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Indagine Confimi Alimentare: le PMI pagano il fermo del canale Horeca

A tre mesi dalla fine del lockdown un’azienda su tre del nostro Made in Italy alimentare registra uno scostamento negativo fino al 30% rispetto al 2019, mentre solo il 5% delle imprese si dichiara soddisfatto della ripartenza ma esclusivamente grazie al mercato estero. Un timido segno “più” riguarda invece il 25% delle aziende del settore che operano con prodotti di prima necessità come farine, pasta secca, riso, olio di oliva e come mercato di riferimento la grande distribuzione organizzata.

Allarmante la situazione delle piccole e medie imprese del comparto alimentare. Fuorvianti infatti le lunghe file ai supermercati e i carrelli della spesa pieni, le pmi del settore alimentare legate alla GDO sono solo il 47%, ecco quindi che il resto della produzione è in sofferenza proprio perché si tratta di aziende fornitrici del settore Horeca che, solo oggi, lentamente sta ripartendo.

A renderlo noto è l’indagine che Confimi Industria ha condotto intervistando i propri associati. Valori importanti quelli espressi dal campione delle imprese operanti nel settore alimentare composto per circa la metà da aziende che fatturano fino a 5 milioni di euro e di cui un terzo esporta fino al 50% del proprio fatturato e, nell’85% dei casi, hanno fino a 30 dipendenti.

C’è chi ripone speranze nel mese di agosto e nel mercato turistico: il 35% degli imprenditori del comparto ha infatti dichiarato che non chiuderà gli stabilimenti intravedendo una ripartenza, un altro 15% ha deciso di presenziare il mercato.

Visione parzialmente rosea per l’autunno tanto che il 50% degli imprenditori del campione non prevede di dover lasciare a casa parte del personale perché nuove commesse arriveranno.

Riportando per un attimo la situazione in azienda, il campione in esame ha dichiarato di utilizzare gli ammortizzatori sociali coprendo in media il 40% del personale. Solo il 15% delle aziende ha, invece, ancora attivo lo smart working ma solo il 17,4% dei dipendenti.

Poco omogenee – dettate anche da una prevista ricaduta del virus - le previsioni per la chiusura dell’anno: il 25% degli imprenditori del settore è ottimista e punta a recuperare nell’ultimo quadrimestre fino a non registrare perdite di fatturato al 31 dicembre. Un 15% degli intervistati invece ha in previsionale una perdita tra il 5 e il 15%, un altro 30% invece non crede di poter recuperare le commesse perse nei mesi di lockdown e si prepara a chiudere l’anno con una perdita che varia tra il 30 e il 50% del fatturato.

 
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