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NutrInform Battery la proposta italiana sull’etichettatura alimentare europea

Il logo nutrizionale facoltativo italiano ‹Nutrinform Battery» ora ha i crismi dell’ufficialità e chi vorrà potrà applicarlo  fronte pacco, sugli alimenti made in Italy e commercializzati nel Belpaese. E'  stato pubblicato in gazzetta Ufficiale (n. 304 del 07/1M020), il decreto del ministero dello Sviluppo economico del 19 novembre 2020, che detta forma, presentazione e condizioni di utilizzo della nuova etichettatura, in applicazione dell’art. 35 del regolamento (Ue) n.1169/2011. Al contempo, va detto che nei palazzi europei è in corso un confronto circa il recepimento, in tutta Europa, di un’unica etichetta nutrizionale, valida per tutti gli stati membri. Oltre al modello italiano, c’é il Nutriscore francese, noto anche come etichetta a semaforo, attorno a cui avrebbero fatto squadra i paesi del Nord Europa e la presidenza di turno tedesca dell’Unione. E contro il quale il ministro alle politiche agricole, Teresa Bellanova, ha recentemente opposto il rifiuto a negoziare.  La battaglia deve andare  verso un’etichettatura scientifica e visibile del Made in Italy. Il 21 settembre scorso l’Italia aveva presentato al Consiglio dei Ministri Agricoli un documento che evidenziava i limiti del Nutriscore , etichetta nutrizionale “francese” e già in uso in molti Paesi che, secondo le principali associazioni italiane di categoria, penalizzerà alcuni alimenti della dieta mediterranea. Entro la fine del 2022 la Commissione europea presenterà una proposta per un'etichettatura nutrizionale obbligatoria sulla parte frontale delle confezioni armonizzata per tutti i Paesi che fanno parte dell’UE. Bisognerà scegliere un criterio di classificazione dei cibi valido per ogni nazione. Ma in base a quale criterio sarà scelta l’etichetta migliore per tutti? Questo tema è diventato terreno di battaglia a livello europeo e i governi si stanno attrezzando per difendere interessi nazionali, filiere autoctone e alimenti simbolo della proprio cultura.  Oltre a ciò (o forse contro ciò) ci sono gli interessi di alcuni giganti del settore: lo scorso 27 aprile una coalizione formata da oltre 40 soggetti attivi prevalentemente nel settore alimentare (nestlè, danone, carrefour, auchan, lidl fra gli altri) ha inviato una lettera al commissario per la sicurezza alimentare chiedendo di introdurre il nutriscore come etichettatura obbligaria : quindi aziende (molte francesi per la verità)  la scelta ”l’han già fatta” con il rischio di sobbarcarsi anche costi di modifica packaging qualora nel 2022 la commissione europea sceglierà, come l’Italia auspica, un altro tipo di etichettatura. L’etichettatura nutrizionale a forma di semaforo, detta Nutri-score, è stata messa a punto da ricercatori francesi. Il semaforo ha cinque livelli rappresentati da lettere (da A ad E) e colori. Ad esempio la A su sfondo verde indica un prodotto più salutare, si prosegue via col verde chiaro, il giallo, l’arancione e infine il rosso (la E) che indica un prodotto meno indicato per la salute. ll semaforo valuta in modo positivo (verde) i cibi che contengono proteine, fibre, frutta, verdura e frutta secca, in modo negativo (rosso) i cibi che hanno elevato tasso di calorie, grassi saturi, zuccheri e sale. Il semaforo dà un consiglio al consumatore. A causa dell'algoritmo che sta alla base del Nutri-score, gli alimenti vengono valutati sulla base di alcuni nutrienti considerati negativi (sale, zuccheri e grassi saturi) e di altri positivi (frutta, verdura, fibre e proteine) .  La scelta degli ingredienti positivi però è del tutto arbitraria: perché questi e non altri? Perché i polifenoli, antiossidanti di cui è ricco l'olio d'oliva, non vengono considerati? Perché micronutrienti fondamentali come calcio, fosforo, ferro, zinco e selenio non vengono presi in considerazione? Giudicare un prodotto sulla base di alcuni elementi ignorandone altri conduce chiaramente a valutazioni distorte, se non del tutto errate. Così, ci ritroviamo ad avere l'olio d'oliva, il prosciutto di Parma e il Parmigiano reggiano con una valutazione negativa mentre una busta di patatine fritte viene considerata con questo sistema come più sana di una scatola di sardine, malgrado le sardine costituiscano un’ottima fonte di proteine, vitamine B12, B3, B2, A e D, nonché di fosforo, calcio, ferro, magnesio e selenio. il paradosso che ne deriva è la penalizzazione di prodotti come l’olio extravergine di oliva (che, a causa della percentuale di grassi, viene bollato con il semaforo rosso) e l’attribuzione del bollino verde a prodotti unanimemente riconosciuti come poco salutari, come le bibite light. Nutriscore forse ancora avvantaggiato dunque (ed appoggiato da tutto il Nord Europa) ma l’Italia è partita al contrattacco sin dall’inizio del 2020 proponendo il nutrinform battery. A fine luglio NutrInform Battery ha ricevuto il via libera dalla Commissione europea diventando uno degli schemi di etichettatura fronte pacco analizzati dalla Commissione europea in vista dell’armonizzazione del 2022. Il simbolo della batteria potrà quindi essere applicato in Italia facoltativamente su tutti i cibi confezionati, tranne quelli Dop e Igp esclusi dall’ambito di applicazione in virtù delle loro caratteristiche di eccellenza e di tipicità. Il logo della batteria è formato da cinque pile elettriche, ciascuna delle quali rappresenta, con il proprio livello di carica, il contenuto di energia di un nutriente in una singola porzione dell’alimento: calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale. La parte carica della batteria rappresenta la percentuale di energia o di nutrienti contenuta in una singola porzione rispetto al valore consigliato. A differenza del Nutri-score, calcolato su 100 grammi di prodotto, la batteria calcola per porzione e dunque varia da prodotto a prodotto: nella dieta di un individuo adulto medio, ad esempio, è consigliata l’assunzione di circa 35-40 ml di olio di oliva al giorno, quindi una valutazione nutritiva dell’alimento su una porzione da 100 ml può facilmente portare a deduzioni inesatte. È bene ricordare infine e forse come dato più importante da tenere in considerazione il  perché si è iniziato a parlare di etichettatura nutrizionale frontale. Lo scopo è quello di aiutarci a scegliere a colpo d’occhio alimenti più equilibrati per favorire stili di vita più sani. È un pilastro della prevenzione primaria. Questo significa promuovere la dieta mediterranea - sempre che parliamo di quella vera con frutta e verdura, legumi, pesce e carboidrati, preferibilmente integrali – e favorire un meccanismo virtuoso che spinga i produttori a riformulare e rendere più sana la composizione nutrizionale dei loro prodotti.  Al di là dell’etichetta che verrà scelta dalla Commissione europea nel 2022, una cosa è quindi  certa: l’obiettivo principale di queste etichette sarà  di facilitare la comprensione, da parte del consumatore, del contributo o dell'importanza dell'alimento ai fini dell'apporto energetico e nutritivo di una dieta e non deve rischiare di naufragare in un mare di polemiche legate come al solito agli interessi nazionali.

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