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Vino, Mipaaf: nessun cedimento alla tutela della qualità del vino italiano, nessun via libera indiscriminato a imbottigliamento fuori zona

Con la modifica introdotta al Testo unico del vino nessun via libera indiscriminato è stato concesso all'imbottigliamento fuori zona dei vini a denominazione.
Lo comunica l'ICQRF con riferimento ad alcune interpretazioni giornalistiche relative a norme sull'imbottigliamento dei vini a DO/IGT recate dal DL Semplificazione.
In particolare:
La norma contenuta all' art. 43, comma 4, lett. d), del D.L. 16 luglio 2020, n. 76, che introduce un comma 7-bis all'art. 38 della legge sul vino n. 238/16, prevede, "in caso di dichiarazione di calamità naturali ovvero di adozione di misure sanitarie o fitosanitarie, o altre cause di forza maggiore" la deroga alle regole di imbottigliamento previste dai rispettivi disciplinari esclusivamente con due, contemporanee condizioni:
a.     Che vi sia una calamità/emergenza/forza maggiore "riconosciuta dall'Autorità competente";
b.    Che tali eventi "impediscano temporaneamente agli operatori di rispettare il disciplinare di produzione".
Si tratta di due condizioni verificatesi durante il periodo di lock down e che, per una gestione futura di emergenza, che nessuno si augura debba essere vissuta di nuovo, necessitano di una previsione normativa.
Il principio della deroga, peraltro, è già contenuto nell'art. 38 della predetta legge 238/16 "testo unico del vino": il comma 8 dell'art. 38 della legge 238 recita: "8.  In casi eccezionali, non previsti dalla vigente normativa, su istanza motivata dell'interessato può essere consentito il trasferimento delle partite di mosti e di vini di cui al comma 7 al di fuori della zona di produzione delimitata, previa specifica autorizzazione rilasciata dal Ministero."
Con l'introduzione della specificazione che le deroghe possono riguardare anche l'imbottigliamento, la legislazione nazionale si premunisce di uno strumento emergenziale, specie in caso di futuri lock down che, si ribadisce, ci si augura mai debba essere applicato. In ogni caso, nell'infausta previsione che la norma sia necessaria, il Ministero dovrà puntualmente accertare il verificarsi di entrambe le condizioni suddette, consentendo eccezionalmente la procedura in deroga soggetta a verifica e ad autorizzazione ministeriale.
Infine l'ICQRF comunica che la norma sarà, come di consueto accade, oggetto di specifica, imminente circolare da parte del Ministero: nessun "libera tutti" o "smantellamento del sistema delle DOC", quindi, ma il prudente premunirsi per future emergenze.

Formaggi semiduri, cresce il peso imposto

I formaggi semiduri o semistagionati e i pecorini costituiscono il cuore del grande patrimonio caseario italiano in termini di varietà e ricchezza. Ciascuno non fa i volumi delle due grandi Dop stagionate o della mozzarella, però il loro ruolo è decisivo, in Italia e all’estero, proprio per la capacità di esprimere le tradizioni dei diversi territori. Difficilmente le specialità di questa tipologia si considerano una commodity e il consumatore è spesso disposto a pagare un prezzo più alto per avere un prodotto di qualità. Queste caratteristiche hanno determinato anche una particolarità sul fronte delle strategie adottate dal trade. Diversamente da quanto accade con altre preparazioni casearie, la parte del leone in questo mercato la fa tuttora il banco gastronomia. Con 64.342.590 kg (dati Nielsen, a.t. marzo 2020) i formaggi semistagionati a peso variabile rappresentano la quota maggioritaria del mercato, mentre quelli a peso imposto sono circa la metà (32.809.910 kg). Ci sono poi casi ancora più significativi, come per esempio il Pecorino Romano Dop, che negli iper e nei super vende tuttora al banco l’87% dei suoi volumi. Questa particolarità si deve alla necessità di questi prodotti, spesso tipici e locali, di essere “raccontati” dall’addetto alla vendita nelle loro peculiarità. Una necessità che però spesso non è assolta pienamente dalle grandi superfici della distribuzione moderna, per loro natura focalizzate su uno stile di vendita più impersonale. A causa del diffondersi di uno stile di acquisto più focalizzato sul time saving, però, formaggi venduti al banco servito sono da tempo soggetti a una fase di contrazione. Inoltre, questo tipo di vendita ha risentito in maniera particolare dell’emergenza Covid, che ha portato i consumatori a evitare il banco per ridurre gli assembramenti e ottimizzare ulteriormente il tempo della spesa. Anche nel mercato dei semiduri, quindi, la tendenza dell’ultimo anno, acuitasi per le esigenze di distanziamento sociale, è stata, nella distribuzione moderna in particolare, quella di una crescita delle vendite a peso imposto (+1,2% a volume) a fronte di un decremento del peso variabile (-3,4% a volume). Nello stesso periodo, il canale che ha ottenuto i risultati migliori è quello dei discount, dove i formaggi semistagionati a peso imposto hanno registrato un incremento a volume del 7,2%.

AAA Cercasi segni più per l'export alimentare italiano

Sparuti segni “più” quelli registrati dall’Istat circa le esportazioni dei prodotti alimentari italiani. Segnali incoraggianti solo se si prende in considerazione che, i dati, riguardano (anche) i primi mesi successivi al lockdown. 
Il periodo è stato – e continua a essere - sicuramente molto difficile per le nostre aziende, ma la sensazione è che la ripresa sia partita con uno slancio interessante. Il made in Italy alimentare tiene bene soprattutto sui suoi prodotti più distintivi. 
La pasta, ad esempio, ha fatto registrare un +21% sulle vendite all’estero: 97mila tonnellate esportate in più rispetto al 2019. Di queste, ben 72 mila destinare al mercato Ue.  Quella che a maggio Coldiretti aveva definito “una fiammata” che difficilmente si sarebbe confermata nei mesi successivi sembra invece essere una tendenza che resiste.
In ripresa, doveroso un forse, anche l’esportazione del vino italiano, che sui mercati extra Ue nel primo quadrimestre del 2020 fa registrare un incoraggiante +5,1%, nonostante i due mesi di lockdown che hanno investito più o meno tutto il mondo. A trainare le vendite del vino nei Paesi extra UE sono gli Stati Uniti (dove, nei primi due mesi dell'anno, l'export aveva fatto registrare un +40%). 
Ora dobbiamo vedere se questa tendenza verrà confermata anche perché, il segno positivo, potrebbe essere ascritto a ordinativi sì consegnati in questo periodo ma emessi prima del fermo dettato dal virus.
Nonostante i numeri d’incoraggiamento vorrei ribadire – per non essere frainteso - che è sbagliato pensare che a causa della mancata chiusura delle produzioni alimentari il settore abbia sofferto di meno.  
Il danno maggiore – notevole anche la riduzione della produttività degli stabilimenti per mettere giustamente in sicurezza i lavoratori - deriva dalla chiusura di luoghi come ristoranti, bar, hotel nel periodo del lockdown. Attività ancora in sofferenza, non solo per gli spazi ricettivi ridotti, ma anche per via dallo smart working che tiene a casa milioni di impiegati pubblici e privati: in Italia, il consumo di pasti fuori casa vale circa 80 miliardi di euro, un terzo del fatturato se pensiamo al totale di 250 miliardi di consumi alimentari. 
E nella situazione di emergenza si genera – mediaticamente – una sorta di gara per assegnare il premio a chi ha sofferto di più. Al contrario, da imprenditori del settore non possiamo che fare una riflessione: sarebbe interessante capire quali realtà imprenditoriali potranno reagire più agevolmente. 
Forse le grandi aziende specializzate nella vendita alla grande distribuzione? Che però le previsioni vedono in crisi da settembre per via di un calo del potere di acquisto dovuto all’impoverimento delle famiglie. 
Che siano invece le filiere di qualità, eccellenze del Made in Italy, inizialmente le più colpite ma oggi nuovamente trainate dalla riapertura dei mercatiinternazionali e dal ritorno degli avventori nei ristoranti e dal miglioramento del flusso turistico estero? Una sola certezza, al momento nessuno prospera. 
Dall’altro lato della medaglia, i consumatori dello stivale sembrano privilegiare i prodotti nostrani: secondo Nielsen infatti l’l'82% degli italiani ha un carrello della spesa con prodotti del tricolore. 
Sempre secondo i dati raccolti, il mercato interno di prodotti alimentari ha raggiunto il valore record di 7,1 miliardi, pari al 25% degli alimenti sugli scaffali. 
Per non lasciare parole sospese e dargli spessore facciamo qualche esempio: il manzo italiano si è affermato a discapito di quello inglese, crollati del 38%; ha perso anche lo champagne francese, che registra un meno 24%; segno negativo anche per la frutta esotica come il mango in calo del 40%.
Ma torniamo a noi, esportazioni dicevamo. Il primo grido d’allarme è di pochi mesi fa, aprile. L’export infatti segnava un calo a doppia cifra, frutto tra le altre cose, dell’effetto criminalizzazione del prodotto italiano. Tra chi richiedeva certificati virus-free e chi bloccava le merci in transito facendole deperire, si è generata una paura scientificamente infondata che ha creato un’onda d’urto tale da figurare come campagna contro i prodotti alimentare italiani che pure non avevano nessun ruolo nella trasmissione del virus. Paure placate solo dall’intervento dell’Efsa e simili organismi internazionali che hanno dichiarato illegittime tali accuse.
Eppure, il danno è fatto.
Pietro Marcato Presidente Confimi Industria Alimentare 

Il pugliese Tatone nuovo VicePresidente di Confimi Industria Alimentare

Alessandro Tatone, barese, 52 anni, Presidente di Equity Puglia, una lunga esperienza commerciale alle spalle nel settore del food,   Presidente di Confimi Industria Alimentare Bari, è il nuovo Vicepresidente nazionale di Confimi Industria Alimentare, la verticale che rappresenta le aziende del settore agroalimentare associate alla Confederazione dell’Industria Manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata (Confimi Industria). La nomina è stata formalizzata al termine della Giunta nazionale convocata dal Presidente Pietro Marcato, che ha chiesto al suo nuovo Vicepresidente un impegno speciale per lo sviluppo della Categoria nel centro/sud del nostro Paese.

“È per me un grande onore, afferma Tatone, ma soprattutto una nuova sfida, che accetto con tanto entusiasmo. Confimi, anche grazie al forte impegno del Presidente Paolo Agnelli, è cresciuta tanto in poco tempo in autorevolezza e in concretezza e nel settore alimentare la Confederazione ha ampi margini di sviluppo, soprattutto nel Mezzogiorno”.

“Due saranno su tutte le priorità della nostra azione, condivise col Presidente Marcato e con tutta la Giunta di Confimi Alimentare, dichiara Alessandro Tatone, da una parte la rinforzata presenza sui mercati esteri per consolidare il nostro made in Italy, dall’altra restituire il giusto ruolo nella   catena della creazione del valore alle nostre produzioni di eccellenza”. Confimi Industria Alimentare si rafforza e dà il benvenuto a tre nuovi componenti. Entrano in Giunta (oltre a Tatone) Sergio Valenzano della Naturagri Società Agricola srl e in rappresentanza di Confimi Basilicata e Alessandro Greppi di Primavera Food in rappresentanza di Confimi Piemonte. Pietro Marcato presidente della categoria alimentare di Confimi Industria aggiunge dunque al board un nuovo vicepresidente: alla figura di Riccardo Boscolo si aggiunge proprio quella di Alessandro Tatone con delega al Sud.  
“Un ampliamento necessario e voluto” sottolinea il presidente Pietro Marcato “per dare maggior forza e rappresentatività a uno dei settori trainanti della nostra economia, portato spesso in palmo di mano dai Governi, valorizzato all’estero ma spesso poco unito al suo interno”. “Fare rete, ha ricordato Marcato , è proprio quello che la categoria si propone di fare, a partire dal mettere a sistema le differenti esperienze territoriali”.
Nel periodo estivo la Giunta lavorerà per elaborare progetti con ricadute sulle imprese del settore e produrrà osservazioni sui prossimi provvedimenti legislativi in uscita. In autunno poi la categoria sarà chiamata a rinnovare le proprie cariche.

CSQA attesta la sostenibilità delle mele VOG Products

VOG Products ha scelto la sostenibilità per i propri fornitori di mele adottando il GLOBALG.A.P. Farm Sustainability Assessment. Si è concluso infatti con successo il processo di valutazione, da parte di CSQA inerente la verifica della sostenibilità nelle aziende agricole. Un progetto di grande portata con ricadute importanti sul territorio e la comunità locale, un ulteriore passo verso il miglioramento che abbraccia temi di grande attualità come la pianificazione della solidità economica a lungo termine, la protezione dalla diffusione di specie e organismi invasivi; il divieto di utilizzo di fitofarmaci; la tutela delle aree protette; il monitoraggio delle emissioni di gas serra e l’ottimizzazione dei periodi di raccolta dei prodotti.

A questi si aggiungono aspetti di sostenibilità sociale, tra i quali vi sono quelli legati alla prevenzione della discriminazione dei lavoratori e loro sicurezza; contratti di lavoro in conformità alle leggi nazionali; il divieto di lavoro forzato; un carico di lavoro equo, salari pagati regolarmente e in linea con le normative, il divieto di utilizzo di lavoro minorile e la protezione dei lavoratori dalle attività dannose per la loro salute e per quella di altri lavoratori.

La piattaforma SAI (Sustainable Agriculture Initiative) è un'iniziativa globale per la catena del valore di alimenti e bevande con l’obiettivo di sostenere lo sviluppo dell'agricoltura sostenibile in tutto il mondo. Per raggiungere questo scopo GLOBALG.A.P. e la piattaforma SAI hanno collaborato per offrire un approccio innovativo che beneficia dell'expertise e della loro lunga esperienza sviluppando la GLOBALG.A.P. Farm Sustainability Assessment (GGFSA).

Questa nuova soluzione si basa sugli standard GLOBALG.A.P. per le colture e combina tutti i requisiti di sostenibilità dell'FSA in uno standard compatto e valutabile. In questo modo, i produttori con certificazione GLOBALG.A.P. sono in grado di dimostrare la conformità ai requisiti FSA evitando duplicazioni. Questa soluzione congiunta consente, inoltre, un approvvigionamento trasparente e più efficiente di prodotti sicuri e sostenibili per la grande industria, commercianti, rivenditori e produttori.

VOG Products è un’azienda innovativa fondata nel 1967 collocata in Trentino Alto Adige/Südtirol nel cuore delle Dolomiti, una regione con una lunga tradizione di frutteti. L’azienda è specializzata nella lavorazione di mele e altri frutti. È di proprietà di 18 cooperative in Alto Adige e Trentino e 4 organizzazioni di produttori che comprendono oltre 13.000 imprese a conduzione familiare che gestiscono con passione e sostenibilità un totale di 28.000 ettari di terra coltivata. Ogni anno, VOG Products lavora oltre 300.000 tonnellate di materie prime per creare prodotti sani e sicuri per il mercato internazionale.

Dazi Usa, De Castro lancia un appello al commissario Ue Phil Hogan

“L’agroalimentare, prima industria europea – e in particolare il Made in Italy – non può continuare a essere il capro espiatorio delle rappresaglie commerciali tra le due sponde dell’Atlantico”. Per questo, in una lettera inviata al commissario europeo al Commercio Phil Hogan da tutti i deputati del Gruppo S&D in commissione Agricoltura, si chiede di “riavviare immediatamente i negoziati con l’amministrazione statunitense al fine di ottenere una sospensione totale di tutti i dazi imposti dagli Stati Uniti ai prodotti della Ue, anche in vista dell’atteso verdetto dell’arbitrato Wto (World Trade Organization) sulla controversia Boeing, che dovrebbe risolversi in modo positivo per l’Europa”.

A riferirlo è Paolo De Castro, coordinatore S&D alla commissione Agricoltura del Parlamento europeo e membro della commissione Commercio. Un intervento a difesa del settore agroalimentare europeo tanto più nel “momento in cui sta già vivendo la peggiore crisi economica degli ultimi decenni causa la pandemia di Covid-19”. “Come Parlamento – prosegue De Castro – stiamo facendo pressione affinché si instauri un clima costruttivo e di ragionevolezza. Un riferimento alla procedura pubblica di consultazione avviata ora dal dipartimento del Commercio statunitense per la revisione verso l’alto delle tariffe sui prodotti europei dopo la prima ondata di dazi addizionali, a seguito della disputa sul sostegno di alcuni partner Ue al settore aeronautico.

L’eurodeputato sottolinea come l’agroalimentare stia infatti ancora subendo “il drammatico impatto delle barriere imposte dagli Usa sul nostro export: una tariffa del 25% ad valorem imposta su formaggi, salumi, agrumi e alcuni liquori, con gravi danni per i produttori e le Pmi. Un’eventuale decisione di Washington di aumentare le tariffe di ritorsione e colpire nuovi alimenti come vino, olio e pasta avrebbe conseguenze disastrose, fino anche all’abbandono del mercato statunitense da parte degli operatori europei, e il rischio di fallimento non solo per coloro che più dipendono da quei mercati, ma anche un effetto a cascata per l’intera filiera produttiva. Siamo convinti – conclude la lettera – che la via diplomatica sia l’unica perseguibile per non sacrificare gli interessi delle parti coinvolte”.
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