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Agnelli (Confimi) su IMU per impianti e macchinari industriali: "Ora serve fronte imprese/sindacati contro emergenza che minaccia anche lavoratori"

"È inutile continuare a vantare politiche di crescita se poi si continua a tassare il lavoro" Così Paolo Agnelli Presidente di Confimi Impresa sulla misura che prevede la tassazione degli impianti industriali, presentata nella Legge di Stabilità e ora in uscita con decreto attuativo.

"Oltre alle tasse su energia e costo del lavoro, e a quelle sui capannoni produttivi, ora si vogliono tassare anche gli impianti e i macchinari imbullonati" afferma il Presidente.                                     
E a poco vale la distinzione fra "imbullonati"e non. "Nessun macchinario è sospeso nell'aria, ci stanno tassando tutto" dice Agnelli "Ora il Governo dica chiaramente se vuole tenere ancora in Italia le imprese manifatturiere".


E conclude Paolo Agnelli con un appello trasversale "Confimi chiede alle Organizzazioni Sindacali di fare fronte comune contro queste iniziative che sono le vere emergenze di oggi, che strangolano aziende e lavoratori".

Confimi Impresa sigla con ABI l’Accordo per il Credito per far fronte alle nuove esigenze di liquidità delle imprese.

Confimi Impresa sigla con ABI l’Accordo per il Credito per far fronte alle nuove esigenze di liquidità delle imprese

“È un ulteriore passo avanti per le piccole e medie industrie che rappresentiamo", sostiene Paolo Agnelli Presidente di Confimi, “È  un risultato significativo, Confimi aderisce ad un accordo importante per favorire lo sviluppo delle imprese. Anche grazie a un migliore utilizzo del credito si riparte per agganciare la ripresa economica". 



L’accordo, che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2017, si basa su tre protocolli principali. “Imprese in ripresa” che consente di sospendere la quota capitale delle rate di mutui e leasing e di allungare il piano di ammortamento dei mutui, così come le scadenze del credito a breve termine e del credito agrario. “Imprese in sviluppo”, prevede che le banche aderenti costituiscano dei plafond individuali – con un obiettivo di dotazione complessiva pari a 10 miliardi di euro – destinati al finanziamento dei progetti imprenditoriali delle piccole e medie imprese e “Imprese e pubblica amministrazione”. Utile allo smobilizzo dei crediti delle imprese verso la PA, aggiornandolo alle recenti disposizioni legislative, in particolare al rafforzamento dell’istituto della certificazione.

Confimi seguirà i tavoli di lavoro sulle tematiche relative al monitoraggio dell’accordo,  mantenendo un’osservazione attenta alle problematiche legate al rapporto banca-impresa.




APPALTI/ANIEM: Finalmente una svolta legislativa verso la giusta direzione

Piacentini: basta agli interventi di chirurgia estetica che hanno caratterizzato le ultime normative, con la complicità di quei sistemi di rappresentanza che hanno tutto l’interesse a mantenere le cose come sono per preservare condizioni che evidentemente stanno bene ai soliti noti grandi gruppi

“Finalmente un approccio serio e radicale sugli appalti. Passare da 650 a 250 articoli di legge e premiare le imprese che rispettano i termini contrattuali e che non fanno del contenzioso una prassi consolidata e che non fanno delle varianti in corso d’opera una strategia aziendale, ci sembra la giusta strada da percorrere”, commenta Dino Piacentini, Presidente di Aniem, l’associazione delle piccole e medie imprese manifatturiere, aderente a Confimi Impresa.

Che aggiunge: “valorizzare le aziende che si sono comportate correttamente nel corso dei precedenti appalti e istituire commissioni aggiudicatrici qualificate dalle quali sorteggiare i commissari è rappresentano elementi reali per favorire la meritocrazia anche nel nostro settore.”

Un commento quindi positivo quello del Presidente di Aniem alle preannunciate novità del nuovo testo di legge delega di riforma degli appalti.

“Avevamo chiesto di introdurre maggiori paletti alla legge delega, di dare un’impostazione fortemente innovativa alla riforma e siamo contenti che si stia andando in questa direzione. E’ arrivato il momento di dire basta agli interventi di chirurgia estetica che hanno caratterizzato le ultime normative, con la complicità di quei sistemi di rappresentanza che hanno tutto l’interesse a mantenere le cose come sono per preservare condizioni che evidentemente stanno bene ai soliti noti grandi gruppi. Le mille norme, le procedure farraginose, i sistemi di qualificazioni statici e formali, l’iper burocrazia hanno costituito per decenni il terreno più fertile per alimentare distorsioni, anomalie, corruzione.

Siamo fortemente convinti che ci sia bisogno di un sistema libero, competitivo, dinamico che consenta al committente di scegliere l’esecutore migliore, più affidabile, più serio e corretto rispetto al suo excursus imprenditoriale. 

Con estremo favore vedremmo anche le limitazioni alla legge obiettivo ed all’affidamento al general contractor che tante comprovate disfunzioni hanno arrecato al settore ed al sistema economico nazionale, così come positiva sarebbe l’introduzione di procedure semplificate ad inviti (al posto degli affidamenti in house) per quelle amministrazioni locali che devono appaltare lavori di interesse territoriale.

Ci sembra che la scelta di una soft law e l’adozione di una responsabilizzazione della parte pubblica appaltante e di quella privata esecutrice denotino la volontà di una svolta che riteniamo apprezzabile e non più procrastinabile.”

“Ci auguriamo – conclude il Presidente di Aniem - che questa sinergia che coinvolge vari livelli istituzionali, rappresentati dal nuovo Ministro Infrastrutture Del Rio, dal Presidente Anac, Cantone e dal Sen. Esposito, relatore del nuovo testo di legge delega, possa continuare verso la realizzazione di un radicale processo di cambiamento della cultura legislativa del nostro Paese.”

Lettera al Ministro dell'Ambiente Gianluca Galletti

Egregio Ministro,

la fase attuale, che vede il Ministero dell'Ambiente impegnato nella definizione di un nuovo
progetto di tracciabilità dei rifiuti al fine di superare i profondi difetti ed inefficienze del SISTRI, è di particolare importanza.
I principi scelti per definire questo nuovo progetto saranno fondamentali per evitare l'errore di
ricadere in un "SISTRI2", un sistema costoso, ingestibile, non in grado di garantire l'obiettivo di
tutela dell'ambiente attraverso una gestione più trasparente dei rifiuti.
Non possiamo permetterci di cadere in un errore di questo tipo, le imprese non possono più
sostenere costi e procedure amministrative così pesanti.
La scrivente Confederazione, insieme alle altre Confederazioni maggiormente rappresentative
delle PMI italiane che complessivamente rappresentano il 98% del nostro sistema produttivo,
intende contribuire a questa fase con una proposta che non solo delinei i principi imprescindibili
per la riuscita del nuovo progetto, ma che rappresenti una valida e concreta ipotesi per
implementare la tracciabilità dei rifiuti in maniera più agevole evitando costi inutili, sanzioni
ingiustificate, procedure che bloccano la loro attività quotidiana, che sia realmente efficace, in
linea con le disposizioni europee, tutto ciò senza gravare sulle imprese con oneri insostenibili.
La proposta, descritta in dettaglio nel documento allegato, si basa sui seguenti elementi principali:

1) Solo un quadro normativo coerente può consentire la definizione di un sistema di
tracciabilità efficace ed efficiente. Il SISTRI è stato accompagnato da continue e caotiche
modifiche normative che hanno reso sostanzialmente inapplicabili non solo i decreti ministeriali ma anche una parte del testo unico ambientale. Senza un intervento di riordino delle norme attuali nessun progetto, nessun bando, potranno garantire il superamento delle criticità vissute in questi 7 anni;

2) Il SISTRI, tra i suoi molteplici difetti, era basato su strumenti software e hardware
assolutamente incompatibili con l'obiettivo di garantire la tracciabilità dei rifiuti. Questa impostazione va necessariamente superata. Al contempo, è bene evidenziare che questi
strumenti si basavano su un presunto obiettivo di tracciabilità "su strada" che si è dimostrato assolutamente irrealizzabile. Peraltro non è questo che chiede l'Europa.
L'obiettivo da perseguire, per essere realizzabile, deve essere quello di una
informatizzazione degli adempimenti cartacei che, finora, hanno garantito il rispetto delle
disposizioni comunitarie in materia di tracciabilità dei rifiuti;

3) Siamo fortemente convinti che il tema della tracciabilità dei rifiuti, per la sua complessità e
per la sua rilevanza, possa essere gestito efficacemente solo attraverso una piena
condivisione e un pieno coinvolgimento istituzionale. In proposito l’Italia può vantare, in
materia di rifiuti, un'eccellenza riconosciuta sia dal mondo delle imprese sia dalla pubblica
amministrazione: l'Albo gestori ambientali - struttura ministeriale - che da oltre 20 anni
garantisce trasparenza e serietà nella gestione dei rifiuti, con un modello apprezzato e
condiviso con le imprese chiamate ad adempiere. Riteniamo che l'Albo, anche grazie al suo
elevato livello di informatizzazione e integrazione con la PA e con gli organi di controllo, sia
il soggetto che più di tutti possa assicurare una efficace ed efficiente implementazione e
gestione del nuovo sistema di tracciabilità;

4) Il tema dei costi non può e non deve essere sottovalutato. Ogni risorsa sprecata per
l'utilizzo di un sistema inutile qual è stato il SISTRI, penalizza gli investimenti (anche
ambientali) delle imprese. Risorse sottratte all'economia (peraltro negli anni più duri della
crisi) e sottratte alla tutela dell'ambiente. Il nuovo progetto non può compiere questo
stesso errore, deve essere un sistema certamente efficace, ma sostenibile anche da un
punto di vista economico.
Speriamo, con la proposta che abbiamo elaborato e su cui Le chiediamo un confronto, di poter
fornire un contributo utile per favorire una reale tutela dell'ambiente, un tema vitale per le nostre
imprese che nel territorio e nella sostenibilità trovano elementi fondamentali della loro competitività.

Cordiali saluti.

Paolo Agnelli
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Reverse charge, fatturazione elettronica PA e split payment: tris di difficoltà per tutti.

Lorenzin, Vice Presidente Confimi con delega alla semplificazione e ai rapporti con la PA (Confimi): “La norma sul reverse charge va riscritta, lo split payment aggira la direttiva contro i ritardati pagamenti e l’obbligo della conservazione a norma delle fatture elettroniche è una forzatura non necessaria. Tris di difficoltà per tutti”

Roma, 30 marzo 2015 - Costi e difficoltà in aumento per tutti, anche per la Pubblica Amministrazione. Reverse charge, split payment e obbligo di fatturazione elettronica nelle forniture verso la PA aggiungono ulteriori costi impropri a un sistema eccessivamente complesso.

“Disorientare gli onesti e lasciare indifferenti tutti gli altri”. È arrivata venerdì la circolare interpretativa dell’Agenzia delle entrate (la n. 14 del 27 marzo) che “chiarisce il concetto di edificio ma glissa sull’increscioso nodo degli impianti imbullonati” sostiene ancora Lorenzin “e se, per interpretare una norma, non bastano 3 mesi a una struttura super specializzata come la direzione centrale dell’Agenzia delle Entrate, non si può poi pretendere che ci riescano i singoli operatori giornalmente trafelati da problemi e complicazioni insormontabili”

Al via domani inoltre la fatturazione elettronica nei confronti della PA. Dal 31 marzo infatti, tutte le pubbliche amministrazioni potranno ricevere dai loro fornitori solo fatture elettroniche in formato XML. Quello che non convince è che la norma imponga anche ai fornitori di adottare il processo di conservazione sostitutiva a norma di questi documenti.

Non c’è due senza tre e la norma sullo split payment alle imprese rappresentate da Confimi non va proprio giù. Soprattutto in quei settori come edilizia, impiantistica e pulizie dove l’equilibrio finanziario e la sopravvivenza degli operatori è già minata dai rapporti con il privato.                                                                                                                                                                             La disciplina dello split payment infatti obbliga da una parte i fornitori a presentare complesse fatture nel formato elettronico XML, dall’altra raddoppia il lavoro e gli oneri degli uffici stessi introducendo due distinti pagamenti: l’imponibile al fornitore e l’Iva all’Erario. 
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