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Allevamenti: l’Italia si mobilita per promuovere la transizione verso l’eliminazione delle gabbie

In Europa sono più di 300 milioni gli animali (come conigli, galline, maiali e vitelli) allevati a scopo alimentare che trascorrono tutta o gran parte della loro esistenza in gabbia. «Costretti all’interno di questi spazi angusti, gli animali non sono nelle condizioni di esprimere i loro comportamenti naturali – spiega Annamaria Pisapia, direttrice di Compassion in World Farming (CiWF) Italia –, non hanno spazio per muoversi e non riescono a interagire adeguatamente con i loro simili. Tutto ciò provoca loro enormi sofferenze, che ne compromettono il benessere psicofisico». A tale aspetto si aggiunge poi anche la considerazione delle potenziali conseguenze di questa cattività sulla sicurezza e sulla qualità degli alimenti che derivano dagli animali ingabbiati.

Per chiedere la fine dell’uso di ogni tipo di gabbia negli allevamenti a scopo alimentare, nel 2018 CiWF ha lanciato a livello europeo la raccolta di firme End the Cage Age. Quest’iniziativa, portata avanti da più di 170 associazioni in 28 Paesi, ha visto nascere la più grande coalizione di organizzazioni non governative in difesa degli animali allevati mai riunitasi in Europa. Il risultato della mobilitazione è stato la raccolta di 1,4 milioni di firme certificate, cui nel 2021 ha fatto seguito lo storico annuncio, da parte della Commissione europea, dell’impegno a proporre, entro il 2023, una normativa per eliminare gradualmente le gabbie dagli allevamenti. “Tuttavia – prosegue Pisapia – sono molte le forze in gioco che premono affinché questa proposta di legge non veda la luce, non sia approvata dal Consiglio dell’Unione europea o, quantomeno, abbia lunghi tempi di applicazione».

TURISMO ENOGASTRONOMICO E TURISMO ESPERENZIALE, ESPERIENZA DI ALTA QUALITA’

“Quello che state facendo  a scuola nell’istituto Maiorana, con Pugliapromozione e Magenta Bureau ha a che fare con il vostro futuro, ma anche a che fare con il futuro della nostra regione” – ha detto il presidente della Regione Puglia collegato in video conferenza con questo istituto alberghiero, per il primo di sei appuntamenti di Pugliapromozione con Magenta Bureau. Tutto esaurito con la partecipazione di allievi e docenti anche dagli istituti alberghieri Perotti (Bari), Salvemini (Fasano) ed Elsa Morante (Crispiano). Un’esperienza che resterà indimenticabile, con i big di cucina e sala a livello internazionale con l’obiettivo di far crescere ancora il turismo enogastronomico. “La Puglia è una delle stelle del turismo italiano e internazionale, apprezzata soprattutto perché siamo veri, autentici, collegati ad una antica tradizione di accoglienza e anche di vita. Oggi e domani voi avrete a disposizione grandi maestri ha detto il presidente della Regione Puglia agli allievi degli istituti alberghieri - per poter imparare a gestire il turismo di eccellenza. Vogliamo dare ai nostri ospiti, a coloro che ci vengono a trovare quella qualità che sappiamo di poter realizzare con un potenziale straordinario, ottime scuole ed anche istituti post diploma che vi consentiranno di migliorare” - ha detto il presidente della Regione Puglia.

“Il percorso di formazione che la Regione Puglia sta avviando in ambito turistico è un percorso incentrato sulla qualità – ha messo in evidenza l’assessore al Turismo della Regione Puglia - . Per questo partiamo oggi con Identità Golose in Puglia, con gli incontri di approfondimento negli istituti alberghieri insieme a Paolo Marchi, agli chef dell’alta cucina italiana ed internazionale, agli operatori e ai nostri alunni. Il turismo in Puglia ha bisogno proprio di loro, dei nostri giovani: del loro impegno, della loro creatività nella ricerca dell’eccellenza, per mantenere alta la reputazione del brand Puglia nel mondo. L'enogastronomia rappresenta la seconda motivazione di viaggio nella nostra regione. Vogliamo fare in modo che il livello dell’accoglienza e dell’offerta di buon cibo e buon vino che ci viene richiesto oggi dal mercato sia migliorato e che queste iniziative siano strumenti che nel medio termine ci permettano di superare la carenza di personale nel turismo”.

“Sono molto emozionato di essere qui, nella scuola Ettore Maiorana, per Identità e Storie di Gola dedicate alla Puglia, che adoro ed è la mia seconda regione”, ha esordito Paolo Marchi, cofondatore con Claudio Ceroni di Identità Golose, il congresso celebre nel mondo per l’alta cucina. “Mi hanno sempre cosa mancasse alla gola, ai suoi prodotti. E, forse, la riposta – ha detto Paolo Marchi - è in quello che abbiamo messo insieme con questo progetto per Pugliapromozione. Dobbiamo sganciarci dalla bellezza della sua storia, delle sue spiagge, delle sue città, della magia che trovi, delle differenze fra nord e sud della Puglia, e concentrarsi proprio sul cibo e sulle idee legate al cibo e alle ricette, uscire dalle tradizioni per portarne a galla di nuove. Il processo è iniziato, ora bisogna fare tesoro di quanto – oggi al Maiorana – tanti professionisti sono venuti a raccontarci. Hanno portato esempi di altre zone d’Italia, dove una persona brave ed un movimento di opinione ha fatto crescere questi luoghi anche come destinazione culinaria”.

            “Abbiamo fatto tanto, i turisti vengono in Puglia, lo hanno fatte anche durante la pandemia, ma ciò non ci basta più. Non abbiamo come obiettivo spingere su un incremento quantitativo, abbiamo un obiettivo più alto – ha dichiarato Aldo Patruno, direttore Dipartimento Cultura Regione Puglia - . Noi dobbiamo allungare la stagione rispetto ai mesi tradizionali estivi, per la destagionalizzazione e dobbiamo applicarla per ampliare al di fuori dei luoghi tradizionalmente forti, quelli da foto cartolina. Per fare questo ci sono due sfide e la prima è la internazionalizzazione, far crescere il numero dei turisti che vengono dall’estero, perché loro non vengono tanto o unicamente per il mare, ma vengono alla ricerca di esperienze. Quindi lo strumento principale, e più difficile è la diversificazione del prodotto e dell’offerta. Affianco al mare abbiamo la natura e il paesaggio, la salute e la qualità della vita, il patrimonio culturale materiale e immateriale, l’enogastronomia. La ricerca di esperienze è la ragione principale che, prima della pandemia, ed anche oggi spinge le persone a viaggiare per il mondo”.

“Faremo un tour in tutta la Puglia con Pugliapromozione e Magenta Bureau Identità Golose perché il turista enogastronomico è un turista alto spendente. In realtà, in Puglia, si viene ancora per altre ragioni e poi si scopre che qui si mangia bene. Vogliamo che la cucina, il cibo, diventino motivi di viaggio e si venga in Puglia per mangiare bene” ha concluso Luca Scandale, direttore generale di Pugliapromozione.

ECCO LE ISTRUZIONI PER IL V BANDO SUI CONTRATTI DI FILIERA E DI DISTRETTO

“Il Ministero delle Politiche agricole rende note le istruzioni per la presentazione delle domande relative al V Bando dedicato ai contratti di filiera e di distretto. Si tratta di una delle misure previste dal Fondo complementare al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, con cui sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro, di cui 380 milioni utilizzati per lo scorrimento della graduatoria precedente e 300 milioni destinati al metodo biologico. Ringraziamo il ministro Patuanelli per aver accolto con la massima celerità la nostra richiesta di dare una accelerata alle procedure. Le imprese agricole, infatti, attendono la distribuzione di questi fondi per poter investire e creare valore aggiunto, redditività, occupazione lungo le singole filiere”. Lo dichiara la deputata Chiara Gagnarli, capogruppo M5S in commissione Agricoltura e prima firmataria del question time con cui si chiedeva l’emanazione dell’Avviso recante le caratteristiche, le modalità e le forme per la presentazione delle domande di accesso ai contratti di filiera, ora pubblicato dal Mipaaf.

“Le domande di accesso potranno essere presentate entro 90 giorni a partire dal 23 maggio, quando dovrà essere operativa la piattaforma web dedicata – spiega Gagnarli – I contributi sono rivolti a imprese, anche in forma associata, cooperative, consorzi e reti di impresa del settore agricolo e agroalimentare. Rientrano anche le organizzazioni di produttori e le loro associazioni, comprese anche società miste dove il capitale sociale sia almeno al 51% di imprenditori agricoli”.

“Gli obiettivi che si punta a raggiungere con i contratti di filiera e di distretto per i settori agroalimentare, della pesca e dell’acquacoltura, della silvicoltura, della floricoltura e del vivaismo riguardano la maggiore sostenibilità del comparto primario nazionale – aggiunge – Riduzione nell’utilizzo di fitofarmaci, antimicrobici, fertilizzanti di sintesi; potenziare l’agricoltura biologica e lottare contro la perdita di biodiversità; migliorare il benessere degli animali; garantire il contributo agli obiettivi climatico-ambientali; migliorare la distribuzione del valore lungo le diverse fasi della catena; sviluppare la produzione di energia rinnovabile e l’efficienza energetica; garantire la sicurezza dell’approvvigionamento alimentare, ridurre le perdite e gli sprechi alimentari”.

“Caratteristica del contratto di filiera è la multiregionalità degli interventi, con costi ammissibili sino all’85% per singola regione per un ammontare totale che va da 4 a 50 milioni di euro – continua Gagnarli – Sono ammessi investimenti in attivi materiali e immateriali connessi alla produzione agricola, investimenti per la trasformazione dei prodotti e la loro commercializzazione, per l’adesione a regimi di qualità, per l’organizzazione e la partecipazione a concorsi e fiere, per progetti di ricerca e sviluppo e promozione”.

“Gli investimenti dovranno essere conclusi non oltre il secondo trimestre del 2026, nei tempi previsti, dunque, dal PNRR” conclude.

TOP CSQA.IT - Pmi incentivi per la sostenibilità

A partire dal 18 maggio le micro, piccole e medie imprese italiane potranno richiedere incentivi per realizzare investimenti innovativi legati a tecnologie 4.0, economia circolare e risparmio energetico, al fine di favorire la trasformazione digitale e sostenibile di attività manifatturiere. È quanto prevede il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico che stabilisce i termini per la presentazione delle domande relative alla misura agevolativa che dispone di circa 678 milioni di euro di finanziamenti garantiti dal programma d'investimento europeo React-EU e dai fondi di coesione.

"Di fronte al tema degli approvvigionamenti di materie prime dichiara il Ministro Giancarlo Giorgetti - è diventato prioritario accelerare l’utilizzo di nuove capacità tecnologie in grado di aumentare il livello di efficientamento e risparmio energetico per ridurre il costo delle bollette, continuando così a garantire la competitività e la crescita economica del Paese".
I finanziamenti saranno così destinati:
 

  • 250 milioni agli investimenti da realizzare nelle regioni del Centro - Nord: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Valle d’Aosta, Veneto, Umbria e Province Autonome di Bolzano e di Trento
  • 428 milioni sono previsti per quelli nelle regioni del Mezzogiorno: Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia e Sardegna.

Di queste risorse, una quota pari al 25% è destinata ai progetti proposti dalle micro e piccole imprese.
La misura, istituita con il Decreto ministeriale 10 febbraio 2022, si pone in continuità con gli interventi promossi dai bandi Macchinari Innovativi (Decreti ministeriali del 9 marzo 2018 e del 30 ottobre 2019), rispetto ai quali presenta comunque significativi elementi di novità. L’intervento agevolativo è definito nell’ambito della comunicazione della Commissione europea del 19 marzo 2020 C(2020) 1863 final «Quadro temporaneo per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia nell’attuale emergenza del COVID-19» e successive modificazioni e integrazioni, e, in particolare, della Sezione 3.13 “Sostegno agli investimenti per una ripresa sostenibile”, ai sensi e nei limiti della quale sono concessi gli aiuti.

SPESE AMMISSIBILI

Sono ammissibili alle agevolazioni le spese strettamente funzionali alla realizzazione dei programmi di investimento di cui all’articolo 6 del decreto 10 febbraio 2022, relative all’acquisto di nuove immobilizzazioni materiali e immateriali, come definite agli articoli 2423 e seguenti del codice civile, che riguardino:
 

  1. macchinari, impianti e attrezzature
  2. opere murarie, nei limiti del 40% del totale dei costi ammissibili
  3. programmi informatici e licenze correlati all’utilizzo dei beni materiali di cui alla lettera a)
  4. acquisizione di certificazioni ambientali

Per i progetti di investimento volti al miglioramento della sostenibilità energetica dell’impresa, sono, inoltre, ammissibili le spese aventi ad oggetto servizi di consulenza diretti alla definizione della diagnosi energetica di cui al decreto legislativo 4 luglio 2014 n. 102, nei limiti del 3% dell’importo complessivo delle spese ammissibili e a condizione che l’effettuazione della diagnosi non costituisca un adempimento obbligatorio per l’impresa ai sensi della normativa di riferimento.

A CHI SI RIVOLGE

Le agevolazioni sono concesse alle micro, piccole e medie imprese (PMI) che alla data di presentazione della domanda devono:
 

  • essere regolarmente costituite, iscritte e «attive» nel registro delle imprese
  • essere nel pieno e libero esercizio dei propri diritti, non essere in liquidazione volontaria e non essere sottoposte a procedure concorsuali
  • non essere già in difficoltà al 31 dicembre 2019, fatte salve le deroghe previste per le micro e piccole imprese dalla disciplina in materia di aiuti di riferimento
  • trovarsi in regime di contabilità ordinaria e disporre di almeno due bilanci approvati e depositati presso il registro delle imprese ovvero aver presentato, nel caso di imprese individuali e società di persone, almeno due dichiarazioni dei redditi
  • essere in regola con le disposizioni vigenti in materia di normativa edilizia e urbanistica, del lavoro, della prevenzione degli infortuni e della salvaguardia dell'ambiente ed essere in regola in relazione agli obblighi contributivi
  • aver restituito somme dovute a seguito di provvedimenti di revoca di agevolazioni concesse dal Ministero
  • non aver effettuato, nei due anni precedenti la presentazione della domanda, una delocalizzazione verso l'unità produttiva oggetto dell'investimento
  • non trovarsi in una delle situazioni di esclusione previste dall’art. 5, comma 2, del DM 10 febbraio 2022.

COSA FINANZIA

I programmi di investimento devono:
 

  • prevedere l'utilizzo delle tecnologie abilitanti afferenti al piano Transizione 4.0. e l'ammontare di tali spese deve risultare preponderante rispetto al totale dei costi ammissibili del programma
  • essere diretti all'ampliamento della capacità alla diversificazione della produzione, funzionale a ottenere prodotti mai fabbricati in precedenza o al cambiamento fondamentale del processo di produzione di un'unità produttiva esistente ovvero alla realizzazione di una nuova unità produttiva
  • essere realizzati presso un'unità produttiva localizzata nel territorio nazionale
  • rispettare le seguenti soglie di importo delle spese ammissibili:
    • nel caso di programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Molise, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia e Sardegna, spese ammissibili non inferiori complessivamente a 500 mila euro e non superiori a 3 milioni di euro e, comunque, all'80% del fatturato dell'ultimo bilancio approvato e depositato
    • nel caso di programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, spese ammissibili non inferiori complessivamente a un milione di euro e non superiori a 3 milioni di euro e, comunque, all'80% del fatturato dell'ultimo bilancio approvato e depositato
  • essere avviati successivamente alla presentazione della domanda
  • prevedere un termine di ultimazione non successivo a dodici mesi dalla data del provvedimento di concessione delle agevolazioni.

Per i programmi caratterizzati da un particolare contenuto di sostenibilità, sono previsti specifici criteri di valutazione, che consentono all'impresa proponente di conseguire un punteggio aggiuntivo nell’ambito dell’attività di valutazione dell’istanza prevista per l’accesso alle agevolazioni.

ATTIVITÀ ECONOMICHE AMMESSE

Sono ammesse le attività manifatturiere, ad eccezione delle attività connesse ad alcuni settori caratterizzati da limitazioni derivanti dalle disposizioni europee di riferimento (siderurgia; estrazione del carbone; costruzione navale; fabbricazione delle fibre sintetiche; trasporti e relative infrastrutture; produzione e distribuzione di energia, nonché delle relative infrastrutture) o a programmi di investimento che, arrecando un danno significativo agli obiettivi ambientali definiti a livello europeo, non garantiscono il rispetto del principio DNSH (Do No Significant Harm, "non arrecare un danno significativo").
Sono inoltre ammesse le attività di servizi alle imprese elencate nell’allegato 4 del decreto 10 febbraio 2022.

LE AGEVOLAZIONI

Le agevolazioni sono concesse, ai sensi e nei limiti di quanto previsto dalla sezione 3.13 del Temporary framework, nella forma del contributo in conto impianti, a copertura di una percentuale nominale massima delle spese ammissibili determinata in funzione del territorio di realizzazione dell'investimento e della dimensione delle imprese beneficiarie. In particolare:
 

  • per i programmi di investimento da realizzare nei territori delle Regioni Calabria, Campania, Puglia, Sicilia, il contributo massimo è pari al 60% delle spese ammissibili per le imprese di micro e piccola dimensione e al 50% per le imprese di media dimensione
  • per i programmi di investimento da realizzare nei territori delle regioni Basilicata, Molise e Sardegna, il contributo massimo è pari al 50% delle spese ammissibili per le imprese di micro e piccola dimensione e al 40% per le imprese di media dimensione
  • per i programmi di investimento da realizzare nelle Regioni Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino Alto-Adige, Umbria, Valle d’Aosta e Veneto, il contributo massimo è pari al 35% per le imprese di micro e piccola dimensione e al 25% delle spese ammissibili per le imprese di media dimensione

TERMINI E MODALITÀ DI PRESENTAZIONE DELLE DOMANDE

Le agevolazioni sono concesse sulla base di una procedura valutativa con procedimento a sportello. Le domande di agevolazione devono essere presentate, esclusivamente per via telematica, attraverso l’apposita procedura informatica messa a disposizione sul sito internet del Soggetto gestore Invitalia SpA.
Con Decreto direttoriale 12 aprile 2022 sono disciplinati termini e modalità di presentazione delle domande:
 

  • a partire dalle ore 10.00 del 4 maggio 2022 è possibile, attraverso la procedura informatica raggiungibile sul sito del Gestore, procedere alla compilazione della domanda; 
  • dalle ore 10.00 del 18 maggio 2022 le domande compilate potranno essere inviate.

LA NOTA DELL’ESPERTO Turnover aziendale: cos’è e come ridurlo con il welfare. Strategie e soluzioni per rispondere a nuove esigenze lavorative e ridurre tutti i tipi di turnover aziendale

Per turnover aziendale nell’ambito del mondo del lavoro e delle risorse umane, s’intende il flusso di personale che transita, in ingresso e in uscita, all’interno di un’azienda. Non tutti i tipi di turnover però sono uguali e soprattutto è bene sapere che, in un mondo del lavoro in continua trasformazione, anche per via della pandemia, il welfare aziendale può dare un importante contributo alla riduzione.

 

Le tipologie di turnover possono essere diverse:

  • turnover fisiologico, quando è legato a processi naturali come pensionamenti, licenziamenti e assunzioni e che possono perciò essere programmati dall’azienda;
  • turnover patologico invece si ha quando la rotazione del personale raggiunge livelli alti e dannosi, per problematiche interne e spesso riconducibili a questioni di clima aziendale/organizzativo o a errate politiche aziendali. Dai salari troppo bassi alla mancanza di benefit adeguati, sino ad ambienti di lavoro stressanti e poco motivanti.

Fattori estremamente importanti per ogni HR, imprenditore e manager, utili a fotografare il livello di attrattività di un’organizzazione, ossia il cosiddetto employer branding, ma anche a rintracciare i segnali di possibili disagi interni su cui intervenire, soprattutto alla luce dell’attuale scenario post-pandemico.

È evidente che la pandemia ha rimesso oggi in discussione alcuni equilibri e priorità in ambito professionale, facendo emergere nei lavoratori nuove sensibilità in materia di sicurezza sia verso i luoghi di lavoro, intesi come spazi, ma anche sicurezza nel rapporto di fiducia con la propria azienda.

Sono nate nuove esigenze, si dà maggiore priorità al proprio benessere e si è più selettivi nel valutare la reputazione di un’azienda e i benefit che questa mette a disposizione.

A ciò si affianca anche una ripresa del mercato del lavoro che apre maggiori opportunità. Agire dunque in questa fase con iniziative di employer branding capaci di aumentare l’appeal dell’azienda come posto di lavoro desiderabile per i candidati, può evitare un tasso di abbandono alto, facendo in modo che:

  • dipendenti e collaboratori siano soddisfatti, coinvolti e motivati;
  • i talenti si sentano trattenuti e valorizzati;
  • ci sia maggiore trasparenza e si instauri un rapporto di fiducia tra azienda e risorse;
  • si possa contribuire al raggiungimento degli obiettivi aziendali, migliorando le performance.

 

Come favorire il benessere organizzativo? Il welfare aziendale, ancora di più nel corso degli ultimi anni, ha giocato e continua a giocare un ruolo cruciale, rappresentando un ottimo modo per rendere l’azienda un “great place to work”, ovvero un posto piacevole dove lavorare.

Oltre alla costruzione di piani aziendali e piattaforme su misura adatte alle diverse esigenze, un grosso contributo arriva dai fringe benefit.

Stando infatti all’Osservatorio Edenred 2021, questi si confermano tra i servizi più richiesti, come Buoni Acquisto e Gift Card, complice in particolare il Decreto Agosto (Decreto-legge 14 agosto 2020, n. 104, art.112) che ne aveva raddoppiato il limite di detassazione per l’anno fiscale 2020 e in seguito anche per il 2021, sostenendo così i consumi delle quote di welfare aziendale.

Grazie ai fringe benefit, infatti, i collaboratori possono decidere di fare ogni genere di shopping, la spesa quotidiana e persino il rifornimento di carburante, avendo così un supporto concreto nella gestione della quotidianità.

Un’azienda che si prende cura dei dipendenti offrendo diversi benefit aziendali dedicati al benessere fisico, alla salute, alla cultura e al tempo libero è un’azienda inclusiva, capace di prendersi a cuore le sue persone, realizzando soluzioni che mettano ognuno nella condizione di dare il meglio di sé, migliorando quindi le performance.

Allo stesso modo anche i buoni pasto influiscono positivamente nel ridurre il turnover, non solo perché offrono un ulteriore sostegno al reddito, ma anche perché danno la possibilità di fare un break, scoprire nuove cucine e creare allo stesso tempo momenti di condivisione tra colleghi durante la pausa pranzo, fuori dall’ufficio.

 

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La Danimarca vuole creare un’etichetta ambientale per il cibo: è il primo Paese a farlo

Lo scorso 16 aprile Rasmus Prehn, ministro per il Cibo, l’agricoltura e la pesca della Danimarca ha annunciato un’iniziativa che pone il paese all’avanguardia nella lotta ai cambiamenti climatici: lo stanziamento di 1,2 milioni di euro per finanziare lo studio di un’etichetta ambientale degli alimenti, nell’ambito di un progetto che durerà fino alla fine del 2022. Di questo genere di etichette che indicano l’impatto ambientale si parla da tempo, e al momento sono in corso diverse sperimentazioni, ma nessun paese, finora, aveva mai tradotto le intenzioni in gesti concreti, sponsorizzati dai governi.

Lo fa ora la Danimarca, per venire incontro al desiderio dei cittadini di fare scelte più green che è stato espresso da sei danesi su dieci in un recente sondaggio pubblico. L’iniziativa si inserisce in un solco che ha già vissuto alcuni passaggi importanti. Per esempio, l’anno scorso per la prima volta l’impronta della CO2 è entrata a far parte delle linee guida nutrizionali, con l’invito ad aumentare il consumo di alimenti vegetali e a diminuire quello di carne. Secondo i calcoli fatti, se i danesi di età compresa tra i 6 e i 64 anni seguissero quelle linee guida, potrebbero diminuire la propria impronta di carbonio tra il 31 e il 54%. Ma aderire a questo consiglio non è affatto facile, senza un aiuto: in un’altra indagine che ha coinvolto oltre 1.100 cittadini, solo due persone hanno espresso valutazioni corrette su otto alimenti comuni, mentre tre su quattro hanno ammesso di essere in difficoltà in questo genere di giudizi. Da qui l’esigenza delle etichette ambientali.

I risultati dei lavori dovrebbero essere resi noti prima della fine dell’anno, in linea con gli obiettivi europei per le emissioni zero entro il 2050. Ma c’è anche un’altra motivazione che ha spinto il governo ad agire, sottolineata in un articolo di FoodNavigator: la volontà di evitare che compaiano sul mercato etichette ambientali differenti, che confonderebbero i consumatori e, in definitiva, sarebbero controproducenti. Ne sono state infatti già proposte di vario tipo. C’è l’Eco-Score, che utilizza una scala a cinque lettere, dalla A alla E, e cinque colori, dal rosso al verde, focalizzato sul consumo di risorse necessarie a produrre un certo alimento. C’è anche il Planet-Score, anch’esso con una scala di cinque lettere e cinque colori, incentrato sui pesticidi, sulla biodiversità, sul clima e sul benessere animale. Entrambe le etichette sono state messe a punto in Francia. Oltre a queste ce n’è anche una proposta da Foundation Earth, con il contributo di multinazionali come Nestlé e Tyson Food, ed è probabile che nei prossimi mesi ne siano suggerite di analoghe in altri paesi.

Esistono diversi tipi di impatto ambientale, e molteplici modi per quantificarli: la questione è dunque assai complessa, e si presta a interpretazioni differenti. Per questo, l’unico modo per evitare la proliferazione delle etichette ambientali sarebbe adottare un modello unico a livello comunitario. Per ora però la Commissione Europea non sembra intenzionata a muoversi in questa direzione, né a rendere obbligatoria l’etichetta ambientale. Anche in Danimarca sarà comunque su base volontaria, e i rivenditori si sono detti generalmente d’accordo, a patto che il sistema sia credibile e chiaro. Secondo le previsioni, grazie ai due provvedimenti – linee guida ed etichette – l’impronta dei danesi diminuirà del 70% entro il 2030, per quanto riguarda il cibo. 

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