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Reverse charge, fatturazione elettronica PA e split payment: tris di difficoltà per tutti.

Lorenzin, Vice Presidente Confimi con delega alla semplificazione e ai rapporti con la PA (Confimi): “La norma sul reverse charge va riscritta, lo split payment aggira la direttiva contro i ritardati pagamenti e l’obbligo della conservazione a norma delle fatture elettroniche è una forzatura non necessaria. Tris di difficoltà per tutti”

Roma, 30 marzo 2015 - Costi e difficoltà in aumento per tutti, anche per la Pubblica Amministrazione. Reverse charge, split payment e obbligo di fatturazione elettronica nelle forniture verso la PA aggiungono ulteriori costi impropri a un sistema eccessivamente complesso.

“Disorientare gli onesti e lasciare indifferenti tutti gli altri”. È arrivata venerdì la circolare interpretativa dell’Agenzia delle entrate (la n. 14 del 27 marzo) che “chiarisce il concetto di edificio ma glissa sull’increscioso nodo degli impianti imbullonati” sostiene ancora Lorenzin “e se, per interpretare una norma, non bastano 3 mesi a una struttura super specializzata come la direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate, non si può poi pretendere che ci riescano i singoli operatori giornalmente trafelati da problemi e complicazioni insormontabili”

Al via domani inoltre la fatturazione elettronica nei confronti della PA. Dal 31 marzo infatti, tutte le pubbliche amministrazioni potranno ricevere dai loro fornitori solo fatture elettroniche in formato XML. Quello che non convince è che la norma imponga anche ai fornitori di adottare il processo di conservazione sostitutiva a norma di questi documenti.

Non c’è due senza tre e la norma sullo split payment alle imprese rappresentate da Confimi non va proprio giù. Soprattutto in quei settori come edilizia, impiantistica e pulizie dove l’equilibrio finanziario e la sopravvivenza degli operatori è già minata dai rapporti con il privato.                                                                                                                                                                             La disciplina dello split payment infatti obbliga da una parte i fornitori a presentare complesse fatture nel formato elettronico XML, dall’altra raddoppia il lavoro e gli oneri degli uffici stessi introducendo due distinti pagamenti: l’imponibile al fornitore e l’Iva all’Erario. 
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