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Responsabilità e Sostenibilità sociale: il percorso intrapreso da Steel Tech

Le aziende oggi in maniera più profonda che nel passato, rivestono un ruolo che va ben oltre il solo produrre e vendere un bene o un servizio. In un contesto così complesso e mutevole com’è quello attuale, le aziende che riusciranno a crescere e non solo a sopravvivere, sono quelle che creano valore sostenibile nel lungo periodo, che guardano con intelligenza al domani. Le imprese che avranno una vera possibilità di futuro sono quelle che sapranno innovare modelli organizzativi in ottica di sostenibilità, sfruttando e non subendo l’accelerazione tecnologica per divenire partner di riferimento nella catena di fornitura. Intelligere significa proprio questo: guardare oltre la superficie, approfondire cogliendo gli aspetti meno evidenti ma fondamentali dell’ambiente in cui viviamo. Fare business oggi significa dunque creare valore per tutti gli stakeholder, siano essi dipendenti, clienti e fornitori, istituzioni finanziarie e non ultima la comunità di riferimento. Il dibattito sulla responsabilità e sulla sostenibilità dell’economia globale è aperto e non privo di problematicità ma non può essere considerato solo appannaggio delle grandi aziende. E’ infatti necessario partire dalla piccola e media industria che è quella alla base della compagine industriale e produttiva dell’Italia: tutte le imprese, nessuna esclusa, è chiamata dunque a riflettere su se stessa e questo momento, così critico e difficile, potrebbe essere il più proficuo per lavorare sulla propria organizzazione e sulla propria cultura aziendale.

Steel Tech, azienda che ormai da cinquant’anni lavora nel mondo della lavorazione lamiera per la realizzazione di serbatoi e silos in acciaio, cogliendo questo periodo come un periodo di opportunità, sta percorrendo la strada verso il proprio miglioramento continuo, non solo per quanto concerne le modalità di produzione e la sua offerta, ma anche nella direzione di una crescita culturale ed etica, consapevole che ogni impresa ha un importante impatto sociale ed è chiamata a rileggere le proprie politiche lungo l’intera catena di produzione del valore. In questa direzione, Steel Tech sta mettendo in atto una politica orientata ad una governance sempre più responsabile attraverso l’adozione di strumenti che permettono una maggiore trasparenza. Il primo passo in questa direzione è stato sicuramente quello di implementare il Modello Organizzativo Gestionale con l’obiettivo di dotarsi di disposizioni organizzative, protocolli di controllo e codici comportamentali al fine di evitare, o quantomeno di ridurre, il rischio di commissione dei reati e nello stesso tempo garantire la protezione dei dipendenti anche dai rischi biologici. Insieme al MOG Steel Tech ha adottato anche un Codice Etico perché convinti che un buon sistema economico e produttivo non possa esistere senza una buona cultura aziendale, una maggiore chiarezza organizzativa e il rispetto delle persone e dell’ambiente.

Un ulteriore passo è stato quello di dotarsi del Rating di legalità, un indice di premialità etico attribuito dall’ Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) in raccordo con i Ministeri della Giustizia e dell'Interno. Dopo opportuna valutazione, Steel Tech ha ottenuto un importante punteggio ( su un massimo di 3 stelle) il che attesta che l’azienda opera secondo i principi della legalità, della trasparenza e della responsabilità sociale. L’acquisizione del Rating è prova inoltre della direzione che Steel Tech sta attualmente seguendo nell’obiettivo di confermarsi come impresa in grado di essere un vero partner per i propri clienti e non solo un fornitore, rafforzando così il suo valore competitivo nei propri mercati di riferimento. Al di là di quelli che possono essere i vantaggi diretti nell’ottenere un rating (una premialità ulteriore nell’ambito dei bandi di gara e finanziamenti pubblici, una semplificazione dell’accesso al credito) il rating di legalità sicuramente aumenta la trasparenza dell’azienda e ne evidenzia il rispetto alla legalità. Sono proprio la trasparenza e la legalità, il rispetto per le persone e per l’ambiente, l’utilizzo sostenibile e responsabile delle risorse disponibili e la partecipazione consapevole alle dinamiche di sviluppo della comunità cui ci si rivolge, gli “asset intangibili” che devono guidare la gestione delle aziende che hanno come obiettivo una crescita costante e metodica. Il Rating di legalità si propone quindi come un importante strumento per ricostruire il rapporto di fiducia tra imprese, istituzioni e società civile e nello stesso tempo permette la condivisione di un unico codice comportamentale che rimette al centro il rispetto per la persona e l’ambiente come valori per una sostenibilità di sistema da cui le aziende che come Steel Tech vogliono essere reali Imprese 4.0, oggi non possono più prescindere.

Listeria in salmone affumicato e Salmonella in complementi per cani e gatti… Ritirati dal mercato europeo 48 prodotti

Nella settimana n°38 del 2020 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 48 (4 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).

L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende quattro casi: Listeria monocytogenes in salmone affumicato e refrigerato, dalla Danimarca; presenza di tossina di Shiga, prodotta dal gruppo Escherichia coli, in carne di manzo refrigerata sottovuoto proveniente dalla Francia; Salmonella in mangime complementare per cani e gatti dalla Germania; conteggio troppo elevato di Escherichia coli in ostriche vive (Crassostrea gigas) dall’Italia.

Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: tracce di soia in biscotti di farina d’avena senza glutine al cocco, cioccolato e arancia e mirtillo e cioccolato dalla Bulgaria.

Indagine Confimi Alimentare: le PMI pagano il fermo del canale Horeca

A tre mesi dalla fine del lockdown un’azienda su tre del nostro Made in Italy alimentare registra uno scostamento negativo fino al 30% rispetto al 2019, mentre solo il 5% delle imprese si dichiara soddisfatto della ripartenza ma esclusivamente grazie al mercato estero. Un timido segno “più” riguarda invece il 25% delle aziende del settore che operano con prodotti di prima necessità come farine, pasta secca, riso, olio di oliva e come mercato di riferimento la grande distribuzione organizzata.

Allarmante la situazione delle piccole e medie imprese del comparto alimentare. Fuorvianti infatti le lunghe file ai supermercati e i carrelli della spesa pieni, le pmi del settore alimentare legate alla GDO sono solo il 47%, ecco quindi che il resto della produzione è in sofferenza proprio perché si tratta di aziende fornitrici del settore Horeca che, solo oggi, lentamente sta ripartendo.

A renderlo noto è l’indagine che Confimi Industria ha condotto intervistando i propri associati. Valori importanti quelli espressi dal campione delle imprese operanti nel settore alimentare composto per circa la metà da aziende che fatturano fino a 5 milioni di euro e di cui un terzo esporta fino al 50% del proprio fatturato e, nell’85% dei casi, hanno fino a 30 dipendenti.

C’è chi ripone speranze nel mese di agosto e nel mercato turistico: il 35% degli imprenditori del comparto ha infatti dichiarato che non chiuderà gli stabilimenti intravedendo una ripartenza, un altro 15% ha deciso di presenziare il mercato.

Visione parzialmente rosea per l’autunno tanto che il 50% degli imprenditori del campione non prevede di dover lasciare a casa parte del personale perché nuove commesse arriveranno.

Riportando per un attimo la situazione in azienda, il campione in esame ha dichiarato di utilizzare gli ammortizzatori sociali coprendo in media il 40% del personale. Solo il 15% delle aziende ha, invece, ancora attivo lo smart working ma solo il 17,4% dei dipendenti.

Poco omogenee – dettate anche da una prevista ricaduta del virus - le previsioni per la chiusura dell’anno: il 25% degli imprenditori del settore è ottimista e punta a recuperare nell’ultimo quadrimestre fino a non registrare perdite di fatturato al 31 dicembre. Un 15% degli intervistati invece ha in previsionale una perdita tra il 5 e il 15%, un altro 30% invece non crede di poter recuperare le commesse perse nei mesi di lockdown e si prepara a chiudere l’anno con una perdita che varia tra il 30 e il 50% del fatturato.

 

ORTOFRUTTA: INNOVAZIONI AGEVOLATIVE E SOSTEGNO ALL’EXPORT PER IL RILANCIO DEL COMPARTO

Anche il comparto ortofrutticolo ha subito i contraccolpi economici della pandemia Covid-19 che si sono sommati ai danni causati nelle regioni del Nord Italia dalla cimice asiatica e alle gelate che hanno portato a cali drammatici del raccolto. Per fronteggiare la crisi del comparto, oltre alla misure orizzontali messe in atto dal Governo, il Ministero delle Politiche agricole è impegnato nell’aggiornamento della Strategia nazionale in materia di riconoscimento e controllo delle organizzazioni di produttori ortofrutticoli e loro associazioni con l’obiettivo di introdurre innovazioni agevolative significative alle caratteristiche delle realtà organizzative ed associative, cercando di sfruttare appieno le flessibilità introdotte nelle misure anti-Covid.


Il rilancio del settore deve avvenire non solo attraverso il consolidamento del mercato interno ma anche tramite l’implementazione delle esportazioni, consolidando l’export delle produzioni ortofrutticole che deve essere protagonista del Patto per l’export, a cui è collegata la spesa di oltre 1 miliardo di euro. Possiamo e dobbiamo migliorare la nostra presenza nei mercati esteri e far valere la forza del marchio Italia nel mondo. Negli ultimi mesi – prosegue L’Abbate – abbiamo raggiunto risultati importanti grazie ai quali, a dimostrazione della forza attrattiva che continuiamo ad esercitare sui mercati mondiali, si è registrato un incremento del 6,95% delle nostre esportazioni. Solo a titolo esemplificativo lo sblocco del mercato brasiliano per le susine avvenuto lo scorso febbraio, la conclusione del negoziato con la Thailandia in aprile per l’esportazione delle mele, il via libera a maggio dell’export di mele a Taiwan e la recente firma dell’addendum al protocollo per l’esportazione di kiwi in Cina. Traguardi rilevanti raggiunti anche grazie al Tavolo ortofrutticolo che adesso dovrà misurarsi con la strategia di intervento della nuova Pac 2021-2027.



Incontro Confimi Industria Alimentare e ICE – divisione agroalimentare e vini

Nella giornata di martedì 4 agosto scorso si è tenuta una video call fra Confimi Industria Alimentare rappresentata dal Presidente Pietro Marcato e dal Vice Presidente con delega al Sud Alessandro Tatone, alla presenza del sottoscritto  e  della resp. Comunicazione di Confimi Industria Eleonora Niro, e la direzione ICE Agroalimentare e Vini rappresentata dalla dott.ssa Pascarelli e dal dott. Magnoni.

 Temi dell’incontro: La posizione di ICE in merito alle prossime fiere internazionali; quale altro supporto si potrà dare alle aziende che vorranno incrementare la presenza in manifestazioni internazionali; elenco attività; azioni per attrarre buyers stranieri in Italia; campagne pubblicitarie al supporto del made in Italy; flusso informativo; azioni congiunte ICE-CONFIMI.

 Ne è scaturito un incontro molto tecnico e denso di scambi informativi.

La direzione generale di Confimi farà da collettore per le informazioni da divulgare alle aziende del sistema mentre la Presidenza di Confimi Industria Alimentare in raccordo con la direzione della Confederazione, riceverà dal territorio le  proposte e le richieste da inoltrare a ICE. A settembre le parti si ritroveranno. 

Presentazione Rapporto Nomìsma "L'industria alimentare italiana oltre il Covid - 19"

"Rappresentiamo un settore straordinario per le ricadute complessive che genera: produttive, certo, economiche ovviamente ma allo stesso tempo sociali e ambientali, per il suo essere determinante nella tutela del paesaggio, nel rilancio delle aree interne, nella difesa di beni non rinnovabili come suolo, aria, acqua, nel contrasto al dissesto idrogeologico che tanto segna il nostro territorio nazionale, nel contrasto ai cambiamenti climatici e, ultimo ma non ultimo, nell'inclusione sociale. Per me non ci sono dubbi: la filiera alimentare, quella che io ho chiamato Filiera della vita, è strategica per il nostro Paese ed è parte integrante dell'interesse nazionale. E siamo impegnati perché l'agroalimentare sia centrale nelle politiche di spesa del Recovery Fund: è un punto essenziale.
Ci candidiamo ad essere uno dei Ministeri in grado di produrre una spesa qualificata nei tempi stringenti di Bruxelles, forti dell'esperienza di questi anni che ci ha portato a sviluppare un Piano Acqua da oltre 1 miliardo di euro e investimenti nei contratti di filiera agroalimentari per una simile. Perché se vince il sistema agroalimentare vince l'Italia". Così la Ministra Teresa Bellanova intervenendo alla presentazione del Rapporto Nomisma "L'industria alimentare italiana oltre il Covid-19".

"In questi mesi", ha proseguito Bellanova, "abbiamo deciso interventi per oltre 2.5miliardi di euro. E abbiamo investito risorse importanti a garanzia della liquidità delle imprese e dell'accesso al credito. Il nostro contributo al Piano nazionale Resilienza e Rilancio si declina con un impianto strategico ancorato ad alcune parole chiave: visione, coraggio, scommessa, rigenerazione. Una vera e propria policy per garantire al sistema agroalimentare nazionale quelle leve che lo possano sostenere nel riposizionamento. Abbiamo verificato, proprio in questi mesi, quanto è necessario investire sulla sicurezza degli approvvigionamenti e quanto servano politiche integrate di filiera. Il rapporto lo evidenzia. E su questo abbiamo puntato nella costruzione delle proposte, consapevoli della necessità di potenziare gli investimenti nella transizione ecologica, nella digitalizzazione, nella logistica, nella biochimica e in generale nel protagonismo agroalimentare nello sviluppo dell'economia circolare. Una sfida enorme che noi non possiamo perdere".
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