Scatta l’obbligo di indicare in etichetta l’origine per pelati, polpe, concentrato e degli altri derivati del pomodoro per smascherare l’inganno dei prodotti coltivati all’estero ed importati per essere spacciati come italiani. E' infatti scaduto il termine di 120 giorni previsto perl’entrata in vigore del decreto interministeriale per l’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro.
“Prodotto di montagna”: una dicitura e un apposito regime di qualità, ora anche un marchio ad hoc, per valorizzare i cibi le cui filiere si radicano nelle aree montane. Un logo verde, due montagne stilizzate, riservato agli alimenti realizzati in montagna a partire da materie prime che provengano dalle zone montane.
Sono state approvate dal Comitato di gestione della Commissione Europea, eccezionali misure di sostegno del mercato nei settori delle uova e delle carni di pollame in Italia, colpiti nel 2016 dall'influenza aviaria. Il provvedimento, frutto dell'intensa attività della delegazione italiana, prevede lo stanziamento di 11,1 Milioni di euro, a cui si aggiungerà una pari cifra a carico del bilancio nazionale, a favore delle aziende che hanno subito danni indiretti dovuti a provvedimenti sanitari di restrizione alle movimentazioni degli animali e delle merci, fino alla data del 28 settembre 2017.
Il 9 maggio 2018 è entrato in vigore il D.Lgs. 231/2017che adegua la normativa nazionale e sanziona la violazione delle disposizioni previste dal Regolamento UE 1169/2011, volto ad assicurare una adeguata informazione sugli alimenti ai consumatori. Per ottenere un elevato livello di tutela della salute e garantire scelte alimentari consapevoli e maggiormente corrispondenti alle proprie esigenze, l’Unione Europea, in sostanza, ha imposto agli operatori del settore alimentare di fornire tutte le informazioni individuate come obbligatorie.
“Ciò che non si misura, non si migliora”. E’ con questo semplice ma importantissimo concetto che opera l’Agricoltura 4.0, ovvero l’insieme degli strumenti tecnologici interconnessi, dai droni ai sensori, dal blockchain ai Big Data, dai software di elaborazione a tutto l’universo dell’Internet of Things, che renderanno l’agricoltura, che mai come in questo periodo attrae i giovani, sempre più digitale e dunque sicura, sostenibile e produttiva, migliorando la qualità dei prodotti e le condizioni di lavoro.
In uno scenario di mercato poco favorevole agli scambi commerciali internazionali, l’agroalimentare italiano continua la sua corsa nelle esportazioni, mettendo a segno una crescita nei primi 5 mesi dell’anno pari al +3,5%, una tra le performance più alte se confrontate con i diretti competitor - solo la Francia cresce di più (+4%) - mentre la Germania non va oltre il +1%, la Spagna arretra dell’1%, Usa -8%. Merito di dinamiche di crescita non solo nei mercati tradizionali (Ue e Nord America, dove i prodotti italiani “sovraperformano” la variazione media delle importazioni) ma anche in quelli “emergenti” dell’Est Europa. È il caso della Polonia, le cui importazioni di Food&Beverage dall’Italia sono aumentate negli ultimi cinque anni di oltre il 46%, grazie anche ad un consumatore locale che ha potuto godere di un maggior livello di benessere e che in prospettiva dovrebbe veder crescere ancora i propri redditi (+18% le previsioni di aumento del pil pro-capite in Polonia nel prossimo quinquennio). Tra inasprimento dei dazi, ritorno al protezionismo, accordi di libero scambio non ratificati e la Brexit alle porte, l’export agroalimentare dell’Italia in questo (quasi) primo giro di boa del 2018 continua a correre mettendo a segno un +3,5% rispetto all’anno precedente (gennaio-maggio 2018 su stesso periodo 2017 a valore).