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Agnelli: In Italia ogni ora 4,1 imprese chiudono

E intanto in Italia ogni ora 4,1 imprese chiudono Questo dato non è sufficiente per un'assunzione di responsabilità della politica? Subito un Governo Il Presidente di Confimi Impresa grida l'allarme sulla chiusura delle aziende e sul rischio disoccupazione

"Il nostro è un osservatorio reale e concreto: la manifattura italiana che abbiamo l'onore di rappresentare sta lentamente morendo e con essa il valore aggiunto del Paese". Con queste parole Paolo Agnelli Presidente di Confimi Impresa – la Confederazione dell'Industria Manifatturiera Italiana e dell'Impresa Privata – che rappresenta circa 20 mila imprese, 330 mila dipendenti e quasi 70 miliardi di euro di fatturato aggregato, grida la preoccupazione di tanti imprenditori che combattono ogni giorno sul mercato reale del lavoro e della produttività mentre tardano ad arrivare decisioni in campo politico.

"In questi giorni – prosegue Agnelli – la politica è chiamata ad un'azione di vera responsabilità. Non possiamo permetterci il gioco del" tu si e del tu no" e dell'io ci sto con questo e non quello": serve al più presto un Governo, ma soprattutto una Politica con la P maiuscola che risponda al mondo che produce e al lavoro. I dati sono allarmanti. La politica deve ascoltare anche le istanze di questa parte del Paese che continua a produrre nonostante tutto e che fornisce un apporto fondamentale all'economia nazionale. Confimi Impresa vuole interagire con le forze politiche per risolvere insieme i punti che ritiene fondamentali. Dal settembre 2008 ad oggi hanno chiuso quasi 400 mila piccole e medie imprese e quando queste aziende chiudono sul territorio non è più possibile riproporre lo stesso tessuto produttivo, lo stesso know how : è un patrimonio che non si può più ricostruire. Ogni ora in Italia chiudono o falliscono 4,1 imprese. La disoccupazione è arrivata al 12%: questo vuol dire che ci sono 3 milioni e mezzo di cittadini senza lavoro. Abbiamo il record delle ore di cassa integrazione; in 20 anni l'indice della produzione industriale dell'attività manifatturiera ha perso 5 punti e quasi 18 punti negli ultimi 10 anni! La pressione fiscale è quasi arrivata in termini reali al 54%. Per non parlare del costo del lavoro: fatta 100 la paga di un dipendente il costo per l'azienda è 246. Con questi dati e con l'aggiunta del costo più elevato d'energia del mondo, è uno sforzo improbo fare impresa e dare lavoro in Italia". "Mi auguro – chiude Agnelli – che prima di tutto il resto il nostro Paese, se ha ancora una sua sovranità, riesca a rinegoziare con l'Europa i rigidi criteri del Patto di stabilità e stabilisca un piano di politica industriale per i prossimi 20 anni. E' necessario un Governo forte che abbia in mente di rendere più libero il percorso tortuoso in cui operano le imprese manifatturiere, ancora prima di altri aspetti che in questi giorni appassionano gli addetti ai lavori. Non possiamo aspettare altro tempo. La Svizzera, la Slovenia, la Carinzia e i Paesi balcanici, ad esempio, sono già pronti a fare ponti d'oro alle nostre imprese. Questo noi non lo vogliamo ma la Politica italiana deve darci segnali forti".

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