CONFIMI IMPRESA amplia la sua rappresentanza territoriale e lancia il “Manifesto” per l’industria manifatturiera italiana
CONFIMI IMPRESA- Confederazione dell'Industria Manifatturiera Italiana e dell'Impresa Privata - rafforza la propria capacità di rappresentanza delle piccole e medie imprese del manifatturiero italiano con l'ingresso delle associazioni territoriali di Ravenna, Bologna, Firenze e di Confimi Impresa Calabria.
La Confederazione è così presente in 9 regioni: Lombardia, Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia Romagna, Umbria e Lazio a cui si aggiungono Toscana e Calabria, con 16 uffici territoriali dove operano circa 250 funzionari al servizio delle imprese associate. Un sistema che ad oggi riunisce circa 20 mila imprese per 330 mila dipendenti con un fatturato aggregato dell'ordine di 70 miliardi di euro.
L'allargamento di CONFIMI IMPRESA, che avviene a poco più di un mese di distanza dalla sua costituzione, intercetta un bisogno diffuso delle PMI del Paese per una rappresentanza in grado di esprimere unicamente le istanze delle imprese ed il rilancio del settore manifatturiero che soffre in particolare le imposizioni sul costo del lavoro (il più alto in Europa) e gli elevati costi dell'energia (i più alti al mondo), in un clima di fiducia in progressiva diminuzione - da 88,9 di dicembre 2012 a 88,2 secondo i dati Istat diffusi a fine gennaio – e in un contesto nazionale in cui chiudono circa 10.000 imprese al mese.
"Oggi è indispensabile svincolarsi da metodi di gestione che certe organizzazioni datoriali adottano o hanno adottato come fondamento della loro politica di rappresentanza – afferma Paolo Agnelli, Presidente CONFIMI IMPRESA - dicendo 'basta' alle strutture tecnocratiche, autoreferenziali, concentrate unicamente a drenare risorse per garantire solo la loro sussistenza. Basti pensare ad esempio all'ampliamento funzionale ed economico dei sistemi di bilateralità. Metodi all'antitesi degli interessi delle imprese e, di riflesso, dei lavoratori. Senza un cambiamento radicale, non saremo in grado di fronteggiare le profonde trasformazioni in atto".
E per rendere ancora più incisive le proposte per la salvaguardia del comparto manifatturiero, che ha caratterizzato le fortune del nostro Paese, CONFIMI IMPRESA lancia il suo "Manifesto". Un vero e proprio programma di politica economica per il Governo che verrà, i cui punti principali sono:
- in materia fiscale e del lavoro, riduzione generale dell'imposizione e in particolare delle imposte sui redditi da lavoro e d'impresa, a partire con l'iniqua e avviso di Confimi Impresa "anticostituzionale" IRAP che affossa il lavoro, da realizzare con interventi di contenimento della spesa pubblica, favorendo così la ripresa dei consumi e la tenuta del sistema sociale;
- riduzione del costo dell'energia che grava pesantemente sulla competitività delle imprese manifatturiere;
- riduzione del cuneo fiscale e degli oneri sociali impropri;
- in materia di credito un rapporto più trasparente con il sistema bancario (che deve recuperare la divisione dei ruoli tra credito e finanza), con gli Istituti di Credito che devono spostare i rischi di impresa non solo sui derivati ma sull'affidamento alle imprese con una valutazione soggettiva azienda per azienda secondo criteri progettuali e di merito, e non solamente sui capitali di garanzia o sulle garanzie ovvero con la definizione di nuovi parametri di valutazione delle imprese manifatturiere diversi da quelli attuali;
- ulteriore impulso, in senso "universale", alla riforma degli ammortizzatori sociali, il cui finanziamento dovrà essere ispirato al criterio del bonus-malus;
- una gestione più omogenea dei rapporti di lavoro, anche attraverso accorpamenti o ridefinizioni dei settori, filiere, ai quali fanno riferimento gli attuali contratti collettivi, che portino ad un unico contratto del manifatturiero con un collegamento più stretto tra il salario ed il luogo ove si produce la ricchezza.