Indagine Confimi Industria – Agnelli: “Torna lo spettro del Credit Crunch”
È ufficiale: il 2018 si è chiuso con un segno più ma con margini molti inferiori rispetto alle previsioni fatte a settembre, con un indicatore di crescita del fatturato che risulta più basso di quasi 20 punti rispetto alle previsioni, con un trend analogo per la produzione e – dato ancor più allarmante - per quel che ha riguardato gli ordinativi, arrivati a segnare un -25% rispetto alle previsioni. Questa la fotografia scattata dal Centro Studi di Confimi Industria.
“La percezione di un forte rallentamento l’avevamo avuta già dopo la fine dell’estate – commenta Paolo Agnelli Presidente di Confimi Industria - Proprio a causa dell’inversione di rotta, la previsione dei nostri industriali relativamente al semestre 2019 è estremamente prudente: rispetto ad un anno fa l'outlook per fatturato, previsioni ed ordini è in calo di 15 punti sull'indicatore sintetico, che tuttavia si mantiene positivo. C’è un allarme sull’export: 1 azienda su 3 non esporta più”.
Secondo l’indagine il 75% delle aziende individua nella triade “forte concorrenza interna, prezzo di mercato non remunerativo e mancanza di personale qualificato” i principali freni alla competitività.
“Il tutto – prosegue Agnelli osservando i dati - all’interno di una cornice economica nella quale il costo del lavoro, il costo dell’energia e il peso della burocrazia vittima di una mancata semplificazione sono gli ostacoli permanenti per le pmi nostrane, soprattutto manifatturiere”.
Forte preoccupazione poi emerge dall’analisi rapporto banca-impresa a partire dal dialogo fra le parti: soltanto il 25% delle aziende ha ricevuto dai propri partner finanziari indicazioni o consigli per migliorare il proprio rating e limitandoci a quest'ultimo indicatore, una azienda su due dichiara di non aver ricevuto dalla banca il rating assegnatole.
“1/3 delle aziende – commenta il Presidente di Confimi Industria - ha segnalato aumenti nei costi di accesso al credito e nei tassi applicati sia per gli smobilizzi che per i fidi di cassa. Questi sono segnali di un potenziale irrigidimento del mercato del credito, e, arrivano anche sul fronte degli affidamenti, basti pensare che l'8% ha dichiarato che gli sono stati negati nuovi fidi e un altro 6% ha segnalato una riduzione dei fidi già in essere: siamo di fronte ad un nuovo credit crunch”.
L’indagine ha poi portato ad analizzare anche dati sul versante occupazionale: 1/3 delle imprese coinvolte nell’indagine ha in programma nuove assunzioni nel corso dell’anno e rimane alto il rischio – per 2/3 delle imprese – di non trovare figure adeguate. Segnali positivi anche sul rinnovo dei contratti a termine: ne saranno rinnovati infatti circa il 75% e sul lato ammortizzatori sociali: oltre il 90% delle pmi non ha utilizzato gli ammortizzatori sociali nel 2018 e non ha intenzione di farlo nell’anno in corso.
“La percezione di un forte rallentamento l’avevamo avuta già dopo la fine dell’estate – commenta Paolo Agnelli Presidente di Confimi Industria - Proprio a causa dell’inversione di rotta, la previsione dei nostri industriali relativamente al semestre 2019 è estremamente prudente: rispetto ad un anno fa l'outlook per fatturato, previsioni ed ordini è in calo di 15 punti sull'indicatore sintetico, che tuttavia si mantiene positivo. C’è un allarme sull’export: 1 azienda su 3 non esporta più”.
Secondo l’indagine il 75% delle aziende individua nella triade “forte concorrenza interna, prezzo di mercato non remunerativo e mancanza di personale qualificato” i principali freni alla competitività.
“Il tutto – prosegue Agnelli osservando i dati - all’interno di una cornice economica nella quale il costo del lavoro, il costo dell’energia e il peso della burocrazia vittima di una mancata semplificazione sono gli ostacoli permanenti per le pmi nostrane, soprattutto manifatturiere”.
Forte preoccupazione poi emerge dall’analisi rapporto banca-impresa a partire dal dialogo fra le parti: soltanto il 25% delle aziende ha ricevuto dai propri partner finanziari indicazioni o consigli per migliorare il proprio rating e limitandoci a quest'ultimo indicatore, una azienda su due dichiara di non aver ricevuto dalla banca il rating assegnatole.
“1/3 delle aziende – commenta il Presidente di Confimi Industria - ha segnalato aumenti nei costi di accesso al credito e nei tassi applicati sia per gli smobilizzi che per i fidi di cassa. Questi sono segnali di un potenziale irrigidimento del mercato del credito, e, arrivano anche sul fronte degli affidamenti, basti pensare che l'8% ha dichiarato che gli sono stati negati nuovi fidi e un altro 6% ha segnalato una riduzione dei fidi già in essere: siamo di fronte ad un nuovo credit crunch”.
L’indagine ha poi portato ad analizzare anche dati sul versante occupazionale: 1/3 delle imprese coinvolte nell’indagine ha in programma nuove assunzioni nel corso dell’anno e rimane alto il rischio – per 2/3 delle imprese – di non trovare figure adeguate. Segnali positivi anche sul rinnovo dei contratti a termine: ne saranno rinnovati infatti circa il 75% e sul lato ammortizzatori sociali: oltre il 90% delle pmi non ha utilizzato gli ammortizzatori sociali nel 2018 e non ha intenzione di farlo nell’anno in corso.