Frasca (Gruppo Donne Confimi): “È tempo di umanizzare il rating, le banche valorizzino l’utilizzo dell’override”
Solo 1 imprenditrice su 5 ricorre al credito bancario, l’80% teme un rifiuto
Una imprenditrice su due (il 46%) ha come primaria fonte di finanziamento il capitale personale o familiare mentre solo 1 su 5 ricorre al credito bancario. È quanto emerge da uno studio condotto dal Gruppo Donne di Confimi Industria intervistando le imprenditrici del sistema associativo.
Ma c’è di più: a scoraggiare le imprenditrici è l’alto tasso di richieste di credito non accolte o erogato in percentuale non adeguata alle reali necessità.
Proprio questo scollamento tra istituti di credito e pmi ha spinto il Gruppo Donne di Confimi Industria a organizzare un percorso di educazione finanziaria. Tra gli appuntamenti anche una tavola rotonda sull’override, ovvero quello strumento messo a disposizione delle banche per valutare – in fase di assegnazione del rating - le piccole e medie imprese non sempre sui soliti parametri, ma a tutto tondo aprendo la vista a maggiori conoscenze che un semplice software non è in grado di vedere.
“Lo strumento c’è, peccato venga applicato pochissimo” sottolinea Vincenza Frasca promotrice dell’evento e presidente del Gruppo Donne di Confimi Industria che spiega “e come se non bastasse, ogni istituto ha potenzialmente criteri differenti di valutazione, una vera giungla che non aiuta una positiva partnership banca e impresa”.
Per discuterne, Frasca ha invitato esponenti dell’economia, dell’università e della politica: gli economisti e docenti Carlo Cottarelli e Andrea Ferretti, Massimo Bitonci, deputato della Lega, Andrea De Bertoldi senatore di Fratelli d’Italia, Alberto Misiani, senatore PD e da Maurizio Lupi, deputato Noi con l’Italia.
“Oggi le banche sono delle spa – ha ricordato invece Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria intervenendo ai lavori – e come tali tendono a guadagnare sempre più perdendo di vista il loro ruolo sociale”. “E invece occorre invertire il paradigma se si vuole davvero supportare le pmi, passando da una valutazione quantitativa a una valutazione qualitativa delle aziende, del resto quanto vale un marchio? E il suo know how? – sottolinea Agnelli e chiude – “altrimenti in pochi anni piangeremo la chiusura di un altro milione di imprese come abbiamo fatto negli ultimi 10 anni”.
Un rating umano e parametri universali è quello che – in conclusione - si legge nella proposta di Frasca che ha coinvolto i partecipanti la tavolo nella realizzazione di un decalogo “che non ha l’ambizione di diventare un automatismo – tiene a precisare - ma un valore segnaletico a cui le Pmi possano guardare e grazie al quale farsi guardare dagli Istituti di credito” chiosa la presidente del Gruppo Donne.