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Allerta per i semi di sesamo: la lista dei 90 prodotti richiamati e ritirati per l’ossido di etilene

Dal 23 ottobre in Italia, quotidianamente o quasi, continuano ad accumularsi richiami e ritiri di semi di sesamo provenienti dall’India con livelli di ossido di etilene oltre i limiti previsti dalla legge e prodotti che li contengono. Sono già stati ritirati dal mercato più di 90 prodotti tra mix con semi e cereali, legumi, frutta secca ed essiccata, prodotti da forno dolci e salati, piatti pronti e snack, olio e salse, sia convenzionali che biologici.

L’allarme è partito dal Belgio tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, provocando richiami in tutta Europa: si stima che nella sola Francia siano stati richiamati 1.500 lotti di prodotti. Tuttavia sono passati quasi due mesi prima che in Italia scattassero i primi provvedimenti, che da allora si sono susseguiti senza tregua. Di seguito riportiamo la lista completa dei prodotti richiamati e/o ritirati per la presenza di sesamo contaminato pubblicati dal ministero della Salute e dalle catene di supermercati.

Semi di sesamo:

  • Semi di sesamo decorticati Naturviva (Maxi Di)
  • Semi di sesamo decorticati biologici Bio (In’s)
  • Semi di sesamo (sesamo seeds hulled) TRS Asia’s Finest Foods
  • Semi di sesamo (500 g e 5 kg) Bongiovanni
  • Semi di sesamo bio Molino Rossetto(avviso 2– avviso 3)
  • Semi di sesamo bio Forlive
  • Semi di sesamo bio Padovana Macinazione
  • Semi di sesamo sfusi biologici Carrefour
  • Semi di sesamo biologici Nuova Terra
  • Semi di sesamo biologici Pam & Panorama
  • Semi di sesamo bio (in vaschetta) Cerreto – Amanti del biologico
  • Semi di sesamo biologici Carrefour Bio
  • Semi di sesamo bio Cerreto – Amanti del biologico
  • Semi di sesamo biologici Selex
  • Sesamo dorato Zorzi dal 1828
  • Sesamo decorticato (Sesam geschalt) Fuchs – Naturkost
  • Semi di sesamo decorticati Happy Harvest(Aldi)
  • Semi di sesamo Dalla Buona Terra Pedon
  • Semi di sesamo Bondis

Mix di semi:

  • Mix per pane Verso Natura Bio Conad
  • Mix di semi per le tue ricette bio Nuova Terra
  • Semi di lino, di zucca, di girasole, di sesamo, di bacche di goji bio Linwoods
  • Mix di semi per insalata bio Pam & Panorama
  • Mix di semi per pane bio Cerreto – Amanti del biologico
  • Miscela di semi biologici Carrefour Bio
  • Mix per insalate girasole, sesamo, zucca bio Cerreto – Amanti del biologico
  • Mix di semi bio Cerreto – Amanti del biologico
  • Mix di semi biologico Verdemio(Sigma)
  • Semi con mirtilli morbidi per insalata Supermix Pedon

Barrette, muesli e cereali da colazione:

  • Barrette combo 2 ricoperte di cioccolato sesamo e girasole, sesamo e lino, sesamo e canapa San Marco Fit Me Well
  • Barrette combo 1 semi di sesamo, sesamo e zucca, sesamo e chia San Marco Fit Me Well
  • Barrette muesli e cereali alla nocciola senza zuccheri aggiunti Crownfield
  • Muesli con fiocchi di farro (Dinkelflocken muesli) Fuchs – Naturkost

Prodotti da forno e dolci:

  • Grissini rustici biologici In’s Mercato
  • Grissino rustico con segale, semi di lino e girasole MD
  • Grissino rustico semi di girasole, lino e sesamo Biscopan
  • Pan rustico grissini Biscopan
  • Pan rustico gallette Biscopan
  • Panetti rustici Via Verde Bio Primia(Basko e Tigros)
  • Bio grissini multicereali Natura Felice(Aldi)
  • Grissini al sesamo Gecchele
  • Panriso integrale 4 cereali e quinoa Riso Scotti
  • Pansemi Senatore Cappelli Sottolestelle
  • Croccantini assortiti sesamo e arachidi Quaranta
  • Soffioni di riso integrale e sesamo bio Ecor
  • Grissini al sesamo a marchio Penny
  • Croccantini assortiti sesamo e arachide Crai
  • Croccante spezzato con sesamo Crai
  • Cracker di farro al sesamo bio Poggio del Farro
  • Pane ai cereali e semi senza glutine BeneSì Coop
  • Pane bauletto integrale forza 10 multicereali e semi Yukybio
  • Fette biscottate cereali e semi bio Sapori & Piaceri
  • Croccantella multicereali Pavef
  • Farfalla schiacciatine multicereali Pavef(avviso 2– avviso 3)
  • Schiacciatina croccante multicereali Pavef(avviso 2)
  • Panetti con mix di semi biologici Pam Panorama
  • Croccante con sesamo Il Viaggiator Goloso
  • Croccante con sesamo Crownfield Limited Edition(Lidl)
  • Bacchette ai 7 cereali Fata Morgana
  • Casarecci ai 7 cereali Forneria Mago Merlini
  • Pane rustico ai semi senza glutine Céréal
  • Danesi con segale integrale e semi vari Daily Bread
  • Cornetti 5 cereali ai frutti di bosco Toulon Croissanteria (avviso 1– avviso 2)
  • Cornetto 5 cereali vuoto San Giorgio
  • Fagotto vegano cereali antichi frutti rossi San Giorgio
  • Cornetto 5 cereali ai frutti rossi San Giorgio
  • Cornetto ai 5 cereali al miele San Giorgio
  • Demi baguette finlandese San Giorgio
  • Salatini mix San Carlo
  • Focaccine ai cereali antichi all’olio extravergine Il Panificio di Camillo
  • Buns cereali antichi con lievito madre e topping di semi vari Il Panificio di Camillo
  • Barretta multicereali con topping di semi vari New Catering
  • Pane multicereali con lievito madre in purezza e semi macerati nello yogurt precotto su pietra Il Panificio di Camillo
  • Maxiburger gourmet con lievito madre e topping di semi vari Il Panificio di Camillo e New Catering
  • Barra con cereali e con semi Bassini 1963
  • Focaccia con cereali e con semi Bassini 1963
  • Barra con cereali e con semi Bassini 1963
  • Panino hamburger con cereali e con semi Bassini 1963
  • Panino tondo con topping cereali e semi Bakery
  • Panino tondo con grano saraceno e topping cereali e semi Bakery(avviso 2)
  • Olio di sesamo:
  • Olio di semi di sesamo bio Baule Volante
  • Olio di semi di sesamo bio Econature
  • Olio di semi di sesamo biologico Ethnos
  • Olio di semi di sesamo (250 ml) Crudolio
  • Olio di semi di sesamo (500 ml) Crudolio
  • Olio di semi di sesamo Germinal
  • Olio di semi di sesamo (500 ml) Yes Organic
  • Olio di semi di sesamo Fior di Loto
  • Olio di semi di sesamo Bene bio
  • Olio di semi di sesamo (250 ml) Yes Organic

Altri prodotti:

  • Hummus di ceci bio I Freschi per Te Saclà
  • Preparato per pane 7 cereali Ruggeri
  • Hummus di ceci Saclà (avviso 1– avviso 2)
  • Condimento al sesamo Kikkoman
  • Baguette Praga & Cheddar Grab&Go
  • Cereali e piselli con semi di sesamo I Salvaminuti Pedon
  • Quinoa e lenticchie con semi di sesamo I Salvaminuti Pedon

Vini e spumanti i più colpiti dai limiti a Natale e Capodanno

Il taglio dei brindisi delle festività natalizie e di fine anno a tavola per effetto del coprifuoco, della chiusura dei ristoranti e dei limiti ai festeggiamenti nella case rischia di dare il colpo di grazia ai consumi di vino e spumanti che nel 2020 fanno registrare un crollo fuori casa del 38% per una perdita complessiva di quasi 230 milioni di euro. Le feste di fine anno fanno registrare tradizionalmente il massimo di domanda di spumanti e vino ma a pesare oltre al lockdown in Puglia per 20mila ristoranti e locali pubblici sono soprattutto il divieto alle feste private e ai tradizionali veglioni ma anche i limiti posti agli spostamenti, dal coprifuoco e l’invito ad evitare gli assembramenti a tavola. Il settore del vino e degli spumanti è quello più colpito a tavola dalle limitazioni dei festeggiamenti anche nelle case con gli italiani che dovranno dire addio ai pranzi e cenoni da 9 persone in media che hanno segnato il Natale ed il Capodanno nel 2019.

Gli effetti dell’emergenza Covid si ripercuotono sul mondo del vino che per la prima volta in 30 anni in Puglia registra una frenata anche dell’export con un calo dello 0,2% in valore nei primi sei mesi del 2020 con una storica inversione di tendenza, considerato che fino a marzo le esportazioni dei vini pugliesi segnavano +20% rispetto allo stesso periodo del 2019.

Il successo dei vini di Puglia è il risultato di un mix vincente di fattori che partono dalle potenzialità del terroir e delle varietà autoctone passando per le capacità imprenditoriali dei vitivinicoltori pugliesi che hanno portato al boom dei rosati pugliesi, che con un balzo del 17% risultano i più venduti, al secondo posto della classifica di gradimento, seguono solo i rosè della Provenza. La Puglia si sta imponendo anche con gli spumanti, dove grande è la capacità di innovazione dei produttori pugliesi che hanno puntato, soprattutto, sulla distintività e sul legame con il territorio e la cultura locale per vincere la competizione sul mercato globale, facendo concorrenza a territori storicamente imbattibili. La popolarità a internazionale di eccellenze varietali uniche quali Primitivo, Negroamaro, Susumaniello e Nero di Troia, con il successo di vini DOP quali il Primitivo di Manduria, il Salice Salentino e il Castel del Monte, per citarne solo alcuni, hanno fatto del settore vitivinicolo pugliese il riferimento per vocazione, capacità di raccontare e promuovere al meglio il territorio, innovazione e grande propensione all’internazionalizzazione.

Il Covid ha inferto un colpo pesante al settore che si aggiunge a quello derivante da blocchi o limitazioni di altre attività che sono direttamente o indirettamente connesse al consumo di vino, come feste, matrimoni, convegni, congressi, fiere e spettacoli.

Lavoro: 61% imprese ha perso ordini e clienti nel 2020

Il 61% delle imprese ha registrato un calo importante degli ordini o ha perso clienti per la frenata dell’economia e l’incertezza crescente generate dell’emergenza Covid con una pesante pressione sulla tenuta dei livelli occupazionali. E’ quanto emerge da una indagine dell’Unione europea delle cooperative (Uecoop) su un campione nazionale di imprese in riferimento all’ultimo Report Istat sulle prospettive dell'economia italiana che stima una riduzione del 10% delle unità di lavoro annuali nel 2020 e un tasso di disoccupazione in salita all’11% nel 2021.

A pesare è il taglio delle commesse che ha riguardato più di 6 imprese su 10 (64%) con anche la perdita clienti storici e consolidati, secondo l’indagine Uecoop. Una situazione preoccupante che genera incertezza per il futuro e frena l’attività delle imprese – sottolinea Uecoop – con la sospensione degli investimenti e dei possibili potenziamenti di organico. Oltre 4 imprese su 10 (44%) non credono che l’Italia potrà riprendersi e recuperare prima di un anno i posti di lavoro persi, continua l’indagine di Uecoop.

I dati sul lavoro – sottolinea Uecoop – sono il sintomo di una sofferenza sociale ed economica che colpisce imprese e famiglie mettendo a rischio il sistema economico nazionale. L’evolversi della situazione sta mettendo a dura prova la resilienza delle oltre 80mila cooperative italiane che – conclude Uecoop – offrono lavoro a più di 1 milione di persone dall’agroalimentare alla scuola, dalle costruzioni alla logistica, dal commercio all’informatica, dall’assistenza sociale ai servizi di sicurezza e vigilanza generando un fatturato annuo che supera i 150 miliardi di euro.

Ordinare il pranzo a domicilio

Altroconsumo ha realizzato un’inchiesta sulla sicurezza alimentare e l’efficienza del servizio delle principali piattaforme di food delivery. La rivista si è messa nei panni di normali utenti e, tra giugno e agosto 2020, ha ordinato 60 piatti dai ristoranti di Milano e Torino che comparivano in lista sui siti dei principali operatori. Sono stati ordinati 13 piatti per ogni piattaforma (Deliveroo, Glovo, Just Eat e Uber Eats) e 4 per quelle locali (MyMenu e Eat in Time). La scelta si è orientata su alcune pietanze fredde e tre calde, avendo l’accortezza di precisare al momento dell’ordine un problema di allergia alla soia (per sushi, poke e riso alla cantonese) e all’uovo (per hamburger, insalata mista e kebab). All’arrivo dei piatti è stata misurata la temperatura e sono state fatte analisi nel laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta dove ha sede il CReNaRiA (Centro per la rilevazione di sostanze che provocano allergie e intolleranze negli alimenti). Oltre alla presenza di allergeni Altroconsumo ha verificato la temperatura al momento della consegna e la carica microbica di ogni piatto per valutare eventuali problemi igienici.

La rivista ha appurato quanto sia difficile per chi soffre di un’allergia utilizzare il servizio di consegna a domicilio. La lista degli ingredienti riportata nei menu non sempre compare sull’applicazione e, nella maggioranza dei casi non è stato possibile deselezionare gli ingredienti. L’altro elemento da sottolineare è che nei menu gli allergeni non sono evidenziati, come invece prevede la legge. Quanto alla possibilità di comunicare la propria allergia, ogni piattaforma fa un po’ a modo suo: c’è chi mette a disposizione uno spazio e chi  consiglia di chiamare il ristorante. Il risultato finale è che in 18 casi su 60, i piatti contenevano uova o soia come ingrediente o in tracce. L’esito non è certo entusiasmante visto che in 15 di questi si era riusciti, in un modo o nell’altro, a indicare espressamente di essere allergici, mentre negli altri tre casi non è stato possibile mettersi in contatto con il ristorante per comunicarlo.

La temperatura media rilevata per i piatti freddi è stata di 23,5 °C, che è un po’ alta: considerando che dovrebbe essere intorno ai 10°C. Per quanto riguarda i piatti caldi le cose vanno meglio visto che la metà ha registrato temperature superiori ai 50°C (la norma prevede 60°C). Il laboratorio ha ricercato anche la presenza di coronavirus sulle confezioni senza trovarlo. Alla fine per quanto attiene la sicurezza microbiologica, si contano 23 consegne giudicate insufficienti su 60, anche se è doveroso precisare che in nessun caso si sono riscontrati problemi che avrebbero potuto causare intossicazioni o disturbi di salute. La presenza di batteri è stata presa come riferimento per un giudizio di scarsa igiene e freschezza per i cibi conservati male.

Il food delivery è stato valutato anche per quanto riguarda la qualità del servizio. Altroconsumo ha fatto 130 ordini (a luglio 2020) in quattro città (Roma, Milano, Torino e Napoli) tramite l’app di sette piattaforme valutando l’assortimento, l’opportunità di scelta, l’efficienza della consegna (puntualità, condizioni delle pietanze e costi). Tra le piattaforme che operano a livello nazionale la prima in classifica è Glovo, seguita da Deliveroo, Just Eat e Uber Eats che si aggiudicano comunque un buon giudizio. Fra le minori, che collaborano con meno ristoranti nelle città oggetto dell’indagine, hanno meno filtri e costi di consegna maggiori, troviamo al primo posto Foodys, al secondo Mymenu e, infine, Eat in Time tutte e tre con giudizi inferiori rispetto alle altre.

Marcato: “Con l’Horeca chiuso si abbassano anche le serrande delle pmi alimentari”

Nuove ombre sulle pmi alimentari che, tra le grandi escluse dal Decreto Ristori, vedono nero anche il 2021: e il 70% infatti non crede di riuscire a recuperare il fatturato perso neppure tra 12 mesi.  

Vittime indirette delle nuove misure governative le pmi del food “Made in Italy” sono di fatto colpite negli affari: basti pensare che il 30% del totale del fatturato nazionale dei consumi alimentari è regolato dal consumo di pasti fuori casa. E con la chiusura di bar, ristoranti e pizzerie, pasticcerie e gelaterie vengono penalizzati anche i prodotti alimentari di piccola produzione, prodotti di altissima qualità preferiti da chef e ristoratori, prodotti che di certo non sono adatti a vivere sugli scaffali della grande distribuzione.

Un settore in ginocchio anche se si guarda alle esportazioni: con l’Europa ferma a per combattere il virus, vengono meno anche i proventi dell’export su cui fanno affidamento circa il 45% delle imprese alimentari che esportano oltre il 50% della loro produzione.

È quanto emerge dall’indagine che Confimi Industria Alimentare ha condotto intervistando i propri associati, un bacino di poco più di 3500 aziende con oltre 35.100 dipendenti.

Un campione che - in riferimento alle misure economiche messe a disposizione dal Governo – è diviso a metà: solo il 50% ha fatto richiesta dei fondi messi a disposizione, interessandosi per lo più alla tranche da 30 mila euro. Eppure, un 10% non ha ancora ricevuto la somma.

Pmi resilienti e tenaci tanto che per 3/4 hanno abbandonato l’utilizzo degli ammortizzatori sociali. Non solo, addio allo smart working per il 93% del campione rispondente.

E rimanendo sul tema occupazione, le pmi del settore alimentare non sembrano attendere il 31 marzo, data in cui termina il blocco dei licenziamenti: il 53% degli imprenditori dichiara infatti che terrà stabile l’organico, il 26% prevede perfino nuove assunzioni (per lo più per affrontare il turnover) mentre solo il 17% ha in previsione una riduzione del personale.

“Un danno economico e sociale che non sembra avere una ricetta risolutiva a breve termine” spiega Pietro Marcato presidente di Confimi Alimentare. “Dal mio osservatorio poi sto assistendo a un fenomeno insolito per la mia generazione di imprenditore, lo studio di nuove operazioni, nuove strategie e progettualità – e fin qui nulla di nuovo, sottolinea Marcato – ma in sinergia con i partner storici e fidelizzati”. “Ancora una volta – ricorda in chiusura il presidente di Confimi Alimentare – le pmi privilegiano il territorio e i rapporti umani”.

Biocosì: come diminuire l’uso della plastica e del packaging

In base a un recente studio delle università americane della California e della Georgia, in questo mezzo secolo sono stati prodotti 8,3 miliardi di tonnellate di plastica usa e getta e le previsioni dei ricercatori stimano che questa montagna crescerà fino a 34 miliardi di tonnellate nel 2050. Questo creerà inevitabilmente ingenti volumi di rifiuti plastici che impatteranno sull’intero ecosistema planetario.  

In Europa si generano 26 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, ma meno del 30% viene raccolto per essere riciclato. Una parte viene esportata per essere smaltita da paesi terzi mentre il resto va in discarica, viene incenerito oppure, nel peggiore dei casi, non viene raccolto e finisce per disperdersi nell’ambiente, inquinando soprattutto foreste, spiagge, fiumi e mari.

Nel tentativo di contrastare l’inquinamento da plastica, la Commissione europea ha adottato una strategia approvata dal Parlamento europeo nel settembre 2018. Ossia ai sensi dei nuovi piani, tutti gli imballaggi di plastica sul mercato dell’UE saranno riciclabili entro il 2030, l’utilizzo di sacchetti di plastica monouso sarà ridotto e l’uso intenzionale di microplastiche sarà limitato. La strategia sulla plastica contribuirà inoltre concretamente al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 e degli obiettivi dell’accordo di Parigi in materia di cambiamenti climatici. 

Per raggiungere questi ambiziosi obiettivi la Commissione Europea si è dotata di un documento  (A European Strategy for Plastics in a Circular Economy – 2018) secondo cui le plastiche biodegradabili nei prossimi anni giocheranno un ruolo fondamentale nella diminuzione delle plastiche di origine fossile, ipotizzando  un aumento della produzione globale da circa 2,15 milioni di tonnellate nel 2020 a circa 2,43 milioni di tonnellate nel 2024 . A livello nazionale, l’industria delle bioplastiche, nel 2018, secondo uno studio commissionato da Assobioplastiche a Plastic Consult, ha registrato, rispetto al 2017, un aumento del 21% della produzione (88.500 tonnellate) e un aumento del 26% del fatturato (685 milioni di euro).

Seguendo questo solco è nato il progetto BIOCOSÌ (Tecnologie e processi innovativi per la produzione di imballaggi 100% Biodegradabili e Compostabili per un’industria Sostenibile, economica/circolare ed Intelligente) sviluppato nell’ambito del bando della Regione Puglia Innonetwork e finanziato con circa 1,1 milioni di euro dal Programma operativo regionale Por-Fesr 2014-2020. Il progetto BIOCOSÌ ha permesso di recuperare i rifiuti caseari convertendoli in risorse da cui ottenere bioplastiche, ridisegnando in questo modo il packaging in chiave sostenibile.

I Partner del progetto sono stati ENEA, l’Università di Bari e le aziende EggPlant, CSQA, RL Engineering, Caseificio Colli Pugliesi, Compost Natura e la Rete di Laboratori Pubblici di Ricerca Microtronic, coordinata dall’Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Cnr. 

L’obiettivo del progetto BIOCOSÌ è stato quello di fornire una soluzione al problema dei reflui della filiera lattiero casearia, non più visti come rifiuto, ma come risorsa (materia prima/seconda) per la produzione di bioplastica (PHB-HV – polimero appartenente alla famiglia dei poliidrossialcanoati), 100% biodegradabile e biocompatibile, idonea ad un packaging rigido per uso alimentare e utilizzabile all’interno della stessa filiera. Ispirato ai principi dell’economia circolare, BIOCOSÌ consente un completo abbattimento degli inquinanti dell’industria lattiero casearia e la loro completa valorizzazione attraverso un processo a rifiuti zero e una “soluzione disruptive”, orientata al mercato e all’ammodernamento della filiera agro-alimentare.

In particolare i reflui generati dal settore lattiero-caseario, difficilmente smaltibili a causa dell’elevato carico inquinante, sono uno tra i maggiori problemi dell’agro-industria in Italia, sia per la diffusa presenza di caseifici sul territorio che per i grandi volumi prodotti. Secondo le stime elaborate da ISTAT e APAT in Italia, come in altri paesi con un’importante tradizione casearia, la quantità di siero di latte prodotto ogni anno è molto elevata, pari a 8 × 106 tonnellate/anno.

Tali reflui, però, se opportunamente trattati, possono costituire una fonte di ricchezza in un’ottica di economia circolare, in cui essi diventano fonte di sostanze organiche per ottenere prodotti ad alto valore aggiunto. 
La tecnologia sviluppata, tutta made in Puglia, si avvale di due processi fondamentali: recupero e valorizzazione delle componenti organiche (sieroproteine e lattosio) dai reflui lattiero caseari; produzione e lavorazione di bioplastica per l’ottenimento di un packaging rigido altamente performante (bottiglie per il latte e vaschetta per latticini) e produzione di alimenti arricchiti. I reflui dell’industria casearia vengono recuperati e trattati, mediante il processo di separazione a membrana, sviluppato dall’ENEA nel Centro Ricerche di Brindisi. Il frazionamento del siero di latte ha consentito il recupero differenziato di tutte le componenti (quali sieroproteine/peptidi, lattosio e sali minerali) fino all’acqua ultrapura. Un elemento di innovazione del progetto è legato alla sostenibilità del processo ed al suo essere in linea con i principi di economia circolare dal momento che sono state valorizzate tutte le frazioni presenti nel siero di latte. Infatti, tra le componenti presenti nel siero di latte, il lattosio, non avendo altri usi, né come integratore nutrizionale come invece ha la frazione proteica, né per l’industria alimentare come la frazione protidica, è quello più indicato a supportare la sintesi dei PHB-HV, costituendo una fonte di carbonio a basso costo.

La collaborazione con il partner EggPlant ha permesso, mediante la fermentazione del lattosio con microrganismi lattici selezionati, sia la produzione di bioplastica biodegradabile e compostabile, che la produzione di alimenti arricchiti in peptidi bioattivi con attività antipertensiva e antimicrobica.

Dunque, l’arricchimento di prodotti lattiero caseari in peptidi bioattivi, oggi ancora a livello sperimentale, potrà essere una novità del settore, trasferibile a livello commerciale e consentire di migliorare le proprietà dei propri prodotti disponibili, ampliandone la rosa dell’offerta e garantire al tempo stesso la sostenibilità ambientale delle soluzioni tecniche proposte.

La sostenibilità ambientale dell’imballaggio insieme allo studio dell’impronta ambientale di prodotto è stata valutata con metodologia innovativaPEF (Product Environmental Footprint), consentendo la misura delle prestazioni ambientali lungo il ciclo di vita dei prodotti, come da Raccomandazione 2013/179/UE della Commissione Europea del 9 aprile 2013. 
I risultati del progetto BIOCOSI’ sono rappresentati dai prototipi, utilizzabili come packaging alimentare.

Dal punto di vista economico il progetto BIOCOSI’ ci ha permesso di valutare il possibile taglio di circa il 23% del costo unitario di produzione del biopolimero (PHB-HV), grazie all’abbattimento dei costi di smaltimento dei reflui derivanti dal settore lattiero caseario, all’utilizzo del lattosio estratto dal refluo, contribuendo contemporaneamente alla riduzione dell’impatto della plastica nell’ambiente.

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