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Agnelli alle forze politiche: “Il prossimo Governo dovrà farsi carico dell’emorragia industriale”

“L’assalto all’industria italiana è in corso da diversi anni: delocalizzazioni, marchi del Made in Italy acquistati da grandi gruppi internazionali, politiche economiche che hanno indebolito le nostre aziende sul piano concorrenziale. Siamo nel mezzo di un’emorragia industriale” spiega Paolo Agnelli industriale e presidente di Confimi Industria nel dipingere la situazione della manifattura italiana e portandola all’attenzione dei leader politici in campagna elettorale.

“Le nostre aziende pagano il più alto costo dell’energia in Europa da ben prima del conflitto russo-ucraino, sono tartassate da imposte dirette, indirette, da costi di produzione indeducibili: di tutte queste faccende dovrà occuparsi il prossimo Governo” sottolinea Agnelli.

Difficoltà che si ripercuotono anche sul versante occupazione. “L’impresa italiana – ricorda Agnelli - subisce il più alto costo fiscale e contributivo rispetto ai competitor europei”. “Per non parlare della stretta al credito, dovuta ai meccanismi bancari sempre più consoni alla grande finanza e lontani da un sistema produttivo formato da pmi, contravvenendo quindi ai dettami di Basilea3”

“Difficoltà che si sono inasprite nel tempo e che non solo hanno fatto sì che molte imprese lasciassero l’Italia - i Cinesi si son presi quote di TERNA, e tutto PIRELLI agricoltura, ma abbiamo anche detto addio a Tim, Telecom, Giugiaro, Pinin Farina, Pernigotti, Buitoni, Algida, Gucci, Valentino, Loro Piana, Agnesi, Ducati, Magneti Marelli, Italcementi, Parmalat, Galbani, Locatelli, Invernizzi, Ferretti Yacht, Krizia, Bulgari, Pomellato, Brioni, Valentino, Ferrè, La Rinascente, Poltrona Frau, Edison, Saras, Wind, Ansaldo, Fiat Ferroviaria, Tibb, Merloni, Cartiere Di Fabriano ne sono solo un esempio - ma anche che ne chiudessero più di 850 mila”.

“L’auspicio – dichiara Agnelli – è che nell’interesse del paese vengano messe in atto condizioni economiche che permettano da una parte la crescita del nostro sistema industriale, che è tipico del territorio su cui insiste, e dall’altro tutelino i posti di lavoro”.  

“Insomma, vorremmo essere in Europa anche noi” chiosa Agnelli.

Ma Agnelli rivolge anche un monito al futuro Governo “Non illudiamoci dell’aumento del Pil degli ultimi mesi, drogato da aumenti enormi delle materie prime e dai costi energetici che hanno gonfiato i fatturati generando inflazione”.

“La sfida che ci attende - chiude Agnelli - non riguarda solamente il tenere sotto controllo il debito pubblico, quanto quello di tenere saldo e al sicuro il nostro sistema produttivo. Per questo ci attendiamo da chi ci governerà nel breve un piano industriale, un piano energetico e una fiscalità capaci di valorizzare e salvare la nostra manifattura”.
 
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