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Paolo Agnelli incontra la viceministro Teresa Bellanova


Politiche Industriali e Riforme condivise: ecco la strada per la ripresa


Lecce, 11 novembre 2016  -   Riforme condivise e nuovo piano industriale. Ecco cosa hanno chiesto con forza le PMI a Lecce durante l’incontro organizzato da Puglia Rete Imprese, “contratto” di rete che raggruppa quattro associazioni di PMI (Confimi Industria Puglia, Aniem Puglia, PMItalia) e Confimi Industria, la Confederazione dell’industria manifatturiera italiana e dell’impresa privata che rappresenta oggi oltre 28.000 imprese.
“Le imprese hanno bisogno di certezze” ha detto Paolo Agnelli, Presidente di Confimi Industria  “Un Paese moderno ha bisogno di istituzioni moderne, di semplificazione amministrativa,  un Paese che vuole ripartire, deve avere amministrazioni efficienti, un paese che vuole essere competitivo deve avere regole certe”. E ha continuato “Per queste ragioni come Confederazione vogliamo affrontare con grande senso di responsabilità i contenuti del prossimo appuntamento referendario” E infatti da mesi Confimi è impegnata in Manifattura Italia, una road map di sensibilizzazione sui temi del Referendum e sulle necessità delle PMI che la confederazione guidata da Agnelli  rappresenta. E ha proseguito il presidente “Oggi se si vuole rilanciare il Paese, non si può prescindere dalle PMI, milioni di motorini che vanno riavviati. E per farlo serve dare loro fiducia e finanziamenti”. “Ben venga  Industria4.0, ma attenzione vanno monitorati gli effetti in termini occupazionali nel caso di celeri trasformazioni degli insediamenti produttivi, manca a nostro avviso una seria riflessione sulle conseguenze occupazionali e sociali, di quella che si annuncia come una delle più grandi rivoluzioni tecnologiche”. Agnelli, poi, è  tornato su quelli che sono i cavalli di battaglia della Confederazione: accesso al credito, costo del lavoro e costo dell’energia “Le banche applicando rigidamente i criteri di Basilea 3 e 4  hanno smesso di sostenere le imprese che sono a rischio perché loro per prime non  possono rischiare, questo è un cane che si morde la coda. Perché si inverta la tendenza è necessario che chi metterà le mani ad una nuova politica industriale tenga presente che oggi in Italia abbiamo il costo del lavoro più alto d’Europa e il costo dell’energia più alto al mondo, e ascoltino le Pmi, le vere protagoniste del nostro tessuto economico”.
Teresa Bellanova, viceministro allo Sviluppo economico ha esordito così: “Abbiamo sburocratizzato, abbiamo snellito prevedendo più politiche attive del lavoro e meno finanziamenti a pioggia: non sono necessari, sono dannosi. La riforma sottoposta al referendum punta a semplificare il paese, la vita dei cittadini e anche delle imprese. Dobbiamo tornare a correre. La politica deve aiutare quelli che sanno farlo” E ha continuato la viceministro “Abbiamo portato il credito di imposta per ricerca e sviluppo dal 25 al 50% perché vogliamo incentivare l’innovazione Per anni è stata distribuita la camomilla dei finanziamenti alle imprese e della cassa integrazione ai lavoratori quando non sappiamo neanche impiegare i fondi strutturaliIndustria 4.0 è un’operazione reale di politica industriale. Le imprese non devono andare con il cappello in mano al ministero o andare dal potente di turno. “La discussione se piccolo e bello non l’ho mai capita – ha continuato Bellanova - l’impresa deve essere valutata per la capacità di stare sul mercato, non conta la dimensione. Abbiamo troppi capannoni vuoti, basta finanziamenti per costruzioni. Bisogna attrezzare le aree industriali, fare prodotti e saperli collocare sui mercati” E poi: “Meno burocrazia e più assistenza reale alle imprese. Non tutti si possono permettere consulenti aggiornati e costosi. Il mondo della rappresentanza deve uscire dai luoghi dove si discute e spesso si litiga e andare verso il paese reale che è meglio di come lo immaginiamo” “Limitare il turismo istituzionale di missioni frammentarie e inutili di assessori regionali che intasano le ambasciate in giro per il mondo: alla fine sono solo serate di gala – e ha concluso la viceministro -  Tanto sperpero di risorse e nessun vantaggio reale per le aziende. La grande impresa ci arriva con le sue risorse all’estero. Sono le piccole imprese che non ci arrivano e hanno bisogno del “sistema paese” e di un’assistenza efficiente e puntuale delle istituzioni”






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