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Tatone (Confimi Alimentare) al Ministro Lollobrigida: "L'industria alimentare attrice nella riduzione dello spreco alimentare. Si definisca un certificato di qualità".

“Innovazione e tutela delle radici sono alla base di ogni impresa italiana dell'agroindustria, ma è tempo di alzare l’asticella e guardare con serietà ai temi del rifiuto alimentare che interessa tutta la filiera così che si possa davvero parlare di sovranità alimentare”. Così Alessandro Tatone presidente di Confimi Industria Alimentare raccogliendo il monito del Ministro Francesco Lollobrigida che ha preso parte in Abruzzo all’inaugurazione della Fiera dell’Agricoltura.

Del resto nel nostro paese si registrano ogni anno eccedenze alimentari pari a 6 milioni di tonnellate per un valore economico di 13 miliardi di euro. E, oltre il 90% di questa eccedenza, è dovuto allo spreco alimentare. Frutta, insalata, latticini e pane sono gli alimenti che in maggior quantità finiscono nel pattume.

“Vero è che la maggior parte dello speco si registra a causa di dimenticanze del consumatore, tra frigoriferi e dispense, ma l’industria alimentare ha un ruolo importante nel processo di trasformazione e di educazione” sottolinea Alessandro Tatone presidente di Confimi Industria Alimentare e con una lunga esperienza nella GDO.

Se l'Obiettivo 12.3 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite indica infatti di dimezzare entro il 2030 lo spreco alimentare globale pro-capite a livello di vendita al dettaglio e dei consumatori, comprese le perdite del post-raccolto, l’obiettivo riguarda anche la riduzione delle perdite di cibo durante le catene di produzione e di fornitura.

“Gli stili di vita sono cambiati: le famiglie sono meno numerose e i pasti fuori casa sempre più frequenti, è tempo di ripensare ad esempio le porzioni degli alimenti” fa subito chiarezza il numero uno di Confimi Industria Alimentare.
Non è un caso quindi che la maglia nera del rifiuto alimentare vada alle Regioni del Sud e ai singol, quest’ultimi responsabili del 12% delle perdite alimentari.

“Parliamo sempre di confezioni e imballaggi ridotti al minimo ma si investa piuttosto nella loro qualità per garantire una migliore conservazione dei cibi” fa notare Tatone.
Per Confimi Industria Alimentare le accortezze che le aziende possono introdurre per ridurre lo spreco alimentare iniziano proprio dentro gli stabilimenti: esistono sprechi dovuti a difformità di tipo estetico o di prodotti difettati, a etichette di non chiara interpretazione, al mancato recupero dei prodotti prossimi alla scadenza, da superare inoltre gli sprechi dovuti a interruzione di processo o cambi di prodotto.

“Su questi punti invitiamo a discutere il Ministro Lollobrigida – chiude Tatone – perché apprezziamo la convocazione del tavolo sul grano duro, le cui ripercussioni di prezzo e disponibilità siamo i primi a viverle, ma la strada per la sovranità alimentare non passa solo per le catene di approvvigionamento quanto piuttosto sugli investimenti in R&S”. 
"Si definiscono protocolli comuni e certificati di qualità per chi contribuisce alla lotta allo spreco". 
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