Confimi Industria Indagine Congiunturale Manodopera specializzata, catena del valore, innovazione di processo: le leve del successo degli imprenditori del manifatturiero. Fanalino di coda ancora burocrazia e i pagamenti
Confimi Industria Indagine Congiunturale
Manodopera specializzata, catena del valore, innovazione di processo: le leve del successo degli imprenditori del manifatturiero.
Fanalino di coda ancora burocrazia e i pagamenti
Roma, 26 aprile 2017 – Lenta e faticosa ripresa. Questo è quello che sembra scaturire dall'indagine congiunturale del centro studi di Confimi Industria, la Confederazione dell’Industria manifatturiera Italiana e dell’Impresa Privata.
Un’azienda su tre dichiara di prevedere una crescita del fatturato dal 3 al 10% già nel corso del primo semestre del 2017. A questo aumento però non sembra corrispondere ancora una flessione decisamente positiva delle assunzioni: poco più del 35% degli intervistati infatti ha dichiarato di prevedere nuove assunzioni nei prossimi mesi. Prudenza certo dovuta alla delicata situazione economica e ai continui cambiamenti normativi, ma anche difficoltà nel trovare la figura professionale adatta alla mansione. 6 imprenditori su 10 ammettono la difficoltà nel reperire manodopera qualificata e specializzata. Tanto che la voce “formazione del personale interno” rimane la prima voce di spesa in termini di welfare aziendale seguita dagli investimenti in strumenti e tecnologia. Una fotografia articolata che rappresenta le peculiarità del tessuto produttivo italiano composto per il 97% da PMI.
“La crisi sembra avere leggermente allentato la morsa” commenta dati alla mano Fabio Ramaioli DG di Confimi Industria. “I risultati dell’indagine lasciano trasparire le potenzialità e alcune criticità del sistema economico-produttivo nazionale” e aggiunge “non solo, ci indicano la direzione per ripensare in termini “moderni” la politica industriale italiana, ponendo una particolare attenzione alle nostre piccole e medie industrie”. Ramaioli poi ricorda che “è importante agire sulla leva della competitività, intervenendo su temi quali costo del lavoro, costo dell’energia e accesso al credito che rappresentano i veri ostacoli per i nostri imprenditori”.
Ancora delicata la situazione dei pagamenti, così se da una parte migliora la performance delle aziende verso i propri fornitori, oltre il 50% li paga entro 60 giorni, perdurano le lungaggini che dilatano i tempi di riscossione dei crediti dai clienti finali. Quasi il 15% delle aziende è vittima di transazioni pagate ben oltre i 120 giorni. Ma ad aggiudicarsi la maglia nera è la burocrazia: le imprese italiane vi dedicano una media di 36 giorni contro i 16 giorni degli altri Paesi Ocse, non poco se si pensa che a parità di condizioni un imprenditore italiano perde il 45% di tempo in più per adempiere a obblighi burocratici di un suo collega europeo. Sempre l’Ocse nei giorni scorsi ha lanciato l’allarme sull’incertezza dei tributi per le imprese italiane: la tassazione negli ultimi 30 anni in Italia è cambiata 32 volte.
Ma come investiranno le nostre piccole e medie imprese manifatturiere? Per lo più dicono le aderenti a Confimi Industria che rappresentano un fatturato aggregato di 71 miliardi di euro, nei processi organizzativi, potenziando la loro catena del valore e fornendo prestazioni più elevate agli acquirenti di prodotti e servizi, in termini di costi, tempi e qualità. E poi marketing. E già perché la leva della comunicazione non ha più rilevanza accessoria per chi fa impresa nel nostro paese ma sembra aver fatto breccia nel cuore degli imprenditori.