15% annuo), nato come prodotto-servizio per consentire ai baristi di velocizzare la preparazione dei classici tramezzini veneziani ma ormai diventato il preferito da bambini e ragazzi.

Nel mondo delle specialità healthy si sta facendo strada anche il pane azzimo, che nel 2020 ha segnato il record storico aumentando di un quarto i volumi venduti. E mentre continua il successo delle piadine (+12% su base annua) si profila all’orizzonte un nuovo competitor, sempre di matrice emiliana: le tigelle, nicchia emergente cresciuta in un anno del +15% e arrivata a 2,2 milioni di euro – ancora una nicchia rispetto ai 93 milioni delle piadine.     

Pugliese (Conad): “Serve un centro di competenza per la ripresa del commercio”

Il nuovo piano vaccinale  annunciato dal governo e dal commissario Figliuolo è il passo che consente di cominciare a preparare la ripresa” – ha dichiarato Francesco Pugliese  amministratore delegato di Conad. “Il comparto del commercio e degli esercizi pubblici (bar, ristoranti, tavole calde, pub, ecc.) è tra quelli che hanno sofferto maggiormente per la pandemia e che soffrirà ancora di più nelle prossime settimane. La ripresa di questo comparto, che dà lavoro a due milioni di persone, è cruciale per la ripresa dell’intera economia italiana. Per questo chiediamo al ministero dello Sviluppo economico di affidare a un vice ministro o a un sottosegretario un incarico con deleghe specifiche per affrontare con le aziende e le associazioni del settore questa delicata fase di preparazione della ripresa del commercio e degli esercizi pubblici”.

Il commercio e gli esercizi pubblici in Italia sviluppano un fatturato di 542 miliardi di euro, contano 663 mila imprese e oltre due milioni di occupati, creando un valore aggiunto di 86 miliardi di euro con un piano di investimenti di 10 miliardi di euro (fonte: The European House Ambrosetti). L’intero comparto, oltre alla pandemia, affronta sfide complesse come la digitalizzazione e la sostenibilità, in un quadro normativo non adeguato all’evoluzione del settore e all’accelerazione impressa dalla pandemia stessa al commercio elettronico. Le imprese si trovano, quindi, a competere in condizioni competitive non uguali per tutti, per trattamento fiscale e costi del lavoro.

Per gestire le problematiche e le opportunità del nostro comparto – ha concluso Pugliese – sono richieste competenze specifiche e una grande disponibilità all’ascolto e al confronto con le aziende e le associazioni degli imprenditori. Ci auguriamo che il governo intervenga subito per creare all’interno del MISE un vero e proprio centro di competenze con cui lavorare per superare le difficoltà create dal Covid, e preparare le condizioni per un solido e duraturo sviluppo”. 

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