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Confimi presenta alle forze politiche il Manifesto della manifattura. Galli, Sottosegretario al Mise: “Impegno concreto del Governo su questi punti”

In Italia lavorano circa 6 milioni di imprese, il 97,7% di queste è composto da microimprese, se a queste aggiungiamo quelle che i criteri europei definiscono pmi si arriva al 99,8%. Questi i dati di InfoCamere che hanno introdotto oggi il tavolo di lavoro di Confimi Industria durante il quale la confederazione che rappresenta 30.000 piccole e medie imprese manifatturiere italiane ha presentato il suo Manifesto della manifattura. A discutere il manifesto insieme a Confimi, rappresentata dal presidente Paolo Agnelli, dal direttore generale Ramaioli e da una vasta delegazione di presidenti e direttori provenienti  dal territorio, alcuni esponenti delle forze politiche e sindacali. Costo dell’energia, costo del lavoro, accesso al credito, sburocratizzazione e sicurezza nei tempi di pagamento, necessità di adeguare la formazione alle richieste del mercato del lavoro, implementamento dei presidi per l’internazionalizzazione coinvolgendo le ambasciate, un unico contratto per la manifattura, riforma dei codici degli appalti fino alla proposta/provocazione di istituire un Ministero delle Piccole e Medie Industrie . Ecco i 10 punti che rappresentano le priorità da cui partire per rilanciare l’economia del paese e far tornare centrale il settore nelle strategie di politica industriale.

“Un mondo economico fatto piccole, medie  e piccolissime imprese che vanno conosciute, capite e aiutate nel territorio in cui insistono, una realtà industriale, quella manifatturiera soprattutto, che va valorizzata nella sua diversità e non abbattuta a favore della globalizzazione” ha detto Paolo Agnelli durante l’introduzione della mattinata di lavoro “Permettere alle nostre piccole e medie industrie di tornare ad essere competitive sui mercati, vuol dire non solo far ripartire l’economia ma anche il mercato del lavoro” ha continuato il presidente di Confimi Industria “Basti pensare che se un’impresa su tre assumesse un solo nuovo addetto, non avremmo più disoccupazione in Italia”.
Sollecitazione raccolta dal Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Dario Galli, che, nel suo intervento ha sottolineato “Sono cose che tutti noi che lavoriamo nel paese nell’economia reale da tantissimi anni ci diciamo. Quello che gli imprenditori si sono chiesti in questi anni è come mai cose che sono così evidenti e così importanti per il Paese nel suo complesso non siano mai stati affrontati in maniera adeguata”. E poi scendendo nel dettaglio il Sottosegretario  ha aggiunto “Questo governo che in qualche modo vuole essere il Governo del cambiamento pur con tutte le difficoltà ha intenzione di mettersi in prima persona a cercare di risolvere questi problemi. Il Ministero che rappresento ma anche il governo nella sua totalità è assolutamente impegnato su questi obiettivi. Oggi bisogna partire dalle cose più semplici: dallo spesometro, dall’elenco fornitori che sono problemi quotidiani per chi lavora, fino ad arrivare al redditometro, ai bilanci obbligati, per cui anche se non c’è utile per lo stato c’è e si deve pagare. Tutte cose che i piccoli imprenditori conoscono bene”.
Ha commentato il manifesto anche la senatrice di Forza Italia Alessandra Gallone “Le piccole e medie imprese italiane meritano un’attenzione particolare, e i loro problemi li abbiamo bene a mente, tant’è che nel documento di risoluzione al Def noi come Forza Italia abbiamo presentato una serie di punti che ben si adattano al manifesto di Confimi” ha spiegato e ha proseguito “Per citarne qualcuno: un miglior accesso al credito con lo stato che faccia da garante, l’abbassamento del costo del lavoro che ci rende assolutamente non competitivi, il potenziamento delle infrastrutture. Questioni importantissime: come la sburocratizzazione  un sistema di flat tax che consenta di ridurre il carico tributario”.
Orientato alla competitività e ai mercati invece il commento del senatore del Pd Matteo Richetti “Le PMI hanno bisogno di politiche puntuali che escano dagli stereotipi di questi anni. Il problema non è  fatto di dimensioni, le PMI quando vanno nel mondo e fanno processi di internazionalizzazione hanno bisogno di un sistema fatto di istituzioni pubbliche, di istituti di credito, di garanzie, di certezze rispetto alla forte competizione che conoscono. Altro aspetto fondamentale è rompere questa idea che la frammentazione e la frantumazione le possa aiutare”  E ha proseguito Richetti “Non c’è errore più clamoroso della rottura del mercato con i dazi, della rottura del mercato nella sua dimensione comunitaria, perché chi si muove in un terreno circoscritto come quello del solo paese, dei soli consumi interni, è consegnato alla difficoltà. E poi serve un cambio profondo delle politiche di credito perché questo è il settore che soffre di più dei nuovi criteri di Basilea, del restringimento delle erogazioni e allo stesso tempo è il settore che garantisce più affidabilità”.
A commentare il Manifesto di Confimi Industria anche Marco Bentivogli Segretario FIM Cisl che ha ricordato “in questo paese si è tardato troppo a parlare di mercato del lavoro e non di come far ripartire il lavoro e le imprese. Affrontare dentro un manifesto quelli che sono i nodi della competitività del paese è assolutamente decisivo. La strada più importante è fare massa critica e tutti insieme cercare di occuparsi di industria e di lavoro facendo diventare il territorio italiano un luogo migliore per fare impresa”.
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