FAMIGLIE: IL MENU’ E’ SEMPRE MENO ‘UNICO’

Il menù del pranzo o della cena divide il 20% delle famiglie italiane, dove è ormai scomparsa la tradizione della ricetta unica per tutti. A favore di pietanze personalizzate, a seconda dei gusti o delle esigenze di salute legate a diete o intolleranze. La ricerca, presentata all’ultimo Forum Internazionale dell’Agricoltura e dell’Alimentazione, evidenzia come sia ormai tramontata l’epoca in cui tutti si sedevano a tavola e mangiavano la stessa cosa.
Non a caso tra le diverse tipologie di famiglie, quelle che ricorrono più spesso al food delivery sono quelle con figli. Ordinare cibo a domicilio aiuta a venire incontro alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare, che sarebbero invece difficili da soddisfare se si dovessero cucinare in casa piatti tutti diversi tra loro, complice la sempre minore disponibilità di tempo. Il cambiamento delle abitudini a tavola è senza dubbio spinto dalla maggiore propensione dei giovani all’uso del servizio, che finisce per condizionare l’intera famiglia. Non sorprende che i Millennial, la fascia di età tra i 18 e i 34 anni che spesso vive ancora all’interno del nucleo familiare, siano i maggiori utilizzatori della differenziazione del piatto con ben il 71,1%. Percentuale che sale al 73,4% se si prendono in esame i soli studenti. Allo stesso modo, il ricorso a ciò è maggiore nei medi e grandi centri urbani. Qui a favorire la domanda sono da un lato la maggiore offerta di ristoranti collegati alle piattaforme, dall’altro la minore disponibilità di tempo a livello personale. Il che è dovuto alle maggiori distanze da percorrere, al traffico, e agli impegni.
Non a caso tra le diverse tipologie di famiglie, quelle che ricorrono più spesso al food delivery sono quelle con figli. Ordinare cibo a domicilio aiuta a venire incontro alle esigenze di tutti i componenti del nucleo familiare, che sarebbero invece difficili da soddisfare se si dovessero cucinare in casa piatti tutti diversi tra loro, complice la sempre minore disponibilità di tempo. Il cambiamento delle abitudini a tavola è senza dubbio spinto dalla maggiore propensione dei giovani all’uso del servizio, che finisce per condizionare l’intera famiglia. Non sorprende che i Millennial, la fascia di età tra i 18 e i 34 anni che spesso vive ancora all’interno del nucleo familiare, siano i maggiori utilizzatori della differenziazione del piatto con ben il 71,1%. Percentuale che sale al 73,4% se si prendono in esame i soli studenti. Allo stesso modo, il ricorso a ciò è maggiore nei medi e grandi centri urbani. Qui a favorire la domanda sono da un lato la maggiore offerta di ristoranti collegati alle piattaforme, dall’altro la minore disponibilità di tempo a livello personale. Il che è dovuto alle maggiori distanze da percorrere, al traffico, e agli impegni.