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Quattro amici al bar

Proprio come la canzone di Gino Paoli il nostro modo di fare squadra è un tutt’uno con il “tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò” perché condividere opinioni e proposte accende sì dibattiti e discussioni, fa emergere pregi e difetti delle componenti del gruppo di lavoro ma al tempo stesso permette di raggiungere un equilibrio.

A chi rimprovera a noi donne l’incapacità di saper fare squadra, gruppo, team, equipe e ogni altro sinonimo si voglia trovare, rispondiamo che preferiamo la stabilità e la collaborazione alla manu militare tipica di un leader maschile che, per esercitare la leadership talvolta ricorre al secessionismo, alle spaccature e alle divisioni.

Questo non vuol dire che avalliamo anche i comportamenti meno nobili e di prevaricazione quanto piuttosto che siamo solite preferire la valorizzazione delle qualità delle nostre compagne di squadra per farne un’unione invincibile.  
Ecco come ci scegliamo una leader, una capitana, una guida.

Partecipazione dicevamo e ne abbiamo data piena dimostrazione in questo lungo e faticoso periodo caratterizzato dal peggiore dei nemici - perché subdolo e invisibile qual è il virus – in cui più di chiunque altro ci siamo messe al servizio della società tutta, pubblica e privata.

Abbiamo, ancora una volta, chiesto a destra e a manca di onorare regole di reciproco rispetto, di indiscussa tolleranza. Abbiamo spiegato come vivere questa pandemia ai più piccoli, ai più indifesi, talvolta a chi ci ha messo al mondo. Siamo tornate a vivere una quotidianità – talvolta perfino domestica – che nella maggior parte dei casi ci è stata raccontata da chi ci ha preceduto, indossando panni dismessi (volenti o nolenti) da tempo. E non sempre ci è piaciuto.

Quando da donne e da imprenditrici siamo chiamate a fare squadra non pensiamo (quasi) mai al nostro singolo orticello. Siamo quelle che sconfinano in favore di molti, della comunità, della collettività. Come possiamo essere tacciate di non saperlo fare?
In un mondo economico di uomini soli al comando, a noi imprenditrici piace lavorare in un gruppo perché significa aver costruito un qualcosa non solo di solido, ma di duraturo, qualcosa che ci sopravviva. Significa aver qualcuno dalla nostra parte, che crede nella direzione che stiamo dando alle cose, l’imprinting del prossimo futuro.

Perché condividere, mettere in comune, far partecipare non vuol dire affatto abdicare al ruolo di guida ma farsi portavoce di una pluralità di soggetti.
Partecipare, non so, a una riunione al femminile o guidata e impostata da una imprenditrice è come assistere a una lezione di educazione civica dove inclusivo è la parola d’ordine.
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