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Confimi su split payment e reverse charge: “Ancora un colpo alle PMI. Non è così che si agevola la ripresa”

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Roma, 29 gennaio 2015 – Arrivano direttamente dalla Legge di Stabilità e si chiamano split payment e reverse charge (l’art.1, co.629, lett.b interviene nel DPR 633/1972 introducendo il nuovo art. 17-ter e aggiungendo la lettera a-ter al sesto comma dell’art. 17) le soluzioni scelte dallo Stato per limitare l’evasione dell’Iva.

 Entrambe le modifiche sono accomunate dal fatto che il fornitore non riscuote l’Iva: dall’ente pubblico debitore nel caso dello split payment; dai clienti soggetti passivi, nel caso del reverse charge, applicato fino allo scorso dicembre solo  nei subappalti del settore costruzioni, e oggi esteso anche ai servizi di pulizia, installazione di impianti, demolizione e completamento di uffici.

“Di certo non aiuterà le PMI che non vedranno più corrispondersi l’Iva sulle commesse pubbliche eseguite e che avranno un consistente ammanco in cassa fino alla data del rimborso  che si fa sempre più lontano dati i tempi delle PA,” interviene così Fabio Ramaioli direttore generale di Confimi Impresa, la Confederazione dell'Industria Manifatturiera Italiana e dell'Impresa Privata.

La procedura in realtà non sembra neanche confermare l’intenzione del Governo che tra gli obiettivi si era proposto di snellire il lavoro degli operatori della Pubblica Amministrazione con un processo di efficientamento e risparmio anche attraverso la fatturazione elettronica. Nello specifico per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi rese nei confronti della Pubblica Amministrazione, l’IVA dovrà essere da queste versata direttamente all’Erario anziché essere corrisposta alle imprese cedenti i beni o prestatrici dei servizi, raddoppiando, di fatto, l’attività degli uffici.

“Speriamo inoltre che non vi sia seguito alla previsione di estendere il reverse charge anche alle forniture ad altri settori – continua Ramaioli -  perché questo rappresenterebbe una nuova beffa a danno proprio di quei fornitori che dalla direttiva contro i ritardati pagamenti non hanno ancora avuto particolare giovamento. Il nuovo impianto quindi è problematico soprattutto per le imprese strutturalmente a credito d'Iva poiché all'ammanco di cassa dovuto all'Iva non corrisposta, cresce il credito Iva  dato che l'impresa la deve invece corrispondere ai suoi fornitori".

"E non è cosa da poco – conclude Ramaioli -  se pensiamo che per ottenere il rimborso Iva oltre la soglia di 15.000 euro serve addirittura una garanzia fideiussoria oppure (dato che nemmeno quelle sono più facili da ottenere) il visto di conformità da parte di un professionista. Non sono certo queste le misure che possono essere annoverate fra quelle in grado di agevolare la ripresa dell’economia”.

Confimi applaude Carrera che spegne oggi 50 candeline

“È il made in Italy che fa bene all’Italia, un esempio per tutte le piccole e medie industrie  dello stivale, un segnale di ottimismo per le imprese associate, che in un periodo di crisi economica come quello che stiamo vivendo ormai da diversi anni, serve da incoraggiamento”. Così Paolo Agnelli, Presidente nazionale di Confimi Impresa festeggia Carrera, azienda associata a Confimi, che nella giornata di oggi celebra mezzo secolo di attività.

L’azienda, fondata dalla famiglia Tacchella, ha saputo reinventarsi nel tempo. Quando nel 68’ introdusse nella propria collezione il jeans che la resero famosa, l’azienda fu lungimirante, e trasformò il capo nel suo cavallo di battaglia. L’iniziale successo e un’attenzione su tutta la filiera, dai campi di cotone alla lavorazione del prodotto, hanno permesso all’azienda di disegnare il total look degli italiani. Un successo dato anche dal territorio - a cui l’azienda è stata capace di offrire un’alternativa al lavoro nel settore dei marmi - dal valore attribuito alle persone, alla forza e alla forma dell’home made, dell’artigianale. Oggi la Carrera spa è una multinazionale dell’abbigliamento, con 30 store sul territorio nazionale, e un ricavo che, nonostante la crisi economica, nel 2014 è rimasto stabile,  arrivando ad un fatturato di 50 milioni di euro.

Confimi - Agnelli su Sistri "Vergognosa tassazione che va a gravare sulle nostre PMI"

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Agnelli (Confimi) su Sistri: “Vergognosa tassazione che va a gravare sulle nostre PMI”


L’Esecutivo non chieda alle imprese il contributo per un sistema inadeguato e non operativo.

Roma, 27 gennaio – “Il Sistri da troppo tempo vive in un fumus di ambiguità e con assurdi costi di implementazione, sospensione degli adempimenti e malfunzionamenti sempre a carico delle imprese” Così Paolo Agnelli, Presidente di Confimi - la Confederazione dell’Industria Manifatturiera e dell’Impresa Privata - sul nuovo sistema di tracciabilità sui rifiuti gestito a livello informatico.

 “Nessun altro Stato membro della UE - aggiunge Agnelli - ha organizzato un simile impiccio che scarica tutti i costi e nuovi oneri alle imprese obbligate, e francamente non capiamo il perché di questa operazione . E su questo restiamo in attesa di un riscontro alle nostre sollecitazioni da parte del Ministero dell’Ambiente”.

 “Ora ci troviamo al cospetto - continua il Presidente di Confimi - di un  contributo  annuale  che lo Stato ha riconfermato con il Decreto Milleproroghe di fine anno, imponendo alle imprese di pagare  la contribuzione dovuta entro il 1° febbraio p.v. per un servizio che non c'è, per un sistema che non funziona e che non deve e non potrà essere usato almeno fino al 31 dicembre 2015”.

Il Governo infatti non ha modificato la tenuta da parte delle imprese della documentazione SISTRI e dei relativi adempimenti: tutte le imprese dovranno mantenere fino al 31 dicembre 2015 entrambe le documentazioni, sia quella in modalità cartacea – i classici MUD formulari e registro carico e scarico – che quella in modalità informatica.

 “Ci auguriamo che il Governo e il Ministero dell’Ambiente - conclude Agnelli - pongano immediatamente rimedio a questa stortura; le nostre imprese sono abituate a rispettare la legge ma non sopportano più le ingiustizie ai loro danni”

AUSTRALIA, LA NUOVA FRONTIERA DELLE PMI

L'Ambasciatore Mike Rann in visita nella sede di Apindustria Confimi Vicenza

Le Pmi vicentine si sono affacciate con interesse a una nuova frontiera dell'economia internazionale grazie alla visita dell'Ambasciatore d'Australia in Italia, Mike Rann, nella sede di Apindustria Confimi Vicenza. L’illustre ospite è stato accompagnato da William Peasland, investment manager del Consolato australiano di Milano, e Massimo Colomban, noto imprenditore e Console onorario in Italia per il grande paese oltreoceano.
Un Paese che tuttavia appare vicino all'Italia per molti aspetti, vista la presenza di 900 mila connazionali, una lingua italiana che è la terza più parlata e collegamenti sempre più diretti attraverso le migliori compagnie aeree.
Il presidente di Apindustria Vicenza, Flavio Lorenzin, ha parlato all'Ambasciatore del grande peso ricoperto in Italia dalle Pmi, molte delle quali mostrano un'attrazione sempre maggiore per un mercato australiano in costante crescita, che può essere utilizzato anche come un ponte ideale verso l'Asia, una terra con cui l'Australia vanta dei solidi rapporti commerciali.
«Il nostro distretto è caratterizzato da un ampio assortimento di produzioni – ha spiegato Lorenzin – che va dalla costruzione di macchinari ad un orafo ben conosciuto nel mondo, passando per i prestigiosi brand del tessile, mobili in legno ancora in grado di conquistare acquirenti stranieri, un distretto conciario tra i più importanti in Europa e un alimentare in forte sviluppo soprattutto nei prodotti di qualità. Per questo siamo soliti a dire che a Vicenza qualsiasi cosa cerchi, se la cerchi bene, la trovi sempre». Il presidente ha parlato anche del turismo come di un settore su cui si punta molto rispetto al passato, come dimostra l'accordo raggiunto con Expo per fare di Vicenza una tappa lungo la direttrice Milano-Venezia in occasione del grande evento mondiale.
«Anche l'Australia è un paese dominato dalle Pmi e con un'economia diversificata– hanno illustrato Rann e Peasland – che vanta alcune tra le banche più forti al mondo, un lavoro flessibile con poche regole chiare ma precise, e una grande considerazione per l'Italia, perché il prodotto made in Italy è sempre sinonimo di qualità».
A portare una testimonianza sui felici rapporti coltivati con gli amici australiani è stata anche Lucia Faresin, che gestisce insieme al padre Guido l'omonima azienda associata di Apindustria, e lo stesso Massimo Colomban, che con Permasteelesa utilizza la piattaforma australiana anche per interagire con l'Asia: «Lì ci sono spazi enormi – ha sottolineato – soprattutto per chi realizza macchine operatrici o fa design come tante aziende vicentine. L'importante è avere un comportamento corretto, perché gli australiani non perdonano. Per il resto danno tutto, compresa una tassazione che si aggira intorno al 25% e una cultura di stampo anglosassone che unita alla nostra latina può dare risultati sorprendenti».
Il presidente Flavio Lorenzin ha infine consegnato agli ospiti un omaggio ed esaltato quello che è stato un importante approccio verso un mercato sempre più interessante, sostenendo la creazione di partnership a livello locale per riuscire ad attirarlo con più efficacia.

Riforma codice Appalti, le tre priorità di Aniem al Senato: “soft regulation”, sistemi di gara e selezione delle imprese

Piacentini: auspichiamo una svolta storica nella cultura legislativa in materia di appalti volta ad abbandonare la proliferazione e la stratificazione di norme che non hanno contribuito né alla certezza del diritto né all’alleggerimento dei contenziosi e ancor meno alla lotta alla corruzione

“Esprimiamo apprezzamento per i contenuti della legge delega con riferimento in particolare al divieto di introdurre livelli di regolazione superiori a quelli richiesti dalle direttive” dichiara Dino Picentini, Presidente di Aniem l’associazione delle piccole e medie imprese edili manifatturiere che raggruppa circa 8.000 piccole e medie imprese aderenti al sistema Confimi Impresa, al termine dell’Audizione al Senato che si è conclusa pochi minuti fa.

“La volontà di rafforzare la trasparenza e la pubblicità delle gare, anche per rendere più efficace la lotta alla corruzione e la revisione del sistema di qualificazione, sono obiettivi condivisibili, che come Aniem non possiamo non abbracciare”, prosegue Dino Piacentini.

“La nostra Associazione – dichiara il Presidente di Aniem – auspica una svolta storica nella cultura e nell’approccio legislativo in materia di appalti: abbandonare la proliferazione e la stratificazione di norme che non ci sembra abbia contribuito né alla certezza del diritto, né all’alleggerimento dei contenziosi, né alla lotta alla corruzione, per arrivare ad una legislazione che responsabilizzi fortemente gli operatori (imprese, progettisti e stazioni appaltanti) e volta a definire principi, criteri orientativi e norme fondamentali.”

Che prosegue: “Aniem condivide la scelta di valorizzare il sistema dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ma pensiamo che tale sistema possa svolgere appieno le sue potenzialità solo in presenza di determinate caratteristiche ed è per questo che abbiamo elaborato una proposta di disciplina che tende proprio a valorizzare gli elementi tecnico qualitativi ed a rendere trasparente l’utilizzo di questo strumento e che proprio oggi è stata consegnata alla Commissione Lavori Pubblici del Senato.”

Il Presidente di Aniem conclude: “Il terzo elemento che come Aniem abbiamo approfondito nell’audizione di oggi è inerente al sistema di selezione delle imprese, perché riteniamo che l’attuale sistema di qualificazione, fondato sulle Soa, e quindi sulla privatizzazione di questa fondamentale fase valutativa, abbia fallito il suo obiettivo di rendere più efficace la selezione delle imprese.

La degenerazione dovuta alla commercializzazione dell’attività di qualificazione, la ‘staticità del sistema’, la diffusione della compravendita di rami aziendali sono solo alcuni degli elementi che hanno alimentato distorsioni invece di contribuire ad eliminarle.

Oggi abbiamo un sistema oneroso, scarsamente trasparente, eccessivamente burocratizzato, lontano dall’Europa e dalle prassi utilizzate in tutti i mercati internazionali.

Aniem propone un sistema più flessibile, dinamico, più rapportabile alla specificità delle opere messe in gara, diversificato in rapporto alla rilevanza economica.

In particolare proponiamo che:

- per gli appalti di lavori di importo inferiore ai 500.000 Euro si lasci ampia discrezionalità nella valutazione dei requisiti tecnico-economici alla stazione appaltante: tale potere discrezionale sarà tuttavia condizionato dal vincolo assoluto del rispetto del prezzo e della tempistica stabilita nel contratto con conseguente responsabilizzazione dell’impresa e del legale rappresentante dell’ente appaltante

- per gli appalti di importo superiore, i requisiti tecnico-economici saranno valutati dalla stazione appaltante in relazione con la previsione di requisiti più selettivi anche in rapporto alla specificità dell’opera appaltata”.





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