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CONFIMI INDUSTRIA in audizione sul DDL Bilancio 2017 Direzione giusta, ma cambiare rotta sulle semplificazioni

Roma, 4 novembre 2016 - Direzione giusta, ma è necessario cambiare rotta sulle semplicaficazioni. Questo il giudizio sul DDL Bilancio che Confimi Industria ha espresso oggi pomeriggio davanti alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato in seduta comune. In audizione Confimi è stata rappresentata dal Direttore Generale Fabio Ramaioli accompagnato dal Responsabile nazionale delle Politiche Fiscali Francesco Zuech.

Nel complesso il giudizio sulla manovra è prevalentemente positivo tuttavia ci si aspetta ancora un maggiore impatto sulle politiche fiscali del lavoro e sulla riduzione del costo energetico.

Sicuramente interessanti e apprezzabili le voci  riguardo la proroga del superammortamento, il nuovo iperammortamento, la proroga degli eco bonus, le ristrutturazioni e gli interventi antisismici, le sterilizzazioni agli aumenti Iva e Accise, l'incremento delle soglie di ingaggio della tassazione agevolata sui premi di produttività.

Per quanto riguarda la proposta relativia alll'Ires, la Confederazione ritiene necessario un rovesciamento del paradigma. Confimi, infatti, auspica che si agisca sulla riduzione della pressione fiscale che incide sui fattori produttivi (lavoro ed energia in particolare), eventualmente tassando di più gli utili, senza intervenire sul costo dell’ energia e sui macchinari. È così che si possono realizzare prodotti competitivi per l'esportazione.

Bene le misure di rafforzamento delle agevolazioni per la ricerca e lo sviluppo, anche se le risorse che prevedono l'innalzamento da 5 milioni a  20 milioni di euro del massimale di credito d'imposta andrebbero dirottate equamente su altre misure maggiormente fruibili anche dalle PMI.

Negativo, invece, il giudizio sul versante semplificazioni giacché l'accelerazione che il Fisco vuole imprimere dal 2017 alla tempistica della trasmissione dei dati appare in questa fase inopportuna. Confimi Industria  ha ricordato che gli operatori arrivano da 6 anni di pesanti modifiche agli adempimenti, come quelli legati alla riforma in materia di bilanci.

Il passaggio a comunicazioni trimestrali delle comunicazioni IVA/spesometro non è quindi condivisa dalla Confederazione che ha chiesto almeno 3 anni di tregua sull'introduzione di nuovi adempimenti. Negativo il giudizio anche per quanto riguarda la nuova contabilità di cassa per le imprese in semplificata.

Confimi Industria ha espresso poi rammarico per l’impossibilità dal 2017 di recuperare l’Iva sui fallimenti fin da subito e non solo dalla fine del procedimento.

A questo proposito Confimi ha avanzato una proposta per introdurre una procedura di autogestione imprenditoriale in grado di rovesciare la pesante situazione che vede il 75% degli insoluti intenzionalmente voluti dagli operatori attraverso una procedura automatizzata per il recupero dell’Iva relativa e la sospensione della deducibilità del costo per il cessionario/committente insolvente, con evidenti  benefici per le casse Erariali.

Confimi Industria ha esposto poi alcune riflessioni su "Industry 4.0". Riconoscendo l’insieme di provvedimenti come una strada da percorrere, la Confederazione ha  ricordato che gli ammortizzatori sociali del Jobs Act sono decisamente più rigidi e costosi, e che soprattutto  dal 1° gennaio 2017 sparisce l'istituto della mobilità, con le connesse agevolazioni per chi assume. È opportuno iniziare a pensare ad un Fondo di Solidarietà, magari alimentato anche con risorse dei fondi sulla disoccupazione involontaria, per agevolare, senza oneri per il bilancio dello Stato e per le stesse imprese, l'uscita almeno di quelle fasce di lavoratori più deboli

Confimi Industria, auspicando uno sforzo comune, ha infine fatto presente che nell'attuale situazione economica e visto il tessuto di PMI che connota l'Italia, non possono essere recepite normative europee che sono evidentemente tarate su imprese di grandi dimensioni o multinazionali. Il rischio  è quello di portare le imprese italiane fuori dalla competizione internazionale a cui si aggiunge la difficoltà di reperire credito. Oggi  a causa della rigida applicazione di Basilea 3 le banche che valutano i rating soltanto dal punto di vista quantitativo, penalizzando le PMI che tra l’altro arrivano  da otto lunghi anni di crisi.
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