Indagine Confimi Industria su riapertura manifatturiero: stabilimenti aperti ma zero commesse
Stabilimenti aperti sì, ma impianti fermi. È quanto emerge dall’analisi di Confimi Industria che ha intervistato i propri associati a una settimana dalla riapertura dopo i mesi del lockdown.
Una ripartenza amara per gli industriali: oltre il 60% non ha registrato nuovi ordinativi. Non solo, 1 impresa su 3 ha ancora i propri clienti chiusi per decreto, mentre 1 aziende su 4 ha problemi nell’approvvigionamento con i sub fornitori.
Una situazione emergenziale quella portata alla luce dal centro studi di Confimi Industria. Emorragia economica che inevitabilmente continua a scontrarsi col tema della liquidità:
il 42% degli imprenditori che hanno risposto all’indagine è ricorso agli istituti di credito proprio a causa della contrazione – fino quasi all’azzeramento – degli ordini, mentre un terzo del campione ha contatto le banche per via degli insoluti di mancati pagamenti.
E sul tema della liquidità e dell’accesso al credito, il 53% degli imprenditori ha dichiarato di aver fatto ricorso alle misure previste dal governo: di questi, una metà per la moratoria sui mutui, l’altra metà per il finanziamento del circolante. E solo il 3% delle imprese oggetto d’indagine ha ricevuto il credito richiesto. Ancora una volta, per 1 imprenditore su 3 il primo problema con gli istituti di credito è legato alla burocrazia e ai suoi tempi.
A rispondere all’indagine di Confimi un campione di 1000 aziende del sistema: 45% metalmeccaniche, 17% servizi, 7% plastica e gomma, 6% edile, sono i comparti maggiormente rappresentati. In merito al fatturato, il 55% del campione raggiunte i 3 milioni, il 32% ha un giro d’affari tra i 3 i 10 milioni, mentre il 12% ha registra ricavi tra i 10 a i 50 milioni. Si tratta per lo più di aziende piccole, fino a 15 dipendenti, solo il 35% ha fino a 50 addetti.
La Confederazione del manifatturiero privato italiano ha chiesto ai propri imprenditori di fare un punto anche sull’applicazione del protocollo di salute e sicurezza anti contagio da covid:
relativamente al personale, in occasione della riapertura, il 53% del campione ha riscontrato difficoltà nel reperire i dispositivi individuali di protezione, mentre il 26% riscontra difficoltà con la disponibilità del personale a causa dei carichi familiari e al tempo stesso gli industriali hanno difficoltà nell’implementare lo smart working dei dipendenti.
Circa l’80% delle aziende infatti ha attivato ammortizzatori sociali interessando il 65,7% del personale impiegato.
Ingenti invece gli investimenti sostenuti per adeguare spazi e organizzare la logistica per 1 imprenditore su 6. Attestandosi alla totalità del campione – evidenzia il Centro Studi - la media dell’investimento si attesta al 2,8% del fatturato.
Rispettare il protocollo comporta inoltre, in alcune circostanze, una perdita in termine di efficienza produttiva: è così per il 71% del campione, ma solo per 1a azienda su 5 si parla di impatto tangibile sui processi produttivi.
Una ripartenza amara per gli industriali: oltre il 60% non ha registrato nuovi ordinativi. Non solo, 1 impresa su 3 ha ancora i propri clienti chiusi per decreto, mentre 1 aziende su 4 ha problemi nell’approvvigionamento con i sub fornitori.
Una situazione emergenziale quella portata alla luce dal centro studi di Confimi Industria. Emorragia economica che inevitabilmente continua a scontrarsi col tema della liquidità:
il 42% degli imprenditori che hanno risposto all’indagine è ricorso agli istituti di credito proprio a causa della contrazione – fino quasi all’azzeramento – degli ordini, mentre un terzo del campione ha contatto le banche per via degli insoluti di mancati pagamenti.
E sul tema della liquidità e dell’accesso al credito, il 53% degli imprenditori ha dichiarato di aver fatto ricorso alle misure previste dal governo: di questi, una metà per la moratoria sui mutui, l’altra metà per il finanziamento del circolante. E solo il 3% delle imprese oggetto d’indagine ha ricevuto il credito richiesto. Ancora una volta, per 1 imprenditore su 3 il primo problema con gli istituti di credito è legato alla burocrazia e ai suoi tempi.
A rispondere all’indagine di Confimi un campione di 1000 aziende del sistema: 45% metalmeccaniche, 17% servizi, 7% plastica e gomma, 6% edile, sono i comparti maggiormente rappresentati. In merito al fatturato, il 55% del campione raggiunte i 3 milioni, il 32% ha un giro d’affari tra i 3 i 10 milioni, mentre il 12% ha registra ricavi tra i 10 a i 50 milioni. Si tratta per lo più di aziende piccole, fino a 15 dipendenti, solo il 35% ha fino a 50 addetti.
La Confederazione del manifatturiero privato italiano ha chiesto ai propri imprenditori di fare un punto anche sull’applicazione del protocollo di salute e sicurezza anti contagio da covid:
relativamente al personale, in occasione della riapertura, il 53% del campione ha riscontrato difficoltà nel reperire i dispositivi individuali di protezione, mentre il 26% riscontra difficoltà con la disponibilità del personale a causa dei carichi familiari e al tempo stesso gli industriali hanno difficoltà nell’implementare lo smart working dei dipendenti.
Circa l’80% delle aziende infatti ha attivato ammortizzatori sociali interessando il 65,7% del personale impiegato.
Ingenti invece gli investimenti sostenuti per adeguare spazi e organizzare la logistica per 1 imprenditore su 6. Attestandosi alla totalità del campione – evidenzia il Centro Studi - la media dell’investimento si attesta al 2,8% del fatturato.
Rispettare il protocollo comporta inoltre, in alcune circostanze, una perdita in termine di efficienza produttiva: è così per il 71% del campione, ma solo per 1a azienda su 5 si parla di impatto tangibile sui processi produttivi.