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Industria culturale, D'Uva al MiBACT: "Rivedere criteri del Cultura Crea, rischia di essere insufficiente"

“È un bando sicuramente buono nelle intenzioni, ma complesso nella struttura e limitato nei benefici”, commenta così Ilaria D’Uva, imprenditrice dell’industria culturale e delegata alla Cultura di Confimi Industria, il bando del MiBACT “Cultura Crea”.

“Si tratta certamente di un aiuto importante” – tiene a spiegare D’Uva – “ma ci sono delle fortissime limitazioni che rischiano di vanificare la possibilità di utilizzare i fondi stanziati”.

Scendendo nel dettaglio la delegata alla cultura di Confimi sottolinea che “il programma Cultura Crea riguarda innanzitutto solo i progetti realizzati in 5 regioni, Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia”

Inoltre, nelle due declinazioni - creazione di nuove imprese e rafforzamento di quelle esistenti – in cui è previsto anche il finanziamento del costo del personale, questo è riservato solo per il personale di nuova assunzione. “In questo momento, però, l’obiettivo di ogni impresa di questo settore – tiene a ricordare D’Uva - è mantenere l’occupazione attuale: le nuove assunzioni sono un miraggio”.

Nel supporto alle imprese del terzo settore, addirittura si finanziano solo gli investimenti, nessun aiuto per i costi di gestione. Tutte e tre le linee supportate (nuove imprese, imprese esistenti, terzo settore) prevedono finanziamenti a fondo perduto e finanziamenti agevolati per investimenti in attrezzature, impianti, macchinari, programmi, brevetti e know how.

“Nulla invece a sostegno degli investimenti in comunicazione digitale che quest’anno si sono rilevati essere l’ancora di salvezza per un settore che versa nella crisi più nera” incalza ancora la delegata alla Cultura di Confimi. “Insomma, crediamo che il bando e le sue linee guida dovrebbero essere adeguate alle nuove necessità delle imprese. In questo momento i musei devono essere resi accessibili, comunicati, promossi principalmente a livello digitale: non è questo il momento, per investire in mobili e arredi". Un provvedimento quindi che sembra essere scollato dalla realtà. 

In piena collaborazione e spirito costruttivo, che di certo contraddistingue il settore, D’Uva chiede alle istituzioni di ampliare i criteri: “Sarebbe importante estendere il programma oltre il Mezzogiorno e permettere agli imprenditori di recuperare anche il costo del personale destinato a questo progetto. Anche quello esistente, non solo quello che ci farebbe tanto piacere assumere”.

 

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