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EXPORT, I DISTRETTI ALIMENTARI ITALIANI RAGGIUNGONO I 5 MLD

Nel terzo trimestre del 2020 i distretti agroalimentari italiani hanno realizzato nel complesso oltre 5 miliardi di euro di vendite all’estero, con una crescita del +2,3% rispetto allo stesso periodo del 2019. Secondo un report di intesa san paolo è “una cifra record per le esportazioni distrettuali agro-alimentari italiane, che mai avevano superato i 5 miliardi nel trimestre estivo”.

Il maggior contributo alla crescita arriva dalla filiera della Pasta e dolci, il cui successo sui mercati internazionali non accenna ad arrestarsi: +4,1% nel terzo trimestre, che, sommato ai forti progressi dei mesi precedenti, porta il bilancio dei primi nove mesi dell’anno a sfiorare i dieci punti percentuali (+9,9% tendenziale).

Si conferma tra l’altro il carattere anticiclico dei distretti alimentari nel confronto con gli altri distretti manifatturieri monitorati, che hanno chiuso il terzo trimestre con una contrazione tendenziale del -6,3%

A registrare progressi notevoli sono in particolare Alimentare di Parma (+9% nel terzo trimestre, +26,9% nel periodo gennaio settembre), Caffè, confetterie e cioccolato torinese (+14,3% nel trimestre, +16,4% nei primi nove mesi dell’anno), i già citati Pasta e dolci, e Alimentare napoletano (rispettivamente +15,8% e +24,2%).

Seconda filiera per contributo alla crescita è quella delle Conserve: +5,6% tendenziale nel trimestre (+9,4% nei primi nove mesi dell’anno), trascinata dal distretto delle Conserve di Nocera, che contribuisce a oltre il 50% dei flussi e realizza risultati a due cifre (+15,3% nel trimestre e +11,1% nei nove mesi).

La filiera più importante in termini di export tra quelle monitorate è quella del vino, che mostra segnali di recupero nel trimestre estivo in concomitanza con l’allentamento delle restrizioni messe in atto per limitare la diffusione del Covid. Tuttavia, resta negativo il bilancio dei primi nove mesi del 2020 (-2,7%), con un livello di esportazioni cumulato inferiore di 107 milioni rispetto allo stesso periodo del 2019.

Passando dall’export al mercato interno, il giro d’affari della pasta italiana in Gdo è stato pari, nell’ultimo anno, a 720 milioni di euro. Come prevedibile, la pandemia ha generato un incremento degli acquisti da parte dei consumatori che in alcuni momenti hanno accumulato vere e proprie scorte di prodotto. Infatti, l’aumento delle vendite rispetto al 2019 è stato pari al 10% in valore. Da un’analisi effettuata da IRI emerge anche un incremento del prezzo medio, poiché la crescita a volume è stata praticamente meno della metà (+4,6%).

I marchi protagonisti della maggiore ascesa, nell’ultimo anno, sono stati rummola molisana, entrambi in grado di mettere a segno un +31% di vendite. Seguono Voiello (+19%), Garofalo (+12%), Granoro (+9,5%), De Cecco (+6,8%), Divella (+6%). Il leader resta barilla, che ha guadagnato il +2,8% arrivando a 175 milioni di venduto per una quota di mercato del 24,5% (in leggera diminuzione), davanti a De Cecco (14%) e Garofalo (8%).

Il mercato della pasta integrale, che vale circa 70 milioni di euro, vede lo sprint de La Molisana con un incremento della domanda pari al +20%. Bene le vendite anche per De Cecco (+11%). Perde quota Barilla, che detiene oltre il 25% del comparto.

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