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Agnelli: “Subito riduzione della fiscalità sul lavoro alle aziende”

“Ovviamente nulla in contrario a rendere più “ricche” le buste paga dei dipendenti, ma ancora una volta non è stata fatta alcuna operazione per alleggerire il carico sulle imprese” commenta Paolo Agnelli presidente di Confimi Industria sulle misure di taglio del cuneo fiscale solamente a vantaggio dei lavoratori annunciato dal governo.

“Da questa misura sono del tutto dimenticate le imprese, ancora una volta trascurate con  inspiegabile leggerezza: come ci si può dimenticare che ogni giorno in Italia chiudano 250 imprese creando da 250 a 1.000 disoccupati? ” si domanda Agnelli.

“Qualcuno ha avuto il coraggio di dichiarare che è stato ridotto il costo del lavoro,  dichiarazione completamente errata” spiega il presidente del manifatturiero italiano. “Inoltre l’aumento in busta paga di 100 euro al mese pare una boutade elettorale in quanto assorbendo il bonus Renzi di 80 euro restano 20 euro in aggiunta. Le imprese invece continuano a pagare quanto hanno sempre pagato e continuano a essere soffocate dal carico fiscale, dal costo dell’energia e del lavoro quasi nell’indifferenza generale”. “E potremmo proseguire – spiega Agnelli indignato – parlando anche degli oltre 53 nuovi adempimenti degli ultimi 5 anni e delle innumerevoli sanzioni a dimostrazione del pregiudizio per cui le imprese sono potenziali evasori da punire”.

Il Presidente Agnelli torna sulla situazione economica “Tutto questo significa non pianificare una strategia che permetta al Paese di uscire dalla crisi. Significa non tenere in considerazione il fatto che se non si abbassa a monte il carico fiscale sulle aziende queste continueranno a essere zavorrate soprattutto nella competizione internazionale con costi che da tempo non sono più competitivi e allontanando gli investitori esteri. Ci aspettavamo un intervento sulla riduzione forte del cuneo fiscale sulle aziende. Ricordo sempre che per 1000 euro netti che percepisce un lavoratore un’azienda ne paga 2.400. Si può continuare così? E poi ci si chiede perché  Whirpool, Mahle e Bekaert, solo per citare alcune aziende, se ne vogliano andare dall’Italia”.
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