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Agnelli su Dl Dignità: “Chi è precario non può garantire la stabilità”

Agnelli su Dl Dignità: “Chi è precario non può garantire la stabilità”

Così il Presidente di Confimi Industria sul delicato momento storico delle Pmi rispetto alle nuove normative.

“Chi è già precario, come lo sono le nostre Pmi, non può garantire stabilità di lavoro”. Così Paolo Agnelli Presidente di Confimi Industria che commenta il decreto dignità. “Chi da’ lavoro oggi, chi rappresenta il vero welfare in Italia sono le Pmi - continua Agnelli - Ci sono 4 milioni e 300 mila piccole e medie imprese nel Paese che danno lavoro a 16 milioni di persone e rappresentano il 73,8 % del Pil”.
“Queste imprese, che già non hanno chiuso come hanno fatto purtroppo 700 mila aziende in Italia negli ultimi 10 anni, stanno sul mercato con difficoltà incredibili. Le aziende in questo contesto sono le prime ad essere precarie perché non hanno certezza delle commesse e degli investimenti fatti. Come fanno a dare stabilità’ assumendo? Siamo di fronte al fallimento della globalizzazione, ad un Europa frantumata, alla politica frastagliata dei dazi, a incidenze sul costo del lavoro, dell’energia e del peso burocratico  senza paragoni”.


“In un periodo in cui si vede forse una leggerissima ripresa - prosegue Agnelli - introdurre pesanti indennità in caso di licenziamenti ritenuti illegittimi in un quadro economico del genere, in cui non sai che scenario lavorativo e competitivo troverai,  è un colpo in primis al lavoro. C’è il rischio che gli imprenditori seri, quelli che hanno a cuore l’azienda, i collaboratori, che non assumono in nero, se non hanno ben chiare le prospettive non assumeranno più ed inoltre rischieranno anche di non rinnovare i contratti a tempo determinato visto il rischio del ritorno di alcune rigidità  e dell’aumento dei costi”. “Ben venga penalizzare chi delocalizza - continua Agnelli - anche se giova ricordare che sono soprattutto le grandi imprese a farlo e che in Italia rappresentano lo 0,1% del tessuto economico. E cosa succede se sono già passati i cinque anni dalla ricezione dei contributi, chi delocalizza va bene ugualmente?” “Ci si dimentica - prosegue Agnelli -  che perdurando in questi ultimi decenni un clima e un humus non favorevole all’industria assisteremo sempre di più non a delocalizzazioni di aziende ma di “singoli prodotti” che verranno riportati in Italia con costi nettamente inferiori e danni per la manodopera. “Soltanto se si torna a parlare di ricchezza - chiude Agnelli - e si garantiscono condizioni di sviluppo e di stabilità nella crescita si può parlare di creazione di nuovi posti di lavoro”.

Sul decreto in oggetto Confimi Industria si augura poi che lo Split Payment venga rivisto e tolto per tutti non soltanto per i professionisti, visto che le imprese maturano nei confronti dello Stato crediti Iva non agevolmente recuperabili facendo nascere problemi finanziari e di liquidità. Per quanto riguarda lo spesometro, viene giudicata positivamente  l’unificazione a una sola scadenza annuale di quello relativo al 2018 (Confimi lo chiede da 2 anni) ma il vero problema riguarderà il 2019 dove a fronte dell’abrogazione dello spesometro “ordinario” - già disposto - verranno introdotti 12 spesometri (uno al mese) per monitorare le operazioni da/per l’estero che non potranno passare per la fatturazione elettronica. Questo creerebbe ulteriori disagi per il sistema delle Pmi.
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