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Lidl richiama cornflakes biologici: potenziale presenza di aflatossine nel prodotto

Lidl ha richiamato precauzionalmente, “in attesa chiarimento delle Autorità Sanitarie”, alcuni lotti di cornflakes di mais da agricoltura biologica a marchio Crownfield per la “potenziale presenza di Aflatossine”. Il prodotto in questione è venduto in confezioni da 375 grammi con i termini minimi di conservazione 29/05/2023, 30/05/2023 e 04/06/2023. Il provvedimento è stato segnalato dal ministero della Salute.

I cornflakes richiamati sono stati prodotti per Lidl dall’azienda Nordgetreide GmbH Co. KG nello stabilimento di Macklenbruger Straße 202, a Lübeck, in Germania.

A scopo cautelativo, la catena di discount raccomanda di non consumare il prodotto con i termini minimi di conservazione indicati e restituirlo al punto vendita d’acquisto Lidl.

Firmata convenzione fra Confimi Industria e Innolva Spa

Formalizzata la convenzione tra CONFIMI INDUSTRIA  e INNOLVA SPA, società di TINEXTA GROUP che opera nel campo dei servizi di Credit Information & Management, che  consentirà agli associati di avere come partner una società leader da oltre 30 anni nella fornitura di servizi per la gestione, la tutela e lo sviluppo del business in ambito corporate e finanziario.  

Le soluzioni Innolva, previste dalla convenzione, consentono di tutelare le esposizioni, monitorare il rischio, rafforzare il posizionamento e le performance sul mercato, puntare sui migliori clienti e gestire con massima efficacia il recupero del credito.

I vantaggi per l'associato

Per tutti gli Associati Confimi sconto del 28% sul valore contrattuale per usufruire liberamente di ogni servizio. Analisi portafoglio clienti / fornitori gratuito per ogni associato

 

INFORMAZIONI COMMERCIALI – Affidabilità in Italia e all’estero di persone e imprese con dettaglio negatività, soci e valutazione fido e rating;
INFORMAZIONI IMMOBILIARI – Situazione immobiliare con evidenza di compravendite, pignoramenti, ipoteche ed altri gravami;
SERVIZI DI MONITORAGGIO – Aggiornamento continuo con segnalazione delle variazioni intervenute nel tempo su rating, eventi negativi, modifiche camerali e immobiliari;
DATI UFFICIALI E PROSPETTI – Tutti i dati ufficiali delle imprese registrate in CCIAA ed esclusivi prospetti a valore aggiunto;
EVENTI NEGATIVI – Dettaglio completo delle negatività ufficiali a carico del soggetto;
TARGET & MARKET ANALYSIS – Per potenziare il business in Italia e all’estero, trovare nuovi prospect ed analizzare il mercato con check-up approfonditi sui concorrenti;
RECUPERO CREDITI – Gestione dei crediti in Italia e all’estero con soluzioni per interventi mirati in ogni fase mediante una strategia guidata da criteri predefiniti d’intervento in base all’anzianità e all’importo del credito;
REPORT PER IL RECUPERO – Ricerche e relazioni sui debitori relative a reperibilità, disponibilità patrimoniale ed eredi.

 

 

Modalità di adesione

Aderendo a questa convenzione, l’Associazione rilascerà un certificato di adesione che permetterà di usufruire delle tariffe scontate. L’associato verrà messo poi in contatto con i referenti Innolva (Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.) per maggiori dettagli e preventivi.

 

 
 

Pesticidi: nel 2020 solo cinque prodotti su 100 fuorilegge in Europa secondo la relazione Efsa

Il 94,9% dei campioni di cibo analizzati nel 2020 in Europa non presentava residui di pesticidi in quantità superiore ai limiti di legge: lo dice l’ultima relazione annuale dell’Efsa sui residui di antiparassitari negli alimenti. Il rapporto, che considera i risultati di 88mila analisi effettuate nei diversi Paesi dell’Unione europea, è piuttosto rassicurante, se pensiamo che solo cinque campioni su 100 sono risultati fuorilegge (nel 2019 però erano meno di quattro). Bisogna dire, comunque, che solo 55 campioni su 100 non presentavano tracce di pesticidi, mentre il restante 40% conteneva una o più sostanze.

I dati migliorano se consideriamo i campioni analizzati nell’ambito del Programma UE di controllo pluriennale (EU-MACP): solo l’1,7% conteneva residui oltre i limiti legali. Questo programma considera i prodotti alimentari più consumati dai cittadini europei, distribuiti in cicli triennali, in modo che ogni tre anni si analizzano di nuovo gli stessi prodotti. Fornisce quindi un’istantanea della situazione e una tendenza temporale. I 12 prodotti analizzati nel 2020 (come nel 2014 e nel 2017) erano: carote, cavolfiori, kiwi, cipolle, arance, pere, patate, fagioli secchi, riso integrale, segale in grani, fegato bovino e grasso di pollo. I risultati pubblicati sul sito dell’Efsa, mostrano che solo 209 campioni, su 12mila, presentavano residui di pesticidi oltre i limiti di legge. La discrepanza, rispetto ai dati che includono tutte le analisi, è dovuta al fatto che il monitoraggio EU-MACP non prende in considerazione prodotti come i semi di cumino, le foglie di vite (usate per preparare involtini), la paprika e i funghi secchi, che sono risultati irregolari con una certa frequenza ma non hanno un ruolo importante nella nostra alimentazione.

ASSICA, È ANCORA ALLERTA PER CARNI E SALUMI

l convegno ‘I consumi di carne e salumi in Italia, bilanci e prospettive’, promosso da Assica ha affrontato un tema vitale per il settore dell’industria dei salumi e della carne suina in questo momento: la crisi delle commodity e la pressione sui margini aziendali.

‘TEMPESTA PERFETTA’ ANCHE PER I SALUMI

Il quadro che è emerso a Cibus, nel pomeriggio di giovedì 5 maggio, non è confortante, almeno secondo quanto riportato dai relatori del convegno. Ad aprire la discussione ci ha pensato Ruggero Lenti, Presidente Assica, che se da una parte rileva la presenza di numerose aziende in fiera a Parma, dall’altra non può che costatare un periodo piuttosto difficile per le stesse: “Da un paio d’anni stiamo vivendo una tempesta perfetta. La diffusione della Psa in Cina nel 2019, il Covid, l’aumento dei costi energetici, dei mangimi e dei costi di produzione sono elementi che preoccupano”. Come se non bastasse è scoppiata anche la guerra e, in questo contesto, alcune aziende rischiano di chiudere: “C’è chi ha già fermato alcune linee produttive. Come Assica stiamo provando a trovare un accordo con la distribuzione, ma siamo preoccupati: a inizio marzo abbiamo chiesto al Mipaaf di convocare un tavolo in cui sia presente tutta la filiera. Insieme alla distribuzione dobbiamo limitare i costi e mantenere alti i livelli di consumo, continuando a garantire la qualità ai consumatori finali”.

LE IMPRESE IN DIFFICOLTÀ

Ciro Rapacciuolo del Centro Studi Confindustria si è concentrato sull’impatto che hanno i rincari sull’industria, la quale si trova con i prezzi delle commodity cresciuti in misura abnorme negli ultimi due anni: “Le materie prime sono aumentate tutte a due cifre, senza eccezioni. I prezzi dei cereali erano già lievitati nel 2021 tra il 60 e l’80%, ma dalla fine dell’anno abbiamo registrato un aumento verticale”. Con un aspetto da non trascurare: “Nelle materie prime alimentari non c’è un rientro dei costi. L’incremento dei prezzi significa incremento delle spese per le imprese con una conseguente riduzione del margine”.

L’IMPATTO SUI TREND DI ACQUISTO

Fabio Del Bravo di Ismea (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare) ha tracciato l’andamento del mercato mondiale negli ultimi due anni, quando – a partire dalla fine del 2020 – la repentina ripresa della domanda mondiale dopo la prima ondata pandemica ha determinato una serie di problemi organizzativi e logistici nei principali scali mondiali con conseguenti gravi rallentamenti delle catene di fornitura globali e aumenti vertiginosi dei costi dei trasporti. “Nel mercato delle carni suine si assiste a un cambiamento di scenario dato dal rialzo dei prezzi. Il mercato nazionale non è immune rispetto a quanto succede nel mondo”. E in questo contesto si registrano dati non consueti: “A fronte di una spesa complessiva in aumento rispetto al 2019, i volumi sono in diminuzione”.

Infine Marco Limonta di Iri Worldwide ha analizzato i dati relativi al largo consumo confezionato: “In due anni di pandemia i salumi sono cresciuti del 6,8% a valore (fonte: Iri a totale Italia alla fine del 2021), ma sono cambiati i canali di acquisto. Gli ipermercati hanno confermato la loro sofferenza, mentre l’e-commerce e il discount sono cresciuti più di tutti. Ma notiamo una riscalatura del carrello verso il basso che non si vedeva da anni: si acquistano sempre più prodotti a Mdd e che hanno meno valore”.

TOP CSQA - Sostenibilità, Iso rapporto sulle tendenze di previsione

Il mondo che ci circonda sta cambiando e il ritmo del cambiamento è più veloce che mai.

Il futuro è iniziato e coloro che non vogliono rimanere indietro devono assicurarsi la loro capacità di guardare avanti.

Ecco perché ISO ha sviluppato un Rapporto di previsione sul mondo della standardizzazione per aiutarci a guardare in modo più sistematico al lungo termine e per incoraggiare la discussione e lo scambio all'interno del sistema ISO sulle future opportunità della standardizzazione internazionale.

Questo rapporto sulle tendenze è l'output della prima fase del Quadro di previsione della standardizzazione: la scansione ambientale.

È progettato per supportare la comunità ISO a navigare tra le tendenze globali mentre lavoriamo per raggiungere gli obiettivi e le priorità della strategia ISO 2030.

TENDENZE SELEZIONATE E CLASSIFICAZIONE STEEPS

Questo rapporto sulle tendenze non pretende di essere onnicomprensivo: le tendenze presentate sono di alto livello e sono state selezionate per la loro rilevanza per la standardizzazione o per il panorama internazionale all'interno del quale opera ISO.
Sono forze trainanti a lungo termine che stanno già avendo un impatto visibile a livello globale.

Eventi specifici, come la pandemia di COVID-19 o il conflitto in Ucraina, non sono generalmente menzionati a questo livello, sebbene una comprensione delle tendenze qui presentate possa aiutarci a comprendere meglio il contesto di questi eventi e a pensare in modo più ampio alle loro potenziali conseguenze a lungo termine.

Prendendo ispirazione dall'analisi STEEPS, che è uno strumento utilizzato in strategia per valutare i fattori esterni che influenzano un'organizzazione (noto anche come analisi PEST o PESTLE), abbiamo scelto di classificare le nostre tendenze selezionate utilizzando le categorie STEEPS di: ■ Società, ■ Tecnologia, ■ Ambiente, ■ Economia, ■ Politica e ■ Scienza.

RICERCA E METODOLOGIA

I contenuti di questo rapporto sono il risultato di un processo di scansione ambientale implementato dall'unità di ricerca e innovazione ISO/CS (R&I).
Al fine di identificare l'elenco delle tendenze rilevanti per la standardizzazione, il team di ricerca e sviluppo scientifico ha selezionato e esaminato i rapporti sulle tendenze pubblicamente disponibili da un'ampia varietà di organizzazioni (tra cui governi, organizzazioni internazionali, think tank, ONG, istituti di ricerca e società di consulenza).

Per essere selezionati per la revisione, i rapporti sulle tendenze dovevano soddisfare una serie di criteri: meno di cinque anni, pubblicati da una fonte affidabile (nessun pregiudizio ideologico, nessun motivo di profitto), includere riferimenti e una metodologia chiara per identificare e indagare le tendenze ed essere a fuoco regionale o globale.

Le tendenze scelte per l'inclusione in questo rapporto sono state quelle che sono state presentate più frequentemente in queste pubblicazioni e / o quelle che avevano un forte legame con la standardizzazione, come rivelato mappando le tendenze alle attività tecniche attuali e pianificate di ISO. (Fonte: https://www.iso.org/) 

Etichetta a semaforo Nutri-Score: politici e lobby sono contrari. Ma gli argomenti sono deboli e inconsistenti

Il 6 aprile 2022 la Gazzetta Ufficiale francese ha pubblicato un disegno di legge volto ad escludere i prodotti Dop e Igp dall’etichettatura a semaforo Nutri-Score. Nulla di nuovo visto che già un anno fa era stato presentata un’analogo disegno di legge. Premesso che l’impiego sui prodotti alimentari dell’etichetta a semaforo Nutri-Score o di altri schemi (il Nutrinform battery in Italia) è facoltativa, gli addetti ai lavori sanno che questo periodo è destinato a finire presto. L’approvazione nel 2021 della Strategia ‘Farm to Fork’ da parte della Commissione Europea nell’ambito del Green Deal, prevede l’uso di un logo nutrizionale unico e obbligatorio per tutti Paesi prima della fine del 2022. Questa scadenza mette in agitazione le lobby del settore alimentare contrarie al nuovo sistema e impegnate fare naufragare il progetto. In questa alleanza troviamo da un lato i principali gruppi alimentari internazionali come Coca-Cola, Ferrero, Mars, Mondelēz, Unilever, Kraft e Lactalis, i membri della potente lobby Food and Drink Europe con sede a Bruxelles, oltre ad alcuni settori agricoli, in particolare quelli dei produttori di formaggi e salumi Dop e Igp, e infine i membri dell’organizzazione COPA-COGECA . In questo panorama c’è anche l’Italia che come Paese ha preso una posizione assolutamente contraria sposando le posizioni delle imprese alimentari e dei settori agricoli.

Giusto per chiarire come stanno le cose, è interessante focalizzare l’attenzione  su alcuni punti che vengono utilizzati dai soggetti contrari  all’etichetta a semaforo, per cercare di demolire un modello che scienziati della nutrizione, operatori del settore oltre a moltissime aziende e organizzazioni di consumatori ritengono valida. Adesso, sull’etichetta dei prodotti alimentari troviamo solo la tabella nutrizionale con l’indicazione in percentuale dei vari componenti ,che non è certo di facile comprensione per la maggior parte dei consumatori. Lo scopo principe del Nutri -Score  dovrebbe facilitare la lettura e la comprensione dei nutrienti presenti grazie ai suoi colori.

1°argomento: “Il Nutri-Score non fornisce informazioni sul grado di trasformazione del prodotto e sulla presenza di additivi, coloranti o conservanti, né sul suo impatto in termini ambientali: quindi i formaggi che sono ottenuti da una lista di ingredienti semplici (latte, fermenti e sale) e senza additivi, provenienti da collaudate ricette tradizionali sono paradossalmente meno apprezzati di certi prodotti industriali elaborati” 

Questa argomentazione è discutibile perché se da un lato il semaforo  ‘penalizza’ formaggi Dop/Igp che sarebbero fatti da ingredienti semplici e senza additivi, dall’altro premia i salumi Dop/Igp, molti dei quali contengono nitriti e nitrati oltre che essere classificati fra gli alimenti  ultra-trasformati. L’argomentazione secondo cui le Dop sono ‘alimenti semplici, senza additivi’, che giustificherebbe la loro esenzione dal Nutri-Score, non è quindi del tutto appropriata poiché molti alimenti Dop/Igp contengono additivi e sono lo stesso molto apprezzarti dai consumatori. Inoltre, l’argomento secondo cui il Nutri-Score non prende in considerazione i prodotti ultra-trasformati e la presenza di additivi è già stato oggetto di numerosi dibattiti. Va però detto subito che il livello di trasformazione e la composizione nutrizionale del cibo sono due aspetti diversi, che incidono in modo differente sulla salute degli individui. Nutri-Score fornisce informazioni esclusivamente sulla composizione e sulla qualità nutrizionale degli alimenti e non include altre dimensioni salutistiche come ad esempio la complessità della lavorazione industriale, l’impiego di additivi e il livello di trasformazione ed elaborazione industriale.

Sintetizzare gli elementi salutistici di un alimento in un unico indicatore, che li prende in considerazione tutti valutando il rischio/beneficio per la salute sarebbe il sogno di ogni scienziato che si occupa di nutrizione e anche dei consumatori. Ma non è certo per incompetenza, che nessun gruppo di ricerca al mondo, nessun comitato di esperti nazionale o internazionale, e nemmeno l’Oms è stato  in grado di progettare un indicatore così sintetico. Questa critica è tanto meno accettabile in quanto non si può chiedere a un logo di coprire da solo le diverse dimensioni salutistiche degli alimenti. Questo è un limite dei loghi nutrizionali. Il fatto che un alimento sia ultralavorato è un’informazione importante che deve essere oggetto di una comunicazione specifica complementare a quella delle etichette a semaforo. Il Nutri-Score si concentra solo sulla composizione nutrizionale degli alimenti, e ciò rappresenta già molto in termini di salute pubblica, come evidenziato dai molteplici studi che mostrano il collegamento tra il mangiare generalmente cibi meglio classificati dal Nutri-Score e il minor rischio di malattie croniche: tumori, malattie cardio-vascolari, obesità…

2° argomento“Sembra che il sistema Nutri-Score non tenga conto delle porzioni e delle abitudini di consumo essendo basato sul consumo teorico di 100 g di prodotto mentre, per i formaggi, i salumi e altri prodotti alimentari il consumo medio è decisamente minore.” 

Questo è un argomento utilizzato da molte aziende alimentari contrarie al Nutri-Score che sostengono quanto sia improbabile per i consumatori consumare 100 g di formaggio (Dop o Igp), 100 g di maionese o 100 g di crema di cioccolato e per questo motivo calcolare il Nutri-Score per 100 g (o 100 ml) e non per singola porzione avrebbe poco senso. Il discorso può sembrare in apparenza corretto, ma si rivela errato perché perché il Nutri-Score, non fornisce informazioni sulla qualità nutrizionale di una porzione, ma è concepito per dare indicazioni quando si fa una comparazione nutrizionale fra prodotti alimentari simili. Il Nutri-Score utilizza i dati riferiti alla composizione degli alimenti già presenti sulle etichette per calcolare e costruire un logo informativo trasparente e di facile comprensione sotto forma di semaforo. In pratica trasforma in una forma grafica comprensibile e colorata, gli elementi presenti nella tabella nutrizionale e l’elenco degli ingredienti.

L’altro problema è che non esistono porzioni ufficiali definite dalle autorità sanitarie pubbliche in Europa per ogni alimento.I motivi sono vari visto che le dimensioni delle porzioni dovrebbero essere correlate al  in fabbisogno energetico individuale che varia in funzione di molteplici fattori (età, sesso, attività fisica, livello di vita sedentaria, ecc). Non esistendo  quindi porzioni standardizzate, ogni produttore può agire  di sua iniziativa indicando porzioni al di sotto di quelle realmente consumate.

C’è quindi il rischio che le aziende decidano di proporre porzioni più piccole per ridurre artificialmente le quantità di grasso, zucchero o sale nei loro prodotti agli occhi del consumatore. Per esempio i produttori di cereali per la prima colazione suggeriscono porzioni da 30 g, mentre è noto che la maggior parte degli adolescenti ne consuma 60 o 80 g, per i formaggi i 30 g sono pochi per i grandi amanti di questo prodotto. Prendere in considerazione una quantità standard, come 100 g (o 100 ml), è onvece il miglior riferimento perché consente un valido confronto tra gli alimenti senza indurre errore. Così si può fare un confronto fra 100 ml di olio d’oliva con 100 ml di un altro olio; 100 g di cereali per la colazione a 100 g di altri cereali; 100 g di una pizza a 100 g di un’altra pizza; 100 g di formaggio grana con 100 g di Camembert, Roquefort o mozzarella… Quando si confrontano i prodotti tra loro, è necessario fare riferimento a un valore unico, proprio come si fa con il prezzo al chilo, proprio per superare i capricci del peso della confezione.

Un altro elemento che viene usato conto il Nutri-Score è di non prendere in considerazione micro nutrienti,  vitamine, sali minerali e altri oligoelementi. Questa cosa è vera ma c’è un motivo molto semplice. I dati non sono presenti nella tabella nutrizionale e quindi non si possono elaborare in un logo il cui presupposto è la trasparenza. Se i gruppi  e le lobby contrarie al semaforo si prendessero la briga di leggere attentamente i documenti ufficiali del Nutri-Score, scoprirebbero che l’algoritmo integra oltre agli elementi nutritivi il cui consumo deve essere limitato (grassi saturi, sale, zucchero, calorie), altri fattori più favorevoli, come la fibra, la quantità di frutta e verdura presente nell’alimento e il suo contenuto proteico.

3° argomento: “La lettura del Nutri-Score crea confusione nei consumatori ai quali si suggerisce che i prodotti Dop o Igp non siano prodotti di qualità, il che è contraddittorio con la definizione di queste etichette, o addirittura che non farebbero bene alla salute…”.

Questa argomentazione portata avanti dai consorzi di tutela è fuorviante e gioca sullo sfruttamento della denominazione Dop/Igp presentata come garanzia del valore nutritivo e di qualità del cibo. Le indicazioni di origine sono denominazioni di tutto rispetto, ma forniscono garanzie solo in termini di modalità di produzione  virtuose, di legame del prodotto con il territorio e di lavorazione regolamentata da specifiche procedure. Attenzione però, perché queste etichette non riguardano il ‘valore nutrizionale’. È quindi sbagliato sostenere che l’uso di etichette a semaforo svilirebbe il valore dei prodotti, Dop e Igp  perché il patrimonio gastronomico non ha nulla a che vedere con la qualità nutrizionale. Se molti  formaggi e salumi (Dop e non) sono classificati principalmente nel Nutri-Score  nell’area meno fortunata caratterizzata dai colori D o E per il loro alto contenuto di grassi saturi e sale, questo non significa che non debbano essere consumati. L’etichetta a semaforo ci ricorda però  devono essere consumati in quantità limitate o meno frequentemente.

4° argomento “Le condizioni di produzione di ogni Dop/Igp sono registrate in disciplinari validati dallo Stato e dall’Unione Europea e definiscono la composizione e il metodo di fabbricazione del prodotto. I produttori non hanno quindi la possibilità di riformulare il processo industriale come invece potrebbero fare altre aziende per ottenere un punteggio Nutri-Score migliore”.

Gli obiettivi di Nutri-Score sono di aiutare i consumatori a confrontare la composizione nutrizionale di alimenti comparabili, al fine di orientare le scelte verso quelli più favorevoli alla salute, e stimolare i produttori a migliorare il qualità nutrizionale ove possibile. Il Nutri-Score non vieta il consumo di alcun alimento e anche quando il giudizio risulta penalizzante  lettera D o E. Invita ad orientarsi verso alternative meglio classificate nella gamma di alimenti comparabili in termini di utilizzo, e informa il consumatore che il consumo di questi prodotti D ed E deve essere limitato.

In conclusione, anche se è necessario sostenere gli alimenti Dop, le informazioni sulla loro composizione nutrizionale non devono essere oscurate e quindi non possono essere escluse dal Nutri-Score. Naturalmente nulla vieta di privilegiare alimenti  Dop o Igp rispetto agli altri, ma senza nascondere la composizione nutrizionale. La situazione sul campo è molto dibattuta perché a fronte di articoli, relazioni delle autorità sanitarie pubbliche e di esperti che operano nel campo della nutrizione, dell’educazione alla salute, dell’oncologia, che supportano l’applicazione obbligatoria del Nutri-Score su tutti gli alimenti, ci sono le lobby e molti politici contrari a qualsiasi tipo di classificazione per i prodotti Dop, se non addirittura all’etichetta a semaforo per tutti i prodotti. Un contributo positivo al Nutri-Score proviene però dalle associazioni europee dei consumatori che chiedono al più presto l’implementazione dell’etichetta.

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