Manifattura: relazioni industriali e competitività, un'interconnessione di valore?
A indagarlo è il progetto Ue "VALUE FACTURING SMEs" che il 25 giugno arriva a Bergamo
Il dialogo tra chi fa impresa e i propri collaboratori non è uguale in tutta Europa e, in alcuni paesi, è perfino assente. La conseguenza? Una mancata generalizzata competitività.Per ridurre questo gap l’Ue ha chiesto di produrre un decalogo multilingue contenente indicazioni pratiche e linee guida per il dialogo sociale a livello aziendale, settoriale ed europeo al fine di facilitare il dialogo tra organizzazione datoriali e sindacali a vantaggio della competitività delle PMI.È questo, infatti, l’obiettivo del progetto europeo “ValueFacturingSMEs” che assegna all’Italia – e in particolar modo a Confimi Industria e a Fim Cisl – il ruolo di facilitatore nell’individuare le migliori pratiche e iniziative di contrattazione collettiva affinché possano essere replicate anche in quei paesi dell’Ue in cui il dialogo sociale ha bisogno di un’accelerazione.Il perché è facile: in un mercato comune come quello europeo la catena del valore è globale. E lo sanno benissimo le PMI che sempre più si vocano all’export dei loro prodotti. Oggi più di 1 impresa italiana su 5 esporta e ha come primo mercato di riferimento proprio l’Europa.
Mercato sì ma è tempo di metter a fattor comune anche le iniziative di contrazione di settore o di filiera, risultate efficaci e di qualità.A studiare le best practice, raccogliere gli input delle imprese e dei lavoratori e il patrimonio conoscitivo dei partner del progetto è Fondazione Adapt che proprio in occasione del primo workshop del progetto – in programma a Bergamo il 25 giugno dalle ore 10 presso Centro Congressi Papa Giovanni XXIII – presenterà i primi risultati della ricercaÈ proprio Margherita Roiatti, Vicedirettrice di Fondazione ADAPT a fornire una sintesi delle prime evidenze “Le PMI italiane, particolarmente nel settore manifatturiero, sono ampiamente diffuse e costituiscono una parte essenziale dell'economia nazionale. Devono però affrontare sfide significative per competere a livello globale, garantendo comunque un bilanciamento tra la riduzione dei costi di produzione, l'innovazione (non solo tecnologica ma anche organizzativa) e la tutela dei diritti dei lavoratori. Tuttavia, possono sfruttare le GVCs per espandere il proprio mercato e migliorare la competitività. In questo scenario, dialogo sociale e la contrattazione collettiva si rivelano strumenti cruciali per garantire condizioni di lavoro dignitose, prevenire abusi e conciliare le esigenze di competitività con quelle di qualità del lavoro e innovazione”.Dal mondo dell’industria il contributo ai lavori arriva dal Direttore di Confimi Industria Fabio Ramaioli “Ci si è accorti della difficoltà nel muoversi all’interno della globalizzazione così come immaginata agli inizi del millennio; una difficoltà che non è solo di mercato ma anche di reti, distretti, relazioni. L’ambizione è proprio quella di proporre un modello che, a partire dalle relazioni industriali, riporti a crescere la competitività delle pmi italiane ed europee superando anche l’attuale dumping interno all’Unione”.Una giornata di lavori orientata al brainstorming e che partirà proprio dall’interrogarsi sul quesito “cosa intendiamo quando parliamo di catene globali del valore?” e che coinvolgerà soggetti di un consorzio internazionale e numerosi partner provenienti da Italia, Albania e Ungheria.
Capofila del progetto è sì Confimi Industria (con protagoniste fra gli altri la sua verticale Confimi Industria Digitale, Confimi Industria Puglia e Confimi Industria Bergamo) ma molto sono i prestigiosi partner: FIM Lombardia, Fondazione ADAPT, European DIGITAL SME Alliance (BE), Camera di Commercio e Industria di Budapest (HU), Camera di Commercio e Industria di Tirana (AL).Vi sono poi alcune organizzazioni associate che sono parte attiva del progetto e contribuiranno alla sua realizzazione: VASAS (HU), FSPISH (AL), IndustriALL Europe (BE), Consiglio Regione Puglia (IT), FIM-CISL (IT).